Ventinovesima domenica in tempo ordinario – Anno A
Posté par diaconos le 12 octobre 2020
Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
A quel tempo, i farisei andarono al concilio per intrappolare Gesù facendogli parlare. Gli mandarono i loro discepoli, accompagnati dai seguaci di Erode : « Maestro », gli dissero, « sappiamo che tu sei sempre vero, e che insegni la via di Dio nella verità ; non ti lasci influenzare da nessuno, perché non consideri le persone secondo il loro aspetto ».
Allora ci dia la sua opinione : è ammissibile, sì o no, pagare le tasse a Cesare, l’imperatore ? » Conoscendo la loro perversione, Gesù disse : « Ipocriti, perché volete mettermi alla prova ? Mostrami i soldi delle tasse. » Gli presentarono una moneta da un denario. Egli disse loro : « Questa figura e questa iscrizione, di chi sono ? Hanno detto : « Di Cesare ». Poi disse loro : « Date dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio ». » (Mt 22, 15-21)
Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio
Quest’ultima replica del Vangelo di oggi è famosa, è una delle frasi più conosciute di Gesù, la più importante, e anche la più difficile perché pone tutto il problema del rapporto tra Stato e Chiesa, cristiani e politica, potere e libertà di coscienza.
Per l’Antico Testamento, tutto il potere viene da Dio. Abbiamo sentito nella prima lettura del libro di Isaia che il re Ciro è stato unto da Dio per compiere l’opera divina senza conoscerlo (Is 45,1-6). San Paolo, applicando lo stesso principio, chiese ai primi cristiani di sottomettersi alle autorità civili (Rm 13, 1.7).
« È ammissibile, sì o no, pagare le tasse all’imperatore ? « Ma Gesù, conoscendo la loro perversione, rispose : « Ipocriti ! Perché mi stai tendendo una trappola? Mostrami i soldi delle tasse. » Questo passo ci dice che né Gesù né i suoi discepoli avevano questi soldi con sé, mentre i farisei, che si suppone si opponessero a Roma, li avevano.
« Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio. » Quando Gesù ha rimandato a Cesare ciò che gli apparteneva e a Dio ciò che gli apparteneva, ci ha dato la vera lezione di questo episodio. C’era qualcos’altro da fare che non era discutere tra di noi sulle tasse.
Date all’imperatore gli onori che gli spettano, soprattutto la tassa. Per quanto riguarda l’iscrizione sulle monete, che ha fatto dell’imperatore un dio : venerare solo Dio. Durante tutta la sua vita pubblica, Gesù non ha mai smesso di dirlo. Creando a immagine di Dio, siamo destinati a condividere la sua vita. Ogni persona merita rispetto assoluto perché il suo destino è divino.
Il Dio in cui credo si rivela nel volto di Gesù Cristo. Non si impone con nessuna formula. Si chiede con noi : « Chi sono io per voi ? Egli è relazione, dono e perdono. Lui è uno e lui ne ha tre. Egli è comunità e reciprocità. È amore. »
L’unica cosa che conta, la cosa più importante, è porsi davanti alla predicazione di Gesù, a favore o contro Dio, aperto o chiuso al suo Regno. La realtà della terra, che sia stata governata da Cesare o da qualcun altro, svanisce per far posto al nuovo Regno. Attraverso il battesimo, il cristiano è cittadino del Cielo, e solo Dio vi regna, non attraverso le tasse, ma attraverso la sua grazia di luce e di amore.
Siamo determinati ad appartenere a Dio tanto quanto questo denario apparteneva all’imperatore Tiberio? Questa è la conversione che Gesù si aspetta da tutti noi. Questo episodio ci ricorda la nostra totale dipendenza da Dio. Non si tratta di fare degli dei a nostra immagine, soprattutto del denaro, ma di scoprire che l’unica immagine di Gesù siamo noi. Che la nostra preoccupazione per il nostro benessere non ci faccia dimenticare quella degli altri !
Oggi è la Domenica della Missione Mondiale… . Cristo ci chiama a mandarci come testimoni dell’amore di Dio per tutti gli uomini. Questa domenica è diventata la « Domenica della Missione », dove si ricorda la nostra missione. Per il mondo dobbiamo essere comunità radiose. Siamo veramente una testimonianza forte quando, come i Tessalonicesi, abbiamo una fede attiva, una carità che si dona, una speranza che tiene salda. (2a lettura)
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Michel Houyoux, diacono permanente
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