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San Luca, evangelista

Posté par diaconos le 18 octobre 2021

San Luca, evangelista dans articles en Italien San-luca-evangelista# I settanta discepoli erano i seguaci di Gesù menzionati nel Vangelo di Luca (X, 1-24). Secondo questo testo, l’unico nel canone in cui appaiono, Gesù li scelse e li inviò a gruppi di due in diverse regioni per annunciare il Vangelo. La tradizione cristiana occidentale si riferisce più spesso a loro come « discepoli », mentre ai cristiani orientali piace chiamarli « apostoli ». Secondo il lessico greco, un « apostolo » è colui che è inviato in missione, mentre un « discepolo » è un allievo: le due tradizioni sono quindi in contrasto sulla portata della parola « apostolo ».

Ci sono diverse liste antiche, con diversi gradi di informazione e differenze. In alcune versioni della Bibbia, il numero dei discepoli è 72. Questo è anche il caso in diversi testi cristiani orientali. Si può supporre che ognuno dei 12 apostoli fosse responsabile della formazione dei discepoli. Così, avremmo 12 gruppi di 6 discepoli, ogni gruppo è guidato da un apostolo formatore. Questi dodici gruppi di formazione evangelica sarebbero stati formati da sette membri ciascuno per un totale di 84, cioè 72 discepoli più 12 apostoli.

Il numero è 70 nei manoscritti della tradizione alessandrina (come il Codex Sinaiticus) e la tradizione di Cesarea, ma 72 in alcuni codici della tradizione alessandrina e occidentale. Il concetto può riferirsi alle 70 nazioni della Genesi o ad altre liste di 70 nomi che si trovano nella Bibbia, o anche ai 72 traduttori della Bibbia Septuaginta nominati nella Lettera di Aristaeus. Per la sua edizione della Vulgata, Girolamo usò il numero 72. Il Vangelo secondo Luca è l’unico dei Vangeli sinottici a raccontare due episodi in cui Gesù invia i suoi discepoli in missione.

La prima occasione (Luca IX, 1-6) segue da vicino la missione menzionata in Marco VI, 6b-13, che però parla solo dei dodici apostoli, non di 70 fedeli, sebbene i dettagli riportati siano identici. Questo parallelo (vedi anche Matteo IX:35, e X:1,7-11) suggerisce un’origine comune nella fonte Q. Ciò che è stato annunciato ai Settantadue in Luca X:4 è, inoltre, ripetuto nel passo nell’annuncio agli apostoli in Luca XXII:35: « Gesù disse loro: « Quando vi ho mandati fuori senza borsa né scarpe, vi mancava forse qualcosa? »

Hanno detto: « Niente ». La tradizione ortodossa che elenca i Septuagint i cui nomi sono iscritti in cielo è associata a un vescovo della fine del terzo secolo, Doroteo di Tiro, che è conosciuto solo da questa nomenclatura, e al quale fu attribuito un resoconto del ministero dei Septuagint, noto solo da una copia dell’ottavo secolo. I nomi dei discepoli sono dati da varie liste: il Chronicon Paschale, e quello dello Pseudo-Doroteo (stampato nella Patrologia Graeca del Padre Migne, vol. XCII, pp. 521-524; pp. 543-545; pp. 1061-1065).

Dal Vangelo secondo Luca

01 Dopo questo il Signore designò altri settantadue dei suoi discepoli e li mandò a due a due avanti a lui in ogni città e luogo dove egli stesso si recava. 02 Egli disse loro: « La messe è abbondante, ma gli operai sono pochi ». Chiedete dunque al Signore della messe di mandare operai nella sua messe. 03 Andate! Ecco, io vi mando come agnelli in mezzo ai lupi. 04 Non portate borse, né sacchetti, né sandali, e non salutate nessuno per la via.

05 Ma in ogni casa dove entrerete, dite prima: « Pace a questa casa ». 06 Se c’è un amico di pace lì, la tua pace andrà a riposare su di lui; se no, tornerà a te. 07 Resta in quella casa, mangiando e bevendo quello che ti viene servito; perché l’operaio merita la sua paga. Non andate di casa in casa. 08 In ogni città dove entrerete e sarete accolti, mangiate quello che vi sarà messo davanti. 09 Guarite i malati che vi si trovano e dite loro: « Il regno di Dio si è avvicinato a voi ». (Lc 10,1-9)

La spedizione dei settanta

« Dopo questo, il Signore nominò altri settanta e dieci discepoli e li mandò a due a due davanti a sé in ogni città e in ogni luogo dove egli stesso doveva andare. (Lc 10,1) Fu in questo momento importante che Gesù scelse di mandare questi molti discepoli davanti a lui. La loro missione era di risvegliare l’attenzione e preparare la strada per la sua predicazione nei luoghi dove lui stesso doveva andare. Gesù li mandò a due a due: potevano completarsi a vicenda e rafforzarsi a vicenda contro i pericoli morali e gli scoraggiamenti; anche la testimonianza che erano chiamati a dare acquistava più autorità.

Alcuni vi hanno visto, secondo il simbolismo biblico dei numeri, il numero dei dodici apostoli moltiplicato per sei. Altri vi trovarono l’idea affermata nel Talmud che l’intera umanità conteneva settanta popoli e misero questa missione in qualche relazione con l’evangelizzazione del mondo. Questo dimostra quanto fossero numerosi i discepoli di Gesù in quel tempo, dato che poté scegliere settanta tra i più capaci per affidare loro questa importante missione.

Non li chiamò, inoltre, come aveva fatto con i dodici, a lasciare definitivamente la loro vocazione terrena. Dopo aver compiuto questa missione e forse aver accompagnato Gesù a Gerusalemme per celebrare la festa, dovevano tornare al loro lavoro ordinario. Poiché questo invio dei settanta discepoli non è stato menzionato da Matteo e Marco, i critici negativi l’hanno visto come un’invenzione di Luca, o come una tradizione senza fondamento storico.

Secondo Matteo, fu al momento di mandare i dodici nella loro prima missione che Gesù fece questa esortazione. Gesù ha pronunciato questa frase breve e seria più di una volta.  Le istruzioni che Gesù diede ai settanta discepoli furono per lo più ripetute: alcune di esse si trovano, secondo lo stesso Luca, rivolte ai dodici. Con questo preambolo Gesù ha fatto sentire a coloro che ha inviato l’importanza del momento presente e l’attualità della missione che ha affidato loro.

Le scarpe erano di ricambio. Come potrebbe Gesù proibire ai suoi discepoli di compiere un semplice dovere di cortesia o anche di benevolenza?  I saluti erano cerimoniali e complicati in Oriente, ma Gesù voleva che i suoi discepoli fossero consapevoli dell’importanza suprema della loro missione e che si dedicassero esclusivamente ad essa, senza perdere tempo in forme vane. Se i discepoli, dopo aver ricevuto ospitalità in una casa, passassero ad un’altra, i loro ospiti potrebbero interpretare questo comportamento come un segno di malcontento, una mancanza di gratitudine e di affetto; susciterebbero così gelosia. Ma dovevano portare la pace

Nel loro atteggiamento verso un’intera città, i discepoli erano guidati dagli stessi principi che nella loro condotta verso ogni singola casa. Così, per i malati, la guarigione; per tutti, il grande annuncio del regno di Dio, che è venuto vicino a voi: tale era la doppia e benefica missione dei discepoli. L’azione simbolica, così severa, di scuotere la polvere dai loro piedi non era sufficiente; dovevano proclamare di averlo fatto, dicendo agli abitanti: « È vostro, contro di voi ». Ma la responsabilità di tutte le grazie di Dio è rimasta sulla testa di questi ribelli; perché dovevano sapere che il regno di Dio è vicino.

Diacono Michel Houyoux

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Padre Francesco La Vecchia : « La festa di San Luca Evangelista »

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Saint Luc, évangéliste

Posté par diaconos le 18 octobre 2021

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# Les septante disciples étaient les disciples de Jésus mentionnés dans l’Évangile selon Luc (X: 1-24). Selon ce texte, le seul du canon où ils apparaissent, Jésus les choisit et les dépêcha par groupes de deux vers différentes régions pour annoncer l’Évangile. La tradition chrétienne occidentale les désigne le plus souvent sous le nom de « disciples » tandis que les chrétiens orientaux les appellent volontiers « apôtres ». Si l’on se réfère au lexique grec, un « apôtre » est celui que l’on envoie en mission tandis qu’un « disciple » est un élève : les deux traditions s’opposent donc sur la portée du mot « apôtre ».
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Il existe plusieurs listes antiques, comportant plus ou moins d’informations et présentant certaines différences. Dans certaines versions de la Bible, le nombre de disciples est de 72. Il en est de même dans plusieurs textes du christianisme oriental. On peut penser que chacun des 12 apôtres était responsable de la formation des disciples. Ainsi, on se serait trouvé en présence de 12 groupes de 6 disciples, chaque groupe ayant à sa tête un apôtre formateur. Ces douze groupes de formation évangélique auraient donc été formés chacun de sept membres pour un total de 84, soit 72 disciples plus 12 apôtres.
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L’effectif est de 70 dans les manuscrits de la tradition d’Alexandrie (comme le Codex Sinaiticus) et la tradition de Césarée mais de 72 dans quelques codex de tradition alexandrine et occidentale. Le concept renvoie peut-être aux 70 nations de la Genèse ou aux autres listes de 70 noms que l’on trouve dans la Bible, ou même aux 72 traducteurs de la Bible des Septante nommés dans la Lettre d’Aristée. Pour son édition de la Vulgate, Jérôme a retenu le nombre de 72. L’Évangile selon Luc est le seul des Évangiles synoptiques à relater deux épisodes dans lesquels Jésus dépêche ses disciples en mission.
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La première occasion (Luc IX:1-6) suit de près la mission évoquée dans l’Évangile selon Marc VI:6b-13, qui cependant ne parle que des douze apôtres, et non de 70 fidèles, bien que les détails donnés soient identiques. Ce parallèle (voir aussi Matthieu IX:35, et X:1,7-11) suggère une origine commune à rechercher dans la Source Q. Ce qui fut annoncé aux Septante-deux en Luc X:4 est d’ailleurs repris au passage dans l’annonce aux apôtres en Luc XXII, 35 : « Jésus leur dit, « Lorsque je vous ai envoyés sans bourse ni chaussures, avez-vous manqué de quelque chose ? »
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Ils dirent: « De rien.» La tradition orthodoxe énumérant les Septante dont les noms sont inscrits dans les cieux est associée à un évêque de la fin du IIIe siècle, Dorothée de Tyr, qui n’est connu que par cette nomenclature, et à qui l’on attribua un récit du ministère des Septante, qu’on ne connut que par une copie du VIIIe siècle. Les noms des disciples sont donnés par différentes listes : le Chronicon Paschale, et celle du Pseudo-Dorothée (imprimés dans la Patrologia Graeca du père Migne, vol. XCII, p. 521-524 ; p. 543-545 ; p. 1061-1065).

 De l’évangile selon Luc

01 Après cela, parmi les disciples le Seigneur en désigna encore soixante-douze, et il les envoya deux par deux, en avant de lui, en toute ville et localité où lui-même allait se rendre. 02 Il leur dit : « La moisson est abondante, mais les ouvriers sont peu nombreux. Priez donc le maître de la moisson d’envoyer des ouvriers pour sa moisson. 03 Allez ! Voici que je vous envoie comme des agneaux au milieu des loups. 04 Ne portez ni bourse, ni sac, ni sandales, et ne saluez personne en chemin.

05 Mais dans toute maison où vous entrerez, dites d’abord : “Paix à cette maison.” 06 S’il y a là un ami de la paix, votre paix ira reposer sur lui ; sinon, elle reviendra sur vous. 07 Restez dans cette maison, mangeant et buvant ce que l’on vous sert ; car l’ouvrier mérite son salaire. Ne passez pas de maison en maison. 08 Dans toute ville où vous entrerez et où vous serez accueillis, mangez ce qui vous est présenté. 09 Guérissez les malades qui s’y trouvent et dites-leur : “Le règne de Dieu s’est approché de vous.”  » (Lc 10, 1-9)

L’envoi des soixante-dix

« Or, après cela, le Seigneur désigna encore soixante et dix autres disciples, et il les envoya deux à deux devant lui, dans toute ville et tout lieu où lui-même devait aller. » (Lc 10, 1)   Ce fut ce moment important que Jésus eut ’ choisi pour envoyer devant lui ces nombreux disciples. Leur mission avait pour but de réveiller l’attention et de préparer les voies à sa prédication dans les lieux où lui-même devait aller. Jésus les envoya deux à deux : ils pouvaient se compléter l’un l’autre et se fortifier contre les dangers moraux et les découragements ; le témoignage aussi qu’ils étaient appelés à rendre en acquérait plus d’autorité.

Les uns y virent, selon le symbolisme biblique des chiffres, le nombre des douze apôtres, multiplié par six. On aurait ainsi soixante-douze, ce qui expliquerait pourquoi ce dernier terme se trouve réellement dans plusieurs manuscrits  D’autres  y retrouvèrent l’idée énoncée dans le Talmud que l’humanité entière renfermait soixante-dix peuples et mettre cette mission dans une relation quelconque avec l’évangélisation du monde. Ceci montra combien les disciples de Jésus étaient nombreux dès cette époque, puisqu’il put en choisir soixante-dix des plus capables pour leur confier cette importante mission.

II ne les appelait pas, du reste, comme il l’avait fait pour les douze, à quitter d’une manière permanente leur vocation terrestre. Après avoir rempli cette mission et peut-être accompagné Jésus jusqu’à Jérusalem pour y célébrer la fête, ils devaient retourner à leurs travaux ordinaires. Comme cet envoi des soixante-dix disciples fut passé sous silence par Matthieu et Marc, la critique négative ne manqua d’y voir une invention de Luc, ou  une tradition sans fondement historique.

D’après Matthieu, ce fut au moment d’envoyer les douze dans leur première mission que Jésus fit entendre cette exhortation. Jésus  prononça plus d’une fois cette courte et grave sentence.  Les instructions que Jésus donna aux soixante-dix disciples furent pour la plupart répétées également : quelques-unes se retrouvent, d’après Luc lui-même, adressées aux douze. Par ce préambule Jésus fit sentir à ceux qu’il envoya l’importance du moment actuel et l’opportunité de la mission qu’il leur confia.

Les chaussures étaient des chaussures de rechange. Comment Jésus put-il défendre à ses disciples de remplir un simple devoir de politesse ou même de bienveillance ?  Les salutations furent cérémonieuses et compliquées en Orient ; or Jésus voulut que ses disciples fussent pénétrés de l’importance suprême de leur mission et s’y consacrèrent exclusivement, sans perdre leur temps pour de vaines formes. Si les disciples, après avoir reçu l’hospitalité dans une maison, passaient dans une autre, leurs hôtes pourraient interpréter cette conduite comme un signe de mécontentement, un manque de reconnaissance et d’affection ; ils exciteraient ainsi des jalousies. Or, ils devaient apporter la paix

Dans leur attitude à l’égard d’une ville entière, les disciples furent guidés par les mêmes principes que dans leur conduite envers chaque maison particulière. Ainsi, pour les malades, la guérison ; pour tous, la grande proclamation du royaume de Dieu, qui s’est approché de vous : telle fut la double et bienfaisante mission des disciples. L’action symbolique, si sévère de secouer la poussière de leurs pieds ne suffit pas ; ils durent proclamer qu’ils le firent, en disant aux habitants : « C’est à vous, contre vous-mêmes. » Mais la responsabilité de toutes les grâces de Dieu resta sur la tête de ces rebelles ; car il fallut qu’ils le surent, le royaume de Dieu s’est approché.

Diacre Michel Houyoux

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◊ La Croix : cliquez ici pour lire l’article →  Saint Luc : notre dossier sur cet évangéliste

◊ Catholique.org : cliquez ici pour lire l’article →    Saint Luc, évangéliste - Homélie

Abbé Laguérle : « L’Evangile à bras-le-corps »

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Trentième dimanche 30ème Semaine du Temps Ordinaire — Année B

Posté par diaconos le 18 octobre 2021

Rabbouni, que je retrouve la vue

Activités caté, jeux, mimes : l'aveugle de Jéricho

# Le vocabulaire technique et critique de la philosophie d’André Lalande a consacré une rubrique au terme miracle. Il récuse la définition d’une dérogation aux lois de la nature qui était celle proposée par David Hume, qui rejetait les miracles, cite Thomas d’Aquin (quae praeter ordinem communiter statutum in rebus quandoque divinitus fiunt), Malebranche, selon lequel, un miracle peut s’entendre, soit d’un évènement qui ne dépend point des lois générales connues des hommes, soit d’un effet qui ne dépend d’aucune loi connue ou inconnu, et propose celle d’un évènement non conforme à l’ordre habituel des faits de même nature.
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En outre, il accorde une large place aux propositions d’Edouard Leroy que l’on peut ainsi résumer : Fait sensible exceptionnel extraordinaire, significatif dans l’ordre religieux, inséré dans la série phénoménale ordinaire, dénué d’explication scientifique satisfaisante, ni prévisible, ni volontairement reproductible, constituant un signe issu de la foi, s’adressant à la foi et compris dans la foi. Dans les Évangiles, Bartimée, dont le nom signifie « fils de Timée » en araméen, est le nom de l’aveugle guéri par Jésus à l’entrée de Jéricho.
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Cet épisode existe dans les trois évangiles synoptiques (Marc, Matthieu et Luc), mais le nom de Bartimée n’apparaît que chez Marc. Bartimée supplia : « Jésus, fils de David, aie pitié de moi. ». Cet épisode peut être lu comme une parabole de la découverte de la foi. Ainsi, au départ, Bartimée fut aveugle — assis — au bord du chemin. À la fin, Bartimée devint voyant et suivit Jésus sur le chemin. Exégèse libérale de Renan et de Strauss : Gerd Theissen rapporta que David Friedrich Strauss, dans sa Vie de Jésus (1836), vit les miracles de Jésus comme des mythes créés à des fins apologétiques, destinés à surenchérir par rapport aux prophètes de l’Ancien Testament pour présenter Jésus comme le Messie promis.
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Jésus lui-même se serait montré plutôt réticent, mais il aurait dû répondre aux attentes. De même, dans sa Vie de Jésus, premier volume de l’Histoire des origines du christianisme, Ernest Renan situa Jésus auteur de miracles dans le contexte culturel de la société du Ier siècle qui exigeait des miracles : « Jésus se fût obstinément refusé à faire des prodiges que la foule en eût créé pour lui ; le plus grand miracle eût été qu’il n’en fît pas», car  le miracle fut est d’ordinaire l’œuvre du public bien plus que de celui à qui on l’attribua». Analysant à titre d’exemple l’épisode de la résurrection de Lazare, Renan propose l’hypothèse suivante : « Fatigués du mauvais accueil que le royaume de Dieu trouvait dans la capitale, les amis de Jésus désiraient un grand miracle qui frappât vivement l’incrédulité hiérosolymite. La résurrection d’un homme connu à Jérusalem dut paraître ce qu’il y avait de plus convaincant »

De l’évangile selon Marc

48 Beaucoup de gens le rabrouaient pour le faire taire, mais il criait de plus belle : « Fils de David, prends pitié de moi ! » 49 Jésus s’arrête et dit : « Appelez-le. » On appelle donc l’aveugle, et on lui dit : « Confiance, lève-toi ; il t’appelle. » 50 L’aveugle jeta son manteau, bondit et courut vers Jésus. 51 Prenant la parole, Jésus lui dit : « Que veux-tu que je fasse pour toi ? » L’aveugle lui dit : « Rabbouni, que je retrouve la vue ! » 52 Et Jésus lui dit : « Va, ta foi t’a sauvé. » Aussitôt l’homme retrouva la vue, et il suivait Jésus sur le chemin. » (Mc 10, 46b-52)

L’aveugle Bartimée

« Et ils arrivent à Jéricho. Et comme il sortait de Jéricho, avec ses disciples et une grande foule, le fils de Timée, Bartimée, mendiant aveugle, était assis au bord du chemin. » (Mc 10, 46)  Marc seul fit connaître par son nom et même par le nom de son père, ce mendiant aveugle. Bartimée signifie fils de Timée, ces noms patronymiques, Bartholomée, Barjésus, Barsabas, tenaient lieu de noms propres. L’aveugle guéri par Jésus devint  plus tard un chrétien connu dans l’Église apostolique ; c’est ainsi que son nom fut conservé par la tradition.

« Grande foi de cet aveugle qui invoque comme fils de David celui que le peuple lui annonce comme le Nazaréen. »(Bengel) Le nom de fils de David qu’il donna à Jésus montre combien était alors répandue dans le peuple la conviction que Jésus était le Messie.  « Jésus s’étant arrêté, dit : Appelez-le. Et ils appellent l’aveugle, en lui disant : Prends courage, lève-toi, il t’appelle. » (Mc 10, 49)  On entendit ces diverses paroles d’encouragement prononcées par diverses voix dans la foule, cette même foule qui voulut empêcher l’aveugle de crier.

Jésus en fut ému et  fit  s’arrêter à la tête de son nombreux cortège en entendant les cris de ce mendiant, cette compassion  pénétra dans les cœurs. Rien n’est plus contagieux que le vrai amour. Marc seul donna ce détail. Et Jésus, répondant, lui dit :  » Que veux-tu que je fasse pour toi ?  » (Mc 10, 51)   Et l’aveugle dit : «  Rabbouni, que je recouvre la vue ! »  Le cri de Rabbouni (mon Maître), qui s’échappe de son cœur, nous dit toute sa confiance .

Diacre Michel Houyoux

Complément

◊  Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article  → « Que veux-tu que je fasse pour toi ? » (Mc 10, 51)

Liens avec d’autres sites web chrétiens

◊ Père Gilbert Adam : cliquez ici pour lire l’article  →    30e dimanche du temps ordinaire, année B

◊ Patriarcat latin de Jérusalem  : cliquez ici pour lire l’article  → Méditation de Monseigneur Pizzaballa : 30ème Dimanche du temps  ordinaire de l’année B

Père Dominic :  » La  rencontre de Jésus avec l’aveugle Bartimée »

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