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Lunedì della ventisettesima settimana del Tempo Ordinario – Anno dispari

Posté par diaconos le 4 octobre 2021

 Lundi de la vingt-septième Semaine du Temps Ordinaire — Année Impaire dans Catéchèse 05102020_014037_1

Chi è il mio vicino di casa ?

# Il Buon Samaritano è una parabola del Nuovo Testamento usata da Gesù di Nazareth per illustrare la sua definizione di « amore per il prossimo ». Sta rispondendo a una domanda sulla « Regola d’oro » del Vecchio Testamento: « Amerai il tuo prossimo come te stesso » (Levitico 19:18). Questa parabola appare solo nel Vangelo di Luca (Lc 10,25-37). Nel campo dell’esegesi biblica, fa parte del Sondergut di questo evangelista.

Una seconda interpretazione, più usuale nell’esegesi cristiana contemporanea, non identifica più il cristiano con l’uomo ferito, ma con il samaritano, dal quale deve prendere esempio per aiutare il suo prossimo. Al contrario, il cohen e il levita simboleggiavano l’osservanza di una religione puramente formale che non si preoccupava molto della pratica, una critica che Gesù era abituato a rivolgere al giudaismo del suo tempo: se entrambi rifiutarono di avvicinarsi all’uomo ferito, ciò significa che temevano di infrangere le regole della purezza rituale sporcandosi con il contatto del sangue. « 

  »Chi è il mio vicino ? ». Gesù ha dato una risposta originale a questa domanda: secondo questa interpretazione, il prossimo non è definito dalla categoria sociale, etnica o religiosa a cui appartiene. È qualcuno che incontriamo per caso, che ha bisogno di aiuto e che noi aiutiamo. Il vicino è quello che si avvicina », osserva André Gounelle. Al tempo di Gesù, quello del Secondo Tempio, questo punto provocava tensioni all’interno del giudaismo: mentre alcuni farisei ed esseni limitavano la nozione di prossimo ai membri dei loro rispettivi movimenti, la maggioranza dei rabbini riteneva che gli ebrei in quanto tali, il popolo eletto nel suo insieme, fossero questo prossimo.

Al contrario, essi escludevano dal comandamento dell’amore in Lev 19,18 coloro che non appartenevano a questo popolo: i pagani e gli idolatri, mentre altri sfidavano questa visione restrittiva e affermavano che il genere umano nel suo insieme era questo prossimo. In questo senso, ha notato Daniel Marguerat, il comandamento considerato fondamentale dal giudaismo al tempo di Hillel non è stato semplicemente ricapitolato da Gesù: l’amore per gli altri è stato esteso nell’insegnamento cristiano ai nemici e ai persecutori.

Hugues de Saint Victor non vedeva la virtù come un lavoro su se stessi guadagnato attraverso le buone azioni, ma come un dono di Dio ricevuto attraverso l’altro. Il peccato nel Nuovo Testamento non è commettere un atto moralmente sbagliato, ma voltare le spalle, venire meno a quella relazione libera, e quindi fragile, che il samaritano rappresenta Ivan Illich ha sostenuto che una lunga tradizione liturgica si è accontentata di trovare in questa parabola un esempio di buona condotta. Questa dimensione morale nascondeva ciò che all’epoca era radicale e nuovo nella parabola. Illich ha proposto di vedere il samaritano come un palestinese che cura un ebreo ferito.

Dal Vangelo secondo Luca

25 Ed ecco, un maestro della Legge si alzò e sfidò Gesù, dicendo : « Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna ? » 26 Gesù gli chiese : « Che cosa sta scritto nella Legge? E tu come lo leggi ? « 27 L’altro uomo rispose : « Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima e con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso ». 28 Gesù gli disse : « Hai risposto correttamente. Fatelo e vivrete. » 29 Ma egli, volendo giustificarsi, disse a Gesù : « E chi è il mio prossimo ? »

30 Gesù disse ancora : « Un uomo stava scendendo da Gerusalemme a Gerico, e si imbatté in alcuni briganti, che lo spogliarono, lo percossero e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso un sacerdote stava scendendo per quella strada, ed egli lo vide e andò dall’altra parte. 32 E un levita venne in quel luogo, lo vide e passò dall’altra parte. 33 Ma un Samaritano che era sulla strada gli passò vicino, e quando lo vide, fu mosso a compassione.

34 Si avvicinò a lui e gli fasciò le ferite, versandovi sopra olio e vino ; poi lo caricò sul proprio cavallo, lo portò in una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno dopo tirò fuori due pezzi d’argento e li diede all’oste, dicendogli  : « Abbi cura di lui ; quello che hai speso in più, te lo restituirò quando tornerò ». 36 Quale dei tre credi che fosse il vicino dell’uomo che cadde nelle mani dei banditi ?  » 37 Il dottore della Legge rispose : « Quello che gli ha mostrato misericordia ». Gesù gli disse : « Va’ e fa’ altrettanto ». (Lc 10, 25-37

La parabola del samaritano

Un avvocato chiese a Gesù : « Cosa devo fare per ereditare la vita eterna ? Gesù lo riferì alla legge e gli chiese di dirgli cosa diceva. Lo scriba l’ha riassunto nei due comandamenti dell’amore di Dio e dell’amore del prossimo. Gesù approvò la sua risposta e aggiunse : « Fate questo e vivrete ». Quando fu cosciente, fece la domanda : « Chi è il mio vicino ? »

Un uomo fu attaccato dai ladri sulla strada da Gerusalemme a Gerico e lasciato mezzo morto. Un prete passò e si voltò. Un samaritano in viaggio arrivò e, mosso da compassione, fasciò le ferite del povero, poi lo portò a cavallo alla locanda e lo raccomandò all’oste, promettendo di pagare le spese al suo ritorno. Gesù chiese allo scriba quale dei tre era vicino al povero ferito. Ha detto : « Quello che gli ha mostrato misericordia ». Gesù gli disse : « Va’ e fa’ altrettanto ».

Lo scriba, quando gli fu chiesto quale fosse l’essenza della legge, così come della vita religiosa e morale, citò questo grande comandamento dell’amore di Dio ; perché gli israeliti dovevano recitare queste parole mattina e sera e gli scribi le portavano inscritte sui filatteri (piccola scatola quadrata contenente strisce di pergamena su cui sono iscritti versetti della Bibbia che gli ebrei ortodossi portano sul braccio sinistro e sulla testa durante la preghiera del mattino)

Questo scriba stesso aveva abbastanza saggezza per unirlo al primo, o Gesù lo ha portato a fare questa connessione? Lo scriba, interrogato sull’essenza della legge e della vita religiosa e morale, citava questo grande comandamento dell’amore di Dio; infatti gli israeliti dovevano recitare queste parole mattina e sera e gli scribi le portavano iscritte sui filatteri.

Il Diacono Michel Houtyoux

Link ad altri siti web cristiani

◊ Files à Dios : clicca qui per leggere l’articolo →  La Parábola del Buen Samaritano – Análisis Completo

◊ acpi  : clicca qui per leggere l’articolo →  Jesús narra la parábola del buen samaritano 

Parábola del Buen Samaritano

https://youtu.be/5DpUQPR5G7o

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Lundi de la vingt-septième Semaine du Temps Ordinaire — Année Impaire

Posté par diaconos le 4 octobre 2021

 Qui est mon prochain ?

 Lundi de la vingt-septième Semaine du Temps Ordinaire — Année Impaire dans Catéchèse 05102020_014037_1

# Le Bon Samaritain est une parabole du Nouveau Testament dont se sert Jésus de Nazareth pour illustrer sa définition de l’« amour du prochain ». Il répond à une question qui lui est posée à propos de la « Règle d’or » de l’Ancien Testament : « Tu aimeras ton prochain comme toi-même » (Lévitique 19:18). Cette parabole ne figure que dans l’Évangile selon Luc (Lc 10:25-37). Dans le domaine de l’exégèse biblique, elle fait partie du Sondergut de cet évangéliste.
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Une deuxième interprétation, plus habituelle dans l’exégèse chrétienne contemporaine, n’identifie plus le chrétien au blessé, mais au Samaritain, sur lequel il lui faut prendre exemple afin de secourir ses semblables. Par contraste, le cohen et le lévite symbolisèrent l’observance d’une religion purement formelle qui ne se préoccupa beaucoup de la pratique, critique dont Jésus fut coutumier envers le judaïsme de son temps : si tous deux refusèrent de s’approcher du blessé, cela signifie qu’ils craignirent d’enfreindre les règles de pureté rituelle en se souillant par le contact du sang. «
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 Qui est mon prochain ? » À cette question, Jésus donna une réponse originale : selon cette interprétation, le prochain ne se définit pas par la catégorie sociale, ethnique ou religieuse à laquelle il appartient. C’est quelqu’un qu’on croise accidentellement, qui a besoin d’aide et que l’on secourt. Le prochain est celui dont on s’approche, observe André Gounelle. Pour l’époque de Jésus, celle du Second Temple, ce point provoqua des tensions au sein du judaïsme : pendant que certains pharisiens et esséniens limitèrent la notion de  prochain aux membres de leurs mouvements respectifs, la majorité des rabbins considérèrent que les Juifs en tant que tels, le peuple élu dans sa totalité, furent ce prochain.
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A l’inverse, ils exclurent du commandement d’amour formulé en Lv 19:18 ceux qui n’appartinrent pas à ce peuple : les païens et les idolâtres, tandis que d’autres récusèrent cette vision restrictive et affirmèrent que le genre humain dans son ensemble fut ce  prochain. En ce sens, constata Daniel Marguerat, ce commandement jugé fondamental par le judaïsme au temps de Hillel ne fut pas simplement récapitulé par Jésus : l’amour pour autrui s’étendit dans l’enseignement christique aux ennemis et aux persécuteurs.
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Hugues de Saint Victor ne vit pas la vertu comme un travail sur soi gagné par de bonnes actions, mais comme un don de Dieu reçu à travers l’autre. Le péché dans le Nouveau Testament n’est pas de commettre un acte moralement mauvais, mais de tourner le dos, de faillir à cette relation libre, et donc fragile, que le Samaritain représente Ivan Illich affirma qu’une longue tradition liturgique se contenta de trouver dans cette parabole un exemple de bon comportement. Cette dimension morale dissimula ce que la parabole avait de radical et nouveau à l’époque. Illich proposa de voir le Samaritain comme un Palestinien prenant soin d’un Juif blessé.

De l’évangile selon Luc

25 Et voici qu’un docteur de la Loi se leva et mit Jésus à l’épreuve en disant : « Maître, que dois-je faire pour avoir en héritage la vie éternelle ? » 26 Jésus lui demanda : « Dans la Loi, qu’y a-t-il d’écrit ? Et comment lis-tu ? » 27 L’autre répondit : « Tu aimeras le Seigneur ton Dieu de tout ton cœur, de toute ton âme, de toute ta force et de toute ton intelligence, et ton prochain comme toi-même. » 28 Jésus lui dit : « Tu as répondu correctement. Fais ainsi et tu vivras. » 29 Mais lui, voulant se justifier, dit à Jésus : « Et qui est mon prochain ? »

30 Jésus reprit la parole : « Un homme descendait de Jérusalem à Jéricho, et il tomba sur des bandits ; ceux-ci, après l’avoir dépouillé et roué de coups, s’en allèrent, le laissant à moitié mort. 31 Par hasard, un prêtre descendait par ce chemin ; il le vit et passa de l’autre côté. 32 De même un lévite arriva à cet endroit ; il le vit et passa de l’autre côté. 33 Mais un Samaritain, qui était en route, arriva près de lui ; il le vit et fut saisi de compassion.

34 Il s’approcha, et pansa ses blessures en y versant de l’huile et du vin ; puis il le chargea sur sa propre monture, le conduisit dans une auberge et prit soin de lui. 35 Le lendemain, il sortit deux pièces d’argent, et les donna à l’aubergiste, en lui disant : “Prends soin de lui ; tout ce que tu auras dépensé en plus, je te le rendrai quand je repasserai.” 36 Lequel des trois, à ton avis, a été le prochain de l’homme tombé aux mains des bandits ? » 37 Le docteur de la Loi répondit : « Celui qui a fait preuve de pitié envers lui. » Jésus lui dit : « Va, et toi aussi, fais de même.» (Lc 10, 25-37)

La parabole du Samaritain

Un légiste demanda à Jésus : « Que faut-il que je fasse pour hériter la vie éternelle ? Jésus le renvoya à la loi, dont il lui demanda d’indiquer la teneur. Le scribe la résuma dans les deux commandements de l’amour de Dieu et de l’amour du prochain. Jésus approuva sa réponse et ajouta : « Fais cela et tu vivras. » Repris dans sa conscience, il souleva cette question : Qui est mon prochain ?

Un homme fut assailli par les brigands sur la route de Jérusalem à Jéricho et laissé à demi mort. Un sacrificateur passa en se détournant. Un Lévite fit de même. .Un Samaritain en voyage arriva, et, ému de compassion, bande les plaies du malheureux ; puis il le transporta sur sa monture ans l’hôtellerie et le recommanda à l’hôte, en promettant de solder la dépense à son retour. Jésus demanda au scribe le lequel des trois fut le prochain du pauvre blessé. Il répondit : Celui qui exerça la miséricorde envers lui.  Jésus lui dit :  » Va et fais de même. »

Le scribe, interrogé sur ce qui faisait l’essence de la loi, aussi bien que de la vie religieuse et morale, citât ce grand commandement de l’amour de Dieu ; car les Israélites devaient réciter matin et soir ces paroles et les scribes les portaient inscrites sur les phylactères (Petite boîte carrée renfermant les bandes de parchemin sur lesquelles sont inscrits des versets de la Bible que les juifs orthodoxes portent au bras gauche et sur la tête pendant la prière du matin.)

Ce légiste eut -il lui-même assez de sagesse pour le joindre au premier, ou Jésus l’a amena  t-il à faire ce rapprochement ? Le scribe, interrogé sur ce qui faisait l’essence de la loi, aussi bien que de la vie religieuse et morale, citât ce grand commandement de l’amour de Dieu ; car les Israélites devaient réciter matin et soir ces paroles et les scribes les portaient inscrites sur les phylactères  Cce légiste  eut -t-il de lui-même assez de sagesse pour le joindre aussitôt au premier, ou si Jésus l’amena à faire ce rapprochement ?

Compléments

◊ Blog du Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article → Et qui donc est mon prochain ? (Lc 10, 25-37)

◊ Blog du Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article → Tout homme qui se met en colère contre son frère devra passer en jugement

Liens avec d’autres sites web chrétiens

◊ Père Gilbert Adam : cliquez ici pour lire l’article →  Le lundi 4 octobre 2021 ♦ Saint François d’Assise

◊  Les méditations cliquez ici pour lire l’article →  Qui est mon prochain ?

Prédication du pasteur Marc Pernot :  » Qui est mon prochain ? »

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Vingt-huitième dimanche du Temps Ordinaire de l’année B

Posté par diaconos le 4 octobre 2021

Vingt-huitième dimanche du Temps Ordinaire de l'année B dans Catéchèse

Vends ce que tu as et suis-moi

# Jésus et le jeune homme riche est un épisode de sa vie publique rapporté par les trois Évangiles synoptiques. Il est raconté dans l’Évangile selon Matthieu (Mt, 19,16–30), l’Évangile selon Marc (Mc, 10, 17–31) et l’Évangile selon Luc (Lc, 18,18–30). Dans Matthieu, un jeune homme riche posa la question à Jésus de savoir comment atteindre la vie éternelle. Jésus lui rappela le décalogue et quand son interlocuteur lui répondit qu’il observa cela depuis sa jeunesse.
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Luc contient un épisode similaire et le jugement suivant : « Qu’il est difficile à ceux qui ont les richesses de parvenir dans le Royaume de Dieu, Oui, il est plus facile à un chameau d’entrer par un trou d’aiguille qu’à un riche d’entrer dans le Royaume de Dieu.» Marc rapporte alors des paroles de Jésus à partir de cet incident qui, comme chez les autres évangélistes, tire une loi générale de celui-ci : « Combien difficilement ceux qui ont des biens entreront dans le Règne de Dieu»
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Camille Focant constata que ces paroles chez Marc, plongent les disciples dans l’effroi et qu’il n’est pas fait seulement mention des riches, «c’est la difficulté en soi d’entrer dans le Royaume des Cieux qui est soulignée. Elle concerne tout le monde. » Que signifie les biens dont Marc parla ? Il s’agit des richesses, de toutes les choses utiles. Plus quelqu’un possède de ces choses, moins il est apte à entrer dans le Royaume de Dieu.
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Même pour celui qui en possède peu, cela n’est possible que grâce à Dieu puisque l’on peut dire, selon l’exégète, que le fait de suivre Jésus et le détachement qui en résultent pourraient devenir des possessions. Le spécialiste de Marc ajouta que depuis 8,34-38, le lecteur attentif de Marc sait que l’homme n’a rien à offrir en échange de sa vie et que vouloir la sauver est le meilleur moyen de la perdre. :
 De l’évangile selon Marc

17 Jésus se mettait en route quand un homme accourut et, tombant à ses genoux, lui demanda : « Bon Maître, que dois-je faire pour avoir la vie éternelle en héritage ? » 18 Jésus lui dit : « Pourquoi dire que je suis bon ? Personne n’est bon, sinon Dieu seul.  19 Tu connais les commandements : Ne commets pas de meurtre, ne commets pas d’adultère, ne commets pas de vol, ne porte pas de faux témoignage, ne fais de tort à personne, honore ton père et ta mère. »

20 L’homme répondit : « Maître, tout cela, je l’ai observé depuis ma jeunesse. » 21 Jésus posa son regard sur lui, et il l’aima. Il lui dit : « Une seule chose te manque : va, vends ce que tu as et donne-le aux pauvres ; alors tu auras un trésor au ciel. Puis viens, suis-moi. » 22 Mais lui, à ces mots, devint sombre et s’en alla tout triste, car il avait de grands biens. 23 Alors Jésus regarda autour de lui et dit à ses disciples : « Comme il sera difficile à ceux qui possèdent des richesses d’entrer dans le royaume de Dieu ! »

24 Les disciples étaient stupéfaits de ces paroles. Jésus reprenant la parole leur dit : « Mes enfants, comme il est difficile d’entrer dans le royaume de Dieu ! 25 Il est plus facile à un chameau de passer par le trou d’une aiguille qu’à un riche d’entrer dans le royaume de Dieu. » 26 De plus en plus déconcertés, les disciples se demandaient entre eux : « Mais alors, qui peut être sauvé ? » 27 Jésus les regarde et dit : « Pour les hommes, c’est impossible, mais pas pour Dieu ; car tout est possible à Dieu. »

28 Pierre se mit à dire à Jésus : « Voici que nous avons tout quitté pour te suivre. » 29 Jésus déclara : « Amen, je vous le dis : nul n’aura quitté, à cause de moi et de l’Évangile, une maison, des frères, des sœurs, une mère, un père, des enfants ou une terre 30 sans qu’il reçoive, en ce temps déjà, le centuple : maisons, frères, sœurs, mères, enfants et terres, avec des persécutions, et, dans le monde à venir, la vie éternelle. » (Mc 10, 17-30)

Le jeune homme riche

Comme Jésus se mit en chemin, un homme accourut, se jeta à ses genoux, et, l’appelant : « Bon Maître, que dois-je faire pour hériter la vie éternelle  » (Mc 10-17). Jésus commença par repousser ce titre. Dieu seul est bon. Puis il renvoya son interlocuteur aux commandements de la seconde table du Décalogue. Cet homme déclara qu’il les observa dès sa jeunesse. Jésus jeta sur lui un regard de profonde tendresse et lui dit de donner aux pauvres ce qu’il possédait et de le suivre. Affligé de cette parole, cet homme s’en alla tout triste.

Alors Jésus regardant ses disciples déclara  :  »Les riches entreront difficilement dans le royaume de Dieu. » (Mc 10, 17)  Pour répondre à l’étonnement des disciples, il ajouta qu’il fut difficile que ceux qui se confièrent dans les richesses entrèrent dans le royaume ; un chameau passerait plutôt par le trou d’une aiguille. Ses disciples étant encore plus étonnés et se demandant l’un à l’autre : « Qui peut être sauvé ?  » Jésus leur dit que cela est impossible aux hommes, mais que tout est possible à Dieu.

Pierre constata avec satisfaction qu’eux, les disciples, quittèrent pour suivre Jésus. Jésus déclara que tout sacrifice fait pour lui et pour l’Évangile est récompensé dès maintenant et dans l’éternité, mais plusieurs des premiers seront les derniers et les derniers les premiers.  Matthieu, Marc et Luc rapportèrent ce ces mots à la suite de la bénédiction des petits enfants. Jésus sortit de la maison où il s’était arrêté,  se mit  en route pour continuer son voyage.

  »Jésus lui dit : Pourquoi m’appelles-tu bon ? Nul n’est bon sinon un seul, Dieu. » (Mc 10, 18)   Quant au sens de la question de Jésus : Pourquoi m’appelles-tu bon ? et à cette distinction qu’il établit entre lui et Dieu qu’il déclara seul bon, les interprètes différèrent beaucoup, selon qu’ils furent influencés par leurs vues dogmatiques. Ceux qui nièent la sainteté parfaite de Jésus virent dans cette parole un aveu de péché.

Jésus se plaça au point de vue de celui qui l’interrogea et dont la question prouva qu’il eut les idées les plus fausses sur la bonté de l’homme. Se croyant bon lui-même, il dut qualifier ce Maître pour lequel il montra une vénération profonde, bien que pour lui-même, il ne fut qu’un homme supérieur, tout au plus un envoyé de Dieu Telle est, avec quelques différences, l’explication admise dans l’Église catholique, depuis Augustin jusqu’aux réformateurs et jusqu’aux exégètes modernes, Bengel, Olshausen, Ebrard, Lange.

La sainteté est relative et elle l’était même en Jésus, puisqu’en lui s’accomplissait un développement progressif qu’il devait encore  apprendre l’obéissance par les choses qu’il allait souffrir et ainsi  parvenir à la perfection. À ce point de vue, l’idée de la bonté absolue, excluant tout développement et tout progrès, n’appartient qu’à Dieu seul.

Complément

◊ Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article → Si tu veux être parfait, va, vends ce que tu possèdes, donne-le aux pauvres, et tu auras un trésor dans les cieux

◊ Diacre Michel Houyoux   : cliquez ici pour lire l’article →  a.d.a.l. pour le vingt-septième dimanche du temps ordinaire de l’année B

Liens avec d’autres sites web chrétiens

◊ Père Gilbert Adam : cliquez ici pour lire l’article → 28e dimanche du temps ordinaire, année B

◊ D. Jacques Guilmard  : cliquez ici pour lire l’article → Vingt-huitième dimanche du Temps ordinaire

Père Jean-Marie Parrat : « Le jeune homme riche »

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