Sesta Domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Posté par diaconos le 9 février 2021
Lo faccio ! Sii purificato !
# Guarire un lebbroso è uno dei miracoli attribuiti a Gesù Cristo. È citato nei tre vangeli sinottici: Mt 8,1-4, Mc 1,40-45 e Lc 5,12-16. Questa guarigione si riferisce al perdono delle colpe. Si conclude con l’obbligo del segreto messianico. Tzaraat è un male che può colpire la carne, i vestiti e le mura di una persona, designandola come impura agli occhi della comunità di Israele e che si verifica come risultato di una trasgressione. La persona affetta da tzaraat è chiamata metzora.
È possibile purificarsi dalla Tza’arat praticando un Korban. In questo caso, si applica la cerimonia di cui al Levitico 14. Non ci si può presentare al tempio se si è affetti da Tza’arat. In Matteo 8:2-3, la tza’arat è menzionata, ma nella traduzione inglese è tradotta come « lebbra »: « Ed ecco, un lebbroso (tza’arat) venne e si prostrò davanti a lui, e disse: « Signore, se vuoi, tu puoi rendermi puro ». Gesù stese la mano, lo toccò e disse: « Lo voglio; sii pulito ». Immediatamente fu purificato dalla sua lebbra (tza’arat). Dopo la purificazione della persona con tza’arat, essa poteva tornare al Tempio e fare il sacrificio indicato nel Levitico per la purificazione della tza’arat.
Nella Scrittura, la lebbra è una malattia legata simbolicamente alla calunnia (Num 12), a un cattivo rapporto con la lingua, ci viene presentata come la ferita e il simbolo del male che rode l’uomo. Per un ebreo, la lebbra era una punizione di Dio, una malattia che spaventava e temeva. Non è la lebbra in sé che dovrebbe tenere la nostra meditazione oggi, ma piuttosto ciò che è in gioco nell’incontro di Gesù con il lebbroso. La sofferenza, la fede, la richiesta del malato che viene ad incontrare colui che è la vita !
Oggi la lebbra non manca, che sia fisica, psicologica, sociale o morale. Colpiscono le persone, dalle più povere alle più ricche, in ogni continente. Sappiamo come riconoscerli ? Sappiamo se soffriamo della malattia che corrompe il corpo, il cuore o la mente ? La lebbra del cuore è il peccato che ci allontana dalla relazione di fiducia che dovremmo avere con Dio e con il nostro prossimo, e il Vangelo di oggi ci invita ad affrontare tutto ciò che distrugge la vita : la nostra, quella degli altri o delle nostre comunità. Chi può pretendere di essere risparmiato ?
Prendiamoci quindi il tempo di guardare il lebbroso e di lasciarci interrogare da ogni suo gesto. La supplica di questo lebbroso mostra la fiducia che ha in Gesù. Ci sono situazioni in cui l’unico aiuto è questo grido a Dio: « Signore, se vuoi, puoi salvarmi! « Di fronte alla lebbra di oggi, avremo il passo del salmista, che si rivolge a Dio per gridare la sua sofferenza : « Signore, ascolta la mia preghiera: che il mio grido ti raggiunga! Non nascondermi il tuo volto nel giorno in cui sono in difficoltà » (Sal 101,2-3a).
Certi di essere ascoltati da Dio, supplichiamolo di farci avvicinare per vedere il suo volto, affidiamogli la nostra rovina, la nostra angoscia, e allo stesso tempo ripetiamogli la nostra convinzione : « Tu sei qui per sempre, tu guardi la terra che ami, tu ascolti le grida dei prigionieri, tu liberi quelli che dovevano morire » (Sal 101,13a.21).
Avendo pietà di quest’uomo, Gesù stese la mano e lo toccò, sfidando i precetti del suo popolo e della sua religione. Nessuno prima di lui lo aveva toccato o baciato. Quando qualcuno si avvicinava a un lebbroso, questi gridava « Impuro! Poco pulito! « Gesù, toccando questo lebbroso, ha osato rompere il tabù. Ha detto: « Lo voglio! Sii purificato ! »
Gesù salva con un gesto, una parola: questo è il principio stesso di ogni sacramento. In questo tempo d’inverno, in questi tempi difficili di esclusione, pandemie, violenza, siamo pronti a guardare i lebbrosi nella nostra società, qui a casa, ma anche in molti paesi ? La preghiera, la meditazione e la compassione sono un passo essenziale nella nostra vita cristiana.
Dobbiamo agire, seguendo l’esempio di San Paolo che ci invita a prenderlo come modello : « Fate come me: in ogni circostanza cerco di adattarmi a tutti; non cerco il mio interesse, ma quello della moltitudine degli uomini, perché siano salvati. Prendete me come modello; il mio modello personale è Cristo. » (2a lettura)
Diacono Michel Houyoux
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