Rallegratevi e rallegratevi, perché la vostra ricompensa è grande in cielo
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
In quel momento, vedendo la folla, Gesù salì sulla montagna. Si sedette e i suoi discepoli si avvicinarono a lui. Poi, aprendo la bocca, ha insegnato loro. Diceva : « Beati i poveri di cuore, perché di loro è il regno dei cieli ». Beati coloro che piangono, perché saranno confortati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati coloro che sono perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi che siete insultati e perseguitati e dite ogni sorta di male contro di voi falsamente, per amor mio. Rallegratevi e rallegratevi, perché la vostra ricompensa è grande in cielo. « (Mt 5, 1-12a)
L’insegnamento di Cristo
Gesù, salito su un altopiano sulla montagna, cominciò a insegnare alle folle che si allineavano intorno a lui. In otto beatitudini proclamava la felicità e indicava le qualità delle persone che avrebbero condiviso il regno di entrambi. In primo luogo coloro che bramano i beni spirituali di questo regno: coloro che sono poveri in spirito, che la loro umiltà mette in possesso del regno; coloro che piangono e che troveranno consolazione ; o quelli che possiedono le disposizioni e sono nella condizione dei membri del regno: i misericordiosi, che otterranno misericordia; quelli che sono puri di cuore e vedranno Dio; quelli che portano la pace e saranno chiamati figli di Dio; quelli che sono perseguitati per la giustizia e la cui ricompensa sarà grande.
La vocazione dei figli del regno è di essere il sale della terra, che non deve mai perdere il suo sapore, la luce del mondo, che non deve mai essere nascosta. La luce del mondo non deve mai essere nascosta. Che questa luce risplenda dunque alla gloria di Dio !
Le folle erano quelle che Matteo descriveva nel quarto capitolo, che, attratte dalle guarigioni che Gesù compì e dalla potenza della sua parola, lo seguirono da tutte le zone circostanti, anche da Gerusalemme e dalla Giudea. Le guarigioni e gli atti miracolosi di cui sono stati testimoni li hanno preparati alle parole stupefacenti che hanno sentito.
Come avrebbero potuto pensare felici coloro che l’esperienza e il buon senso proclamano infelici se non avessero contemplato le meravigliose liberazioni che Gesù aveva in serbo per loro? La montagna, nonostante l’articolo, non designa un’altura particolare, ma in generale l’altezza, al contrario della pianura. Così gli abitanti delle valli dicevano: andate in montagna, senza indicare un punto particolare del luogo.
La tradizione era più precisa degli evangelist ; essa colloca la Montagna delle Beatitudini non lontano dalla città di Tiberiade, situata sul bordo del lago omonimo. Dietro la montagna che domina Tiberiade c’è un ampio altopiano, che digrada dolcemente verso l’alto sul fianco di una roccia che ne costituisce la vetta. Fu su questa roccia che Gesù trascorse la notte in preghiera e all’alba chiamò i suoi discepoli e scelse i suoi apostoli.
Poi scese accanto alla folla che lo aspettava sull’altopiano, e da lì insegnò alla gente. Secondo Matteo, Gesù discese, e fu in una pianura che fece il suo discorso. Secondo Matthew, è salito su una montagna con la gente. Luca ha riportato un altro dettaglio: Gesù è salito prima in cima e poi è sceso verso l’altopiano.
Ai piedi di una roccia, in cima all’altopiano, c’era una piccola piattaforma, una specie di pulpito naturale, da cui era facile vedere e sentire una grande moltitudine. È da lì che Gesù ha dato il suo insegnamento. Questo discorso esponeva i principi spirituali e sublimi del regno che Gesù aveva appena fondato, e non poteva essere compreso da tutti, né poteva essere praticato se non da coloro che erano animati dallo spirito di quel regno; ma Gesù parlava e insegnava in vista del futuro.
La sua parola è stata una rivelazione, e quando la sua opera sarà terminata, quella parola diventerà luce e vita nel cuore dei suoi redenti. « Aprire la bocca », è un ebraico che indica la solennità dell’azione, la santa libertà di parola: « Pregate per me affinché, quando apro la bocca, mi sia data la parola per far conoscere con sicurezza il mistero del Vangelo ». (Efesini 6, 19)
Qui l’evangelista fa brillantemente una prefazione per mostrare come Gesù si prepara a predicare: sale su un monte, si siede, apre la bocca; è per far sentire la serietà della sua azione. – Lutero
Il modo in cui Matteo ha introdotto questa predicazione ha mostrato che egli ha riportato un discorso solenne e prolungato di Gesù. E non era nella natura delle cose che Gesù, mentre guariva i malati e confortava gli afflitti, esponeva alle moltitudini che lo seguivano i grandi ed eterni principi morali del suo regno ? Lo faceva con quella libertà di ritmo che permetteva un’istruzione improvvisata che scaturiva dalla fonte, ma che, nel suo insieme, non mancava di una grande unità.
Così inizia il Salvatore. Questo è un ingresso bello, dolce e amorevole nella sua dottrina e nella sua predicazione. Egli non procede, come Mosè o un dottore della legge, con ordini, minacce e terrori, ma nel modo più affettuoso, il più adatto ad attrarre i cuori, e con graziose promesse. (Lutero)
Questo amore, però, ha una profonda serietà, per coloro che Gesù ha dichiarato felici erano molto infelici agli occhi del mondo. Erano felici solo per la promessa che accompagna e motiva ciascuna di queste dichiarazioni. I poveri in spirito sono coloro che si sentono poveri nella loro vita interiore, moralmente e spiritualmente poveri, e che quindi desiderano ricevere le vere ricchezze dell’anima.
Lo spirito designa la facoltà con cui si entra in relazione con Dio e si realizza la vita morale : « Vegliate e pregate, affinché non cada in tentazione; lo spirito è volenteroso, ma la carne è debole. « (Mt 26, 41) Questo sentimento di povertà davanti a Dio non è ancora pentimento, ma una profonda, dolorosa umiltà che porta ad esso (confronta: « Perché così dice l’Altissimo, la cui dimora è eterna e il cui nome è santo: Io dimoro in luoghi elevati e in santità; ma sono con l’uomo contrito e umile, per ravvivare gli spiriti umili, per ravvivare i cuori contrari ». (Is 57, 15)
« I poveri in spirito sono tutti coloro che hanno uno spirito distaccato dai beni della terra » (Gobbo), ed ha aggiunto : « O Signore! Io vi do tutto: rinuncio a tutto per avere una parte in questo regno! Mi spoglio del cuore e dello spirito, e quando vi piace spogliarmi, mi sottometto ad esso » (Meditazioni sul Vangelo) ».
Così intesa, la prima beatitudine di Matteo corrisponde esattamente alla prima beatitudine di Luca e non ha un significato quasi identico a quello della quarta beatitudine: « Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia ». Che la povertà spirituale o la povertà temporale, l’umiltà o il distacco, o entrambi allo stesso tempo, ha una tale situazione risponde alla promessa o piuttosto all’affermazione positiva e reale: perché per loro è il regno dei cieli.
Chi è in lutto, o è in lutto, la tristezza non si applica esclusivamente a chi piange per i propri peccati: in questi afflitti c’è il sentimento umiliante della loro povertà morale, la loro tristezza produce pentimento alla salvezza: « Infatti, la tristezza secondo Dio produce pentimento alla salvezza da cui non ci si pente mai, mentre la tristezza del mondo produce morte ». (2 Corinzi 7-10) Così saranno consolati, perché questo dolore li conduce alla fonte del perdono, della pace e della vita.
Come avrebbero potuto credere felici coloro che l’esperienza e il buon senso proclamano infelici, se non avessero contemplato le meravigliose liberazioni che Gesù aveva in serbo per loro? La montagna, nonostante l’articolo, non designa un’altura particolare, ma in generale l’altezza, al contrario della pianura. Così gli abitanti delle valli dicevano: andate in montagna, senza indicare un punto particolare del luogo.
La tradizione era più precisa degli evangelisti; essa colloca la Montagna delle Beatitudini non lontano dalla città di Tiberiade, situata sul bordo del lago omonimo. Dietro la montagna che domina Tiberiade c’è un ampio altopiano, che digrada dolcemente verso l’alto sul fianco di una roccia che ne costituisce la vetta. Fu su questa roccia che Gesù trascorse la notte in preghiera e all’alba chiamò i suoi discepoli e scelse i suoi apostoli.
Poi scese accanto alla folla che lo aspettava sull’altopiano, e da lì insegnò alla gente. Secondo Matteo, Gesù discese, e fu in una pianura che fece il suo discorso. Secondo Matthew, è salito su una montagna con la gente. Luca ha riportato un altro dettaglio: Gesù è salito prima in cima e poi è sceso verso l’altopiano. Tale è il doppio pensiero che lega questa beatitudine alle precedenti.
Ad essi è legata anche la considerazione che coloro che Gesù ha chiamato alla felicità dei suoi discepoli avranno ancora bisogno di ottenere misericordia nel giorno del giudizio supremo, perché, pur essendo sicuri del regno dei cieli, pur essendo confortati e pieni di giustizia, rimarranno nella loro vita molte carenze e imperfezioni da coprire. Egli sarà perdonato e avrà pietà di loro come loro hanno avuto pietà.
Il cuore è, secondo la Scrittura, l’organo della vita morale. Essere puri di cuore è, in contrapposizione alle opere esteriori, essere liberi da ogni contaminazioni, falsità, ingiustizia e malizia in questo intimo centro di pensieri e sentimenti. Questo non è lo stato morale dell’uomo : « Perché è dal cuore che nascono i pensieri malvagi: omicidi, adulterio, cattiva condotta, furto, falsa testimonianza, diffamazione » (Mt 15,19).
Come raggiungerà questa purezza? Dopo che Gesù ha completato la sua opera di redenzione. Poiché ogni promessa soddisfa perfettamente la disposizione descritta in ciascuna di queste beatitudini, coloro che sono puri di cuore sono felici, perché vedranno Dio. Vivranno cioè nella Sua comunione, e un giorno lo vedranno subito nella bellezza suprema delle sue perfezioni, fonte inesauribile di beatitudine celeste.
Quelli che fanno la pace. Coloro che non sono solo loro stessi pacifici, ma che, avendo trovato la pace, si sforzano di procurarla agli altri e di ripristinarla tra gli uomini dove è turbata. Sono felici, perché saranno chiamati da quel dolce e glorioso titolo: figli di Dio. Questo titolo esprime una realtà profonda; poiché, poiché questi figli di Dio portano la pace, hanno una somiglianza con il loro Padre, che è il Dio della pace.
A causa della giustizia non è quindi diverso da quell’altro termine: a causa mia. Cristo è il rappresentante, il possessore, il dispensatore di giustizia. Coloro che sono perseguitati a causa di Gesù sono felici, perché per loro è il regno dei cieli. Nell’ottava beatitudine, Gesù è tornato alla prima, concludendo così un ciclo armonico di esperienze e promesse. I primi quattro sono per coloro che sono alla ricerca dei loro bisogni più profondi, gli ultimi quattro sono per coloro che hanno trovato e sono già attivi nel Regno di Dio.
Ogni promessa, fonte di felicità (felice!), rispondendo esattamente e abbondantemente ad ogni stato d’animo descritto, fa risplendere un raggio della gloria del regno dei cieli: agli afflitti, alla consolazione; ai miti, possesso della terra; agli affamati, alla sazietà; ai misericordiosi, alla misericordia; ai puri di cuore, alla vista di Dio; a coloro che portano la pace, il bel titolo di figli di Dio. Ma nella prima e ultima beatitudine, Gesù, che è il Maestro del regno dei cieli, la dispensa interamente ai poveri e ai perseguitati; e solo lì parla, non nel futuro, ma nel presente: questo regno è il loro.
La ricompensa, che non indebolisce in alcun modo la verità della salvezza per grazia, per fede, è grande in proporzione alla fedeltà e all’amore con cui i discepoli di Gesù hanno sofferto per Lui. Tuttavia, nessun cristiano cerca questa ricompensa se non Dio e la felicità di servirlo, senza la quale perderebbe ciò che lo rende grande e gentile. Gesù mostrò ai suoi seguaci perseguitati un motivo di gioia nel pensiero perché avevano questa somiglianza con i profeti che li precedettero : « Ed Elia disse al popolo: ‘Sono rimasto solo dei profeti del Signore, e ci sono quattrocentocinquanta profeti di Baal’ ». (1 R 18, 22)
Il diacono Michel Houyoux
Potete scrivere un commento, relativo a questo articolo, nel riquadro sotto questo articolo
Complementare
◊ Deacon Michel Houyoux : clicca qui per leggere l’articolo → La solennità di tutti i santi-Solennità
Link ad altri siti web cristiani
◊ Qumran : clicca per leggere l’articolo → Testi – Ricerca parole: festa di tutti i santi – QUMRAN
◊ Vatican : clicca per leggere l’articolo → Solennità di Ognissanti, la festa del cielo
♥ Solennità di tutti i Santi