Quattordicesima domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Posté par diaconos le 29 juin 2021

N'est-il pas le charpentier, le fils de Marie ? | Don Bosco Salesian Portal

Non è forse il figlio del falegname ?

# Giuseppe è un personaggio ebreo che appare per la prima volta nel Vangelo secondo Matteo e nel Vangelo secondo Luca: si tratta di brani aggiunti probabilmente più tardi e chiamati i vangeli dell’infanzia di Gesù (Mt 1,18 e Lc 2,3). Giuseppe appare anche in un testo più tardo, il Protevangelo di Giacomo, composto a metà del secondo secolo; questa versione è incompatibile in alcuni aspetti con quella dei Vangeli canonici.

Secondo i Vangeli sinottici, e poi secondo gli autori cristiani e soprattutto i Padri della Chiesa, Giuseppe è un lontano discendente di Abramo e del re Davide (Mt 1, 1-17) della tribù di Giuda. Era fidanzato con Maria quando lei rimase incinta per azione dello Spirito Santo. Poi sposa Maria e, accettando il bambino, diventa il padre adottivo di Gesù, che appartiene così alla sua stirpe, quella di Davide.

I Vangeli sinottici insistono su questo punto, perché per loro Gesù è « il Messia figlio di Davide ». Giuseppe è presentato come un « uomo giusto » che ha accettato Maria e il suo bambino seguendo il messaggio dell’Angelo del Signore (Dio). Testi ebraici controversi come i passaggi censurati del Talmud o le Toledot Yeshu presentano Gesù come nato fuori dal matrimonio.

In Mt 13, 55 si dice che Giuseppe è un « falegname », anche se non è chiaro se questo termine sia da prendere nel suo senso originale o come « uomo saggio ». Giuseppe è menzionato per l’ultima volta durante il pellegrinaggio della famiglia a Gerusalemme quando Gesù, all’età di dodici anni, viene trovato nel Tempio (Lc 2,41-50).

La tradizione cristiana e alcuni critici storici hanno dedotto che morì prima che Gesù entrasse nella vita pubblica. Giuseppe è chiamato « Giuseppe il promesso sposo (di Maria) » nella tradizione ortodossa o più generalmente « San Giuseppe ». È diventato una figura della tradizione cristiana. Il mese di marzo è dedicato a lui, specialmente il 19 marzo quando viene celebrato da tutta la Chiesa cattolica.

Il 1° maggio è dedicato a San Giuseppe, il lavoratore. La Chiesa cattolica riprende una tradizione orale, legata a Girolamo di Stridone, che racconta che Giuseppe si era dedicato a Dio prima di conoscere la Vergine Maria, e spiega così che i termini « fratelli e sorelle » di Gesù citati nei Vangeli sono da intendersi come cugini stretti per sangue, affetto e relazione, secondo l’uso di queste parole.

La Chiesa ortodossa insegna che Giuseppe era vedovo quando si fidanzò con Maria; si dice che abbia avuto figli dal suo primo matrimonio, compreso Giacomo il Giusto. Questa tradizione si basa sul Vangelo di Giacomo, dove si dice che Maria è consacrata al Signore dai suoi genitori (Protev. Giacomo 4,1) e che un sacerdote ordina a Giuseppe di sposarla, nonostante la sua riluttanza: « Io ho dei figli, sono un uomo vecchio, e lei è una ragazza molto giovane. Non diventerò forse lo zimbello dei figli d’Israele ?  » (Proverbi 9, 1-2).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo San Marco

 In quel periodo Gesù andò nella sua città natale e i suoi discepoli lo seguirono.  Di sabato cominciò a insegnare nella sinagoga. Molti di quelli che lo ascoltavano erano stupiti e dicevano: « Da dove viene questo?  Cos’è questa saggezza che gli è stata data, e questi grandi miracoli che sono fatti dalle sue mani?  Non è forse il falegname, il figlio di Maria e il fratello di Giacomo, Jose, Giuda e Simone ?

Le sue sorelle non sono qui con noi? « Ed erano profondamente scioccati da lui. Gesù disse loro: « Un profeta non è disprezzato se non nel suo paese, nella sua famiglia e nella sua casa. « E lì non poteva fare alcun miracolo; guariva solo alcuni malati imponendo loro le mani. Ed era sorpreso dalla loro mancanza di fede. Poi Gesù andò in giro a insegnare nei villaggi circostanti. (Mc 6, 1-6)

Gesù di Nazareth

Nella prima lettura, il profeta Ezechiele è stato chiamato dal Signore a far rivelare la Parola di Dio nella sua potenza. Ma viene avvertito in anticipo che si troverà di fronte a una covata ribelle: Ho sentito il Signore che mi parlava, dicendo : « Figlio dell’uomo, io ti mando dai figli d’Israele, da questo popolo ribelle che si è ribellato a me.  » (Ez 2, 2)

Nella seconda lettura, anche San Paolo fece questa scoperta che cambiò completamente la sua vita. Le debolezze dell’apostolo servono solo per evidenziare la forza di Dio all’opera in lui. Come tutti i profeti, divenne totalmente dipendente dalla Parola di Dio. Il suo triste fallimento ad Atene non gli impedì di scrivere ai Corinzi : « Accetto debolezze, insulti, costrizioni, persecuzioni e situazioni penose con tutto il cuore per Cristo. Perché quando sono debole, allora sono forte.  » (2 Co 12, 10)

E il vangelo di oggi ci mostra Gesù che affronta il fallimento nel suo ministero. È troppo conosciuto. La gente di Nazareth, il suo villaggio, ha trascorso l’infanzia con lui; ha esercitato il suo mestiere di falegname con Giuseppe; alcuni di loro hanno sicuramente beneficiato del suo lavoro e dei suoi servizi. Molto vicino alla gente, era anche molto vicino a Dio. Questo è dimostrato nei suoi miracoli e nei suoi discorsi. Per la gente di Nazareth questo è qualcosa di totalmente nuovo.

Scoprono in lui qualcuno che comincia a parlare e ad agire in nome di Dio.  Chi si crede di essere? I suoi connazionali non possono accettare questo cambiamento. Non hanno scoperto la sacralità nascosta nella sua vita quotidiana. Per loro non è possibile. Questo vangelo ci chiama a fare un altro passo sulla strada della conversione; siamo tutti invitati a uscire dalle nostre certezze e a lasciarci alle spalle ciò che pensiamo di sapere su Dio e su Gesù.

La fede non è principalmente una questione di conoscenza o di sapere; è soprattutto una perpetua domanda : « Chi è Gesù per me ?  La risposta sarà data ai piedi della croce dal centurione romano : « In verità, quest’uomo era il Figlio di Dio. »

Cristo vorrebbe raggiungerci. E mette sulla nostra strada le persone giuste: un vicino, un collega, un anziano o un giovane, persone semplici. È attraverso di loro che Dio viene a sfidarci. Saremo in grado di vedere in loro persone mandate da Dio? Quando Dio vuole parlarci, non va a cercare qualcuno all’altro capo del mondo.

E noi stessi siamo inviati a coloro che ci circondano, le nostre famiglie, i nostri villaggi e i nostri quartieri. Possiamo trovarci di fronte alla derisione o all’indifferenza. Ma come il profeta Ezechiele, non siamo mandati per portare la gente a credere, ma per parlare la Parola di Dio. Attenzione, la cosa principale potrebbe non essere avere successo ! « Dio non ci chiede di avere successo, ma di lavorare.  » (San Giovanni Crisostomo)

Chiediamo al Signore di liberarci da certezze troppo radicate. Ci impediscono di riconoscere e amare il Signore. E soprattutto ci impediscono di amarlo. Alla fine della messa, saremo inviati come testimoni del Vangelo. Che il Signore ci dia la grazia di superare lo scoraggiamento, di sopportare le critiche, di sopportare le situazioni penose. È importante sapere come riprendersi dopo un fallimento.  Abbiamo fede in Gesù, il maestro della missione, che agisce attraverso coloro che invia.

Diacono Michel Houyoux

Link ad altri siti web cristiani

◊ Qumran  : clicca qui per leggere l’articolo → XIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B)

◊ Famoglia christiana : clicca qui per leggere l’articolo → Il frutti parlano chiaro: lì la fede splende e la vita cambia

  Padre Giuseppe de Carlo : XIV domenica del Tempo Ordinario, anno B

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