Venticinquesima domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Posté par diaconos le 14 septembre 2021
# Il Buon Samaritano è una parabola del Nuovo Testamento usata da Gesù di Nazareth per illustrare la sua definizione di « amore per il prossimo ». Sta rispondendo a una domanda sulla « Regola d’oro » del Vecchio Testamento : « Amerai il tuo prossimo come te stesso » (Levitico 19:18). Questa parabola appare solo nel Vangelo di Luca (Lc 10,25-37). Nel campo dell’esegesi biblica, fa parte del Sondergut di questo evangelista.
La domanda che l’avvocato pone in questo episodio del Nuovo Testamento riguarda il significato della parola ‘vicino’ (o ‘vicino’ nella traduzione). Il termine appare in Levitico 19:17-18: « Non odierai il tuo fratello nel tuo cuore. Rimprovererai il tuo connazionale, e così non sarai gravato da un peccato. Non ti vendicherai e non porterai rancore ai figli del tuo popolo. Qui entra in gioco il precetto : « Amerai il tuo prossimo come te stesso (Lev 19,18) ».
Questa è la frase citata nel Vangelo secondo Luca appena prima della parabola. La tradizione ebraica attribuisce un’importanza fondamentale a questa prescrizione, comunemente chiamata Regola d’oro. Hillel, nel primo secolo, ne fece la fonte del principio di reciprocità, che riassume tutta la Torah, se completata dallo studio. Rabbi Akiva, nel secondo secolo, commentò la Regola d’Oro come il « principio fondamentale della Torah » e la « legge più importante » nella sua discussione con Ben Azzai, e paragonò la posizione centrale di questo precetto nel mezzo del Levitico, esso stesso nel mezzo dei cinque libri della Torah, alla posizione del Tabernacolo nel mezzo della processione ebraica.
Il popolo dei Samaritani menzionato nel secondo libro dei Re11 sosteneva di essere discendente degli Ebrei e in particolare di Giacobbe. La loro religione era basata sul Pentateuco e rifiutavano la centralità religiosa di Gerusalemme. Al loro ritorno dalla cattività in Babilonia, gli ebrei si rifiutarono di ammetterli in mezzo a loro. Da allora, le due comunità hanno evitato ogni contatto.
Sul Vangelo secondo Marco
33 0 Quando partirono di là, attraversarono la Galilea, e Gesù non voleva che nessuno lo sapesse, 31 perché insegnava ai suoi discepoli, dicendo: « Il Figlio dell’uomo viene consegnato agli uomini; lo uccideranno e tre giorni dopo la sua morte risorgerà ». 32 Ma i discepoli non capivano queste parole e avevano paura di chiederglielo. 33 Quando giunsero a Cafarnao, Gesù chiese loro, una volta arrivati a casa: « Di che cosa stavate discutendo lungo la strada? ».
34 Essi tacevano, perché lungo la strada avevano discusso tra loro su chi fosse il più grande. 35 Quando Gesù si fu seduto, chiamò a sé i Dodici e disse loro: « Se qualcuno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti ». 36 Poi prese un bambino e lo pose in mezzo a loro, lo baciò e disse loro: 37 « Chiunque accoglie un bambino come questo nel mio nome, accoglie me. E chi accoglie me non accoglie me, ma colui che mi ha mandato. (Mc 9,30-37)
Gesù insegna ai suoi discepoli
Dopo aver lasciato Cesarea di Filippo, Gesù attraversò la Galilea, cercando di rimanere sconosciuto per poter insegnare ai suoi discepoli la sua prossima morte e risurrezione. Non capirono e non osarono interrogarlo. Qual è stato il più grande? A Cafarnao, Gesù chiese loro di cosa avessero discusso durante il viaggio. Sono caduti in silenzio, confusi. Gesù disse loro solennemente che chi vuole essere il primo sarà l’ultimo, il servo di tutti. Mise le braccia intorno a un bambino piccolo e disse : « Chiunque riceve uno di questi piccoli lo riceve e riceve Dio ».
Gesù disse : « Sarebbe meglio essere gettato nel mare con una macina al collo che scandalizzare uno di questi piccoli che credono in me ». La mano, il piede, l’occhio devono essere sacrificati, se sono occasione di caduta, per non cadere nella Gehenna dove il verme non muore, dove il fuoco non si spegne. Ogni persona deve essere salata con il fuoco, come ogni sacrificio deve essere salato con il sale. Il sale è buono, purché non perda il suo sapore; abbiamo il sale in noi stessi e dimoriamo in pace gli uni con gli altri. E quando furono partiti da lì, passarono attraverso la Galilea, ed egli non voleva che nessuno lo sapesse.
Egli infatti insegnava ai suoi discepoli e diceva loro : « Il Figlio dell’uomo sarà consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno, e tre giorni dopo essere stato ucciso risorgerà »" (Mc 9,31). Ma essi non compresero questa parola e avevano paura di chiederglielo. Non capirono questa predizione, ma percepirono qualcosa di doloroso in essa; Matteo dice che ne furono molto rattristati, ed è per questo che ebbero paura di interrogarlo.
Nel Vangelo secondo Matteo, furono i discepoli a porre a Gesù la domanda : « Chi è il più grande ? » Luca riferisce che una discussione aveva avuto luogo tra loro e che Gesù, sapendo questo, mise un bambino in mezzo a loro; secondo Marco, egli per primo si informò sull’argomento della loro conversazione, e Marco osserva che i discepoli tacevano, perché si vergognavano in sua presenza di aver suscitato una domanda che tradiva la loro ambizione. Poi si sedette, chiamò a raccolta i dodici e disse loro : « Se qualcuno vuole essere il primo, sarà l’ultimo di tutti e il servo di tutti ». C’era qualcosa di solenne nel modo in cui Gesù si preparava a parlare.
Non ha dato consigli su come raggiungere la vera grandezza; ha mostrato l’umiliazione che è la conseguenza inevitabile dell’orgoglio, secondo quel principio eterno del regno di Dio: « Chiunque si esalta sarà umiliato ». Non ha predetto un giudizio futuro, ma ha affermato un fatto presente: l’orgoglio è abbattimento, l’umiltà è grandezza.
« Chiunque riceve uno di questi bambini nel mio nome, riceve me, e chi riceve me non riceve me, ma colui che mi ha mandato » (Mc 9,37). Gesù, nel dichiarare che chi lo riceve riceve Dio stesso, ha espresso un pensiero che si trova spesso nel Vangelo di Giovanni, per esempio nelle parole: « Io e il Padre siamo uno. Nel passo parallelo di Matteo, Gesù ha dato un’altra istruzione, non meno importante, sul piccolo bambino che ha presentato come modello.
Diacono Michel Houyoux
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