Seconda domenica di Quaresima – Anno B
Posté par diaconos le 22 février 2021
Questo è il mio amato Figlio
# La Via Lucis (dal latino, Via della Luce) è un ritoliturgico–devozionalecattolico, nel quale si ricordano e si celebrano gli eventi della vita di Cristo e della Chiesa nascente dalla risurrezione di Gesù alla Pentecoste. Riportiamo la testimonianza della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti : «Attraverso il pio esercizio della Via lucis, i fedeli ricordano l’evento centrale della fede – la Risurrezione di Cristo – e la loro condizione di discepoli che nel Battesimo, sacramento pasquale, sono passati dalle tenebre del peccato alla luce della grazia.» (Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, Direttorio su Pietà popolare e Liturgia. Principi e orientamenti, 153)
«La meditazione orante dei misteri gloriosi del Signore – gli eventi compresi tra la Risurrezione e la Pentecoste — ci insegna a camminare nel mondo da « figli della luce », testimoni del Risort. » La Via Lucis […] è uno stimolo per instaurare una cultura della vita, una cultura cioè aperta alle attese della speranza e alle certezze della fede. (idem)È uso recitare la Via Lucis nel Tempo di Pasqua (ovvero proprio nel periodo dell’anno liturgico che celebra quegli eventi di cui questa liturgia fa memoria).
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo San Marco
In quel momento Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li condusse da soli su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro. Le sue vesti divennero così splendenti, così bianche che nessuno sulla terra può ottenere un tale candore. Ed Elia apparve loro insieme a Mosè, e tutti e due parlarono con Gesù. Allora Pietro parlò e disse a Gesù : « Rabbi, è bene che siamo qui! Facciamo dunque tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia. »
Infatti, Pietro non sapeva cosa dire, tanto era grande la loro paura. Venne una nuvola e li coprì con la sua ombra, e dalla nuvola si udì una voce: « Questo è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo! « Improvvisamente, guardandosi intorno, videro solo Gesù solo con loro. Scesero dal monte e Gesù ordinò loro di non dire a nessuno ciò che avevano visto finché il Figlio dell’Uomo non fosse risorto dai morti. Ed essi si aggrapparono a queste parole, chiedendosi tra di loro cosa significasse essere risuscitati dai morti. (Mc 9,2-10)
Luce di Cristo
Quando qualcuno ci sorride, la sua faccia cambia. È bello da vedere! Come può non piacerci far sorridere gli altri? Si instaura allora una complicità, una comunione, libera e vera, fa intravedere la felicità. Gesù è trasfigurato e i discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni vedono Gesù: la sua luce interiore, il suo amore infinito, non cessa di sgorgare dal suo cuore… Il suo corpo ne è irradiato. Gesù, sul monte, non era illuminato dall’esterno da una luce, era lui, nel suo corpo, ad essere Luce.
Cos’è questa luce ? È il mistero stesso di Gesù. Elia e Mosè appaiono nella luce. Sono lì per confermare agli apostoli la persona e l’opera di Gesù ? La straordinaria luce di Cristo e la presenza delle più alte figure della storia d’Israele danno ai discepoli una felicità prodigiosa. Allora capiamo l’esclamazione di Pietro : « Rabbi, è bene che siamo qui. » Vogliono costruire tre tende… una gioia prodigiosa davanti al progetto di Dio che ora sta per finire. (Mc 9, 5)
La trasfigurazione del Signore fa parte della Buona Novella. Quando l’amore regna, trasfigura gli esseri. L’amore attinto da Dio fiorisce e stimola. D’altra parte, senza amore o invasi dalla passione, le persone diventano rapidamente dominate dalla gelosia, dall’avidità e dall’insoddisfazione cronica. La passione indurisce, acceca e offusca gli occhi. Uno sguardo che diventa offensivo e umiliante, uno sguardo che distrugge !
L’evangelista nota che « non sapeva cosa dire, tanto era grande la loro paura ». Felicità o paura? Davanti al mistero di Dio, ci sono effettivamente questi due sentimenti. Felicità di capire, felicità di scoprire, felicità di ricevere ciò che è nel cuore del mistero di Dio. La paura, tuttavia, rimane. Pietro non capisce molto in questo momento straordinario; è un testimone che non inventa nulla.
Scriverà più tardi: « Queste non sono favole inventate… noi lo abbiamo visto in tutto il suo splendore, quando lo abbiamo visto sul santo monte… noi stessi abbiamo sentito questa voce che veniva dal cielo, quando eravamo con lui sul santo monte: Questo è il mio figlio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto » (2a lettera di Pietro, capitolo 2, versetti 16-18). Questo è il cuore della personalità di Gesù, questo è il motivo di questa irradiazione di tutto se stesso, la fonte di vita del suo essere: Gesù è amato da suo Padre, è suo Figlio, il suo amato.
La Trasfigurazione finisce con una raccomandazione : non dire nulla prima della Resurrezione. Gesù annuncia così che questo amore che lo unisce a suo Padre sarà veramente ascoltato e compreso solo quando la croce sarà stata vista. Allora tutti potranno sentire, ascoltare e ricevere il mistero eterno dell’amore di Dio per tutti gli uomini.
Nota Non sappiamo quasi nulla della vita dell’apostolo Pietro dal Concilio di Gerusalemme nel 49 d.C. (vedi: Atti degli Apostoli al capitolo 15), fino a quando scrisse questa lettera da Roma, verso il 64 d.C., poco prima della sua morte.
Diacono Michel Houyoux
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