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Sedicesima domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Posté par diaconos le 12 juillet 2022

Que les menaces ne nous fassent jamais arrêter de faire l’œuvre de Dieu, le bien

# I miracoli sono numerosi nell’antica letteratura ebraica e greco-latina: le iscrizioni riportano guarigioni miracolose a Epidauro, il santuario greco del dio della medicina Asclepio; i Romani hanno i loro guaritori come Apollonio di Tyana, gli Ebrei i loro rabbini che fanno miracoli come Honi HaMe’aguel o Hanina ben Dossa. Per Daniel Marguerat, « si è scoperto che nella varietà dei loro motivi e dei loro personaggi, queste storie erano come infinite variazioni di uno stesso genere stereotipato, che si trova in abbondanza nella cultura greco-romana.

Segni e miracoli erano la « merce di scambio » dei carismatici [o operatori di miracoli], la prova del loro rapporto intimo con Dio che concedeva loro questi poteri, scrive Paula Fredriksen. Flavio Giuseppe, così come alcune fonti rabbiniche più vicine e il Nuovo Testamento, conserva la memoria di questi individui. Un certo Eleazar scacciava i demoni dagli indemoniati; Hanina ben Dosa di Galilea guariva a distanza »; lo storico Geza Vermes vede un « sorprendente parallelo » tra questo potere taumaturgico e quello attribuito a Gesù nell’episodio della guarigione del figlio di un ufficiale, dove si suppone che Gesù agisca a distanza.

Altri carismatici comandavano la natura: Honi, il costruttore di cerchi (« Onias » in Giuseppe), e suo nipote Hanan avevano la fama di portare la pioggia. [Il valore dei miracoli come « segni », affermato nel Nuovo Testamento, è in linea con l’analisi degli storici, per i quali essi non sono una descrizione oggettiva dei fatti, ma un modo di esprimere una verità religiosa.

Daniel Marguerat indica in questo senso « che il racconto dei miracoli è un linguaggio religioso conosciuto fin dall’antichità, e che porta con sé un’ambizione molto più forte del ricordare un fatto meraviglioso del passato; questo linguaggio vive per protestare contro il male » Gli studiosi biblici classificano i miracoli di Gesù in diverse categorie. Gerd Theissen e Xavier Léon-Dufour hanno identificato trentatré motivi che compaiono nei racconti evangelici dei miracoli.

Il Nuovo Testamento presenta Gesù come guaritore ed esorcista i cui atti miracolosi sono inseparabili dalla sua parola di liberazione e quindi, nota Simon Claude Mimouni, il miracolo gioca un ruolo importante nella conversione al cristianesimo. Non appena iniziò il processo di separazione tra i giudei farisei e i giudei cristiani, i primi divennero sospettosi dei secondi a causa delle loro pratiche magiche – la letteratura rabbinica ha conservato prove di questa diffidenza.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

In quel tempo, quando i farisei furono usciti dalla sinagoga, si riunirono in consiglio contro Gesù per vedere come distruggerlo. Quando Gesù lo seppe, si ritirò da lì e molte persone lo seguirono ed egli le guarì tutte. Ma proibì loro di parlare di lui. In questo modo si sarebbero realizzate le parole del profeta Isaia: « Questo è il mio servo che ho scelto, il mio amato in cui mi sono compiaciuto ». Farò riposare il mio Spirito su di lui ed egli porterà il giudizio alle nazioni. Non litigherà, non griderà, non farà sentire la sua voce nelle strade. Non schiaccerà la canna ammaccata e non spegnerà lo stoppino che si sta spegnendo, finché non avrà portato a compimento il giudizio. Nel suo nome le nazioni riporranno la loro speranza. (Mt 12,14-21).

I farisei erano pieni di furore

Per Luca, i farisei, non persuasi dalla vista di questo miracolo, erano pieni di furore. Matteo, Marco e Luca indicano che i farisei avevano deciso di uccidere Gesù e cercavano i mezzi e le opportunità per realizzare il loro piano. Tale era già allora il loro odio, che crebbe fino alla fine. Gesù si ritirò di fronte alla crescente opposizione, con lo stesso senso di umiltà, carità e prudenza. Gesù guarì tutte le malattie delle persone che glielo chiedevano.

La fama di Gesù si diffuse tra la gente grazie alle guarigioni da lui compiute. Di fronte all’odio degli avversari e ai loro piani omicidi, lo scopo di questa difesa era perfettamente chiaro. Ciò che Matteo voleva mostrare compiutamente citando queste parole erano le parole con cui il Signore caratterizzava il Messia: la sua mitezza, la sua carità, la sua umiltà, il suo amore per il silenzio e per il ritiro. Questo è il motivo per cui Matteo proibisce a Gesù di pubblicare le sue azioni.

Matteo non esitò ad applicare questa profezia a Gesù Cristo, e in questo concordò con i migliori commentatori ebrei, con tutto il Nuovo Testamento, che mostrava nel servo del Signore il Messia promesso a Israele, e infine, e soprattutto, con il Salvatore stesso, che sanzionò questa interpretazione con la sua autorità divina. Questa citazione è stata fatta molto liberamente e a memoria, in parte secondo l’ebraico, in parte secondo la versione greca della Septuaginta, ma ha conservato il pensiero generale del profeta.

È molto notevole che questa parola di Dio, pronunciata per bocca del profeta : « Il mio amato, nel quale mi sono compiaciuto », si ritrovi alla lettera nelle due solenni testimonianze rese a Gesù. Il giudizio che Gesù doveva annunciare alle nazioni, per far trionfare, era la rivelazione della giustizia di Dio, che avveniva nella coscienza umana attraverso la predicazione della verità e della grazia, e che si consumerà nell’ultimo giorno come vittoria eterna del regno di Dio.

Una canna accartocciata, un lume che fuma invece di sprigionare una fiamma luminosa, è l’immagine di quei poveri di spirito, di quelle anime stanche e appesantite che Gesù non ha spezzato con la severità, ma ha risollevato, vivificato e salvato con il suo amore.

Il diacono Michel Houyoux

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◊ Essere Cristiani : clicca qui per leggere l’articolo → Omelia Sedicesima Domenica Tempo Ordinario - Anno C

◊ Carita Eubiana    : clicca qui per leggere l’articolo → Sedicesima domenica del tempo 

♥   Video Chi erano i farisei per gli ebrei ?

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Mercredi de la quinzième semaine du Temps Ordinaire – Année paire

Posté par diaconos le 12 juillet 2022

Mercredi de la quinzième semaine du Temps Ordinaire dans Catéchèse 116723634

# Les secrets de Fátima furent adressées en 1917 par la Vierge Marie à Lúcia dos Santos et à ses cousins Jacinta et Francisco Marto dans la petite ville de Fátima au Portugal. En juillet-août 1941, rédigeant son troisième Mémoire sur les apparitions, Lúcia dos Santos (devenue sœur Lucie) précisa, pour la première fois, que ce secret comprenait rois éléments différents, et elle en dévoila deux en 1941, le troisième ne fut révélé qu’en l’an 2000 par le pape Jean-Paul II. Une explication théologique fut donnée par le cardinal Ratzinger, alors préfet de la Congrégation pour la doctrine de la foi.
Son texte donna les critères de discernement d’une vision pour l’Église, ainsi que l’interprétation des éléments de cette vision dans la foi chrétienne. D’après le Cardinal Bertone, après les apparitions de la Vierge, les enfants gardèrent tout en mémoire, et Lucie, dernier témoin survivant, n’accepta de communiquer le contenu de ces secrets qu’après en avoir reçu l’ordre de son évêque (de Leiria), « et avec la permission de Notre-Dame ». Dans son Troisième Mémoire du 31 août 1941 adressé à l’évêque de Leira-Fatima, sœur Lucie relata le premier secret. Dans son quatrième mémoire daté du 8 décembre 1941, Lucie reprit la première révélation et y ajouta la seconde révélation.
La troisième partie du  secret  fut écrite « sur l’ordre de l’Évêque de Leiria le 3 janvier 1944. Elle fut rédigée sur une lettre à part, mise dans une enveloppe scellée, sur laquelle sœur Lucie écrivit que cette lettre ne put être ouverte qu’après 1960. La lettre fut remise à l’évêque de Leiria-Fatima de l’époque. Lucie indiqua que seul le patriarche de Lisbonne ou l’évêque de Leiria furent autorisés à l’ouvrir après cette date. L’enveloppe scellée fut gardée par l’évêque de Leiria. Puis, pour mieux conserver le secret, l’enveloppe fut remise le 4 avril 1957 aux Archives secrètes du Vatican.
L’évêque de Leiria prévint sœur Lucie de ce transfert du document. Le 17 août 1959, le père Pierre-Paul Philippe, commissaire du Saint-Office, porta au pape Jean XXIII l’enveloppe contenant le troisième secret de Fatima. Mais le pape décida de ne pas le publier. Paul VI, le 27 mars 1965, lut le contenu de la lettre (avec le Substitut Mgr Angelo Dell’Acqua),écida lui aussi de ne pas publier le texte. Après la tentative d’assassinat de Jean-Paul II du 13 mai 1981, le pape Jean-Paul II demanda l’enveloppe contenant la troisième partie du secret. Le cardinal Franjo Šeper remit le 18 juillet 1981, deux enveloppes : l’une avec le texte original de sœur Lucie en portugais, et l’autre, avec la traduction du texte en italien. . En avril 2000, Lucie confirma au cardinal Bertone que la lettre et le texte du  troisième secret furent bien ceux qu’elle rédigea en janvier 1944.

De l’Évangile de Jésus Christ selon  Matthieu

En ce temps-là, Jésus prit la parole et dit : «  Père, Seigneur du ciel et de la terre, e proclame ta louange : ce que tu as caché aux sages et aux savants, tu l’as révélé aux tout-petits. Oui, Père, tu l’as voulu ainsi dans ta bienveillance. Tout m’a été remis par mon Père ; personne ne connaît le Fils, sinon le Père, et personne ne connaît le Père, sinon le Fils, et celui à qui le Fils veut le révéler.  » (Mt 11, 25-27)

Les choses révélées aux enfants

En ce temps-là, dans le style de l »évangile selon Matthieu, est une expression vague. Luc  les plaça au moment du retour des soixante-dix disciples, et cette action de grâce, que Jésus prononça en tressaillant de joie, eut pour cause les succès qu’eurent parmi le peuple ces premiers messagers de l’Évangile. Quelques interprètes leur assignèrent le moment du retour des douze après leur première mission.  « Prenant la parole » est un hébraïsme qui veut dire : commencer à parler, mais toujours pour répondre à une idée ou à un sentiment de ceux qui furent.

Les titres que Jésus donna à Dieu expriment l’amour éternel (Père !) et la souveraine puissance (Seigneur du ciel et de la terre), se manifestant dans les dispensations mêmes qui font l’objet de cette louange : cacher aux uns, révéler aux autres. Ces choses ainsi cachées ou révélées (non à l’extérieur, mais dans leur sens intime et vivant), ce sont les vérités du royaume de Dieu que Jésus apportait au monde, l’Évangile de la grâce.

Les sages et intelligents étaient, au temps de Jésus, les scribes, les pharisiens. Ce sont, dans tous les temps, ceux qui sont tels à leurs propres yeux, et à qui, par cela même, la vérité divine paraît méprisable. Les enfants, ce sont les petits et les simples, tels que les premiers disciples de Jésus en Galilée, qui, étrangers à la sagesse et à la science des écoles, sentant leur ignorance et leurs besoins, recevaient avidement la lumière d’en haut.

Tels doivent redevenir devant Dieu les savants eux-mêmes pour entrer à l’école de Jésus-Christ. Jésus loua Dieu pour l’une et l’autre des actions indiquées et qui furent inséparables, aussi bien de ce qu’il cacha que de ce qu’il révéla :   »À l’orgueil de l’intelligence, il est répondu par l’aveuglement, à la simplicité du cœur qui veut la vérité, par la révélation.  » (Gess)

Jésus confirma solennellement son action de grâce et en indiqua la raison suprême. La bienveillance se Dieu, est fondé dans sa justice et son amour. Devant toi, hébraïsme qui signifie à tes yeux, à ton jugement. Encore tout rempli du sentiment de reconnaissance qui éleva son âme à Dieu, Jésus se tourna vers ses disciples et leur communiqua les vérités les plus profondes sur sa personne. Il vint de dire que le Père se révèle aux enfants  ; mais il ne se révéla qu’en son Fils, à qui il remis toutes choses.

Cette relation avec les paroles qui suivent montre que cette expression a un sens spirituel, mais la relation avec  les miracles accomplis, jugement à exercer conduit à la prendre dans un sens plus étendu et à ne poser aucune limite quelconque à cette déclaration.  En remettant toutes choses au Fils pour la rédemption du monde, Dieu ne cessa pas de régner ; mais comme il gouverne le monde en vue de cette rédemption, il reste vrai que tout est remis au Fils, tout, jusqu’au jugement éternel, qui sera le couronnement de Son œuvre.

Cette déclaration est la raison de celle qui suit, à laquelle Jésus passa par un simple et, qui logiquement signifie : voilà pourquoi  connaître, dans le langage des Écritures, ne signifie jamais une simple action de l’intelligence, parfaitement insuffisante quand il s’agit de choses divines. Ce mot suppose toujours une connaissance expérimentale rendue complète par l’amour et la vie. La déclaration de Jésus fut d’une vérité absolue. Mais quel rapport mystérieux, ineffable, unique, entre le Fils et le Père fut révélé  ! Qui est-il, l’Être que Dieu seul connaît et qui seul connaît Dieu  ?

II faut pour cela qu’il soit avec Dieu dans cette unité d’esprit, d’amour, de volonté, d’essence, qui l’autorisait à dire : « Moi et le Père sommes un  » Et comme le Père a le pouvoir de révéler et de cache, le Fils aussi révèle le Père à qui il veut. Il s’agit de cette révélation intérieure qui n’a lieu que par une communion vivante avec le Fils, et par laquelle il nous fait part de la connaissance unique qu’il a du Père. Qui, en écoutant cette grande déclaration de Jésus sur sa personne, ne la croirait tirée de l’Évangile de Jean ? Pour Matthieu et Luc, elle confirmèrent le quatrième évangile, et identifièrent le témoignage de ce dernier avec celui des synoptiques.

 Et comme le Père a le pouvoir de révéler et de cache, le Fils aussi révèle le Père à qui il veut. Il s’agit de cette révélation intérieure qui n’a lieu que par une communion vivante avec le Fils, et par laquelle il nous fait part de la connaissance unique qu’il a du Père. Qui, en écoutant cette grande déclaration de Jésus sur sa personne, ne la croirait tirée de l’Évangile de Jean ? Pour Matthieu et Luc, elle confirmèrent le quatrième évangile, et  identifièrent le témoignage de ce dernier avec celui des synoptiques

Liens avec d’autres sites web chrétiens

◊  Catholique.org. : cliquez ici pour lire l’article →  mercredi, 15ème semaine du temps ordinaire de l’année C

◊  Abbaye Notrte DEame Port du Salut (France)  : cliquez ici pour lire l’article → Homélie – Mercredi 15e semaine du Temps Ordinaire – Année paire

♥  KTOTV Dieu le Père fait de nous des fils

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Vous demandez, mais vous ne recevez rien ; en effet, vos demandes sont mauvaises

Posté par diaconos le 12 juillet 2022

10 versets bibliques sur la prière

De la lettre de saint Jacques

Bien-aimés,  d’où viennent les guerres, d’où viennent les conflits entre vous ? N’est-ce pas justement de tous ces désirs qui mènent leur combat en vous-mêmes ? Vous êtes pleins de convoitises et   vous n’obtenez rien, alors vous tuez ; vous êtes jaloux et vous n’arrivez pas à vos fins, alors vous entrez en conflit et vous faites la guerre. Vous n’obtenez rien parce que vous ne demandez pas ; vous demandez, mais vous ne recevez rien ; en effet, vos demandes sont mauvaises, puisque c’est pour tout dépenser en plaisirs. Adultères que vous êtes !

Ne savez-vous pas que l’amour pour le monde rend ennemi de Dieu ? Donc celui qui veut être ami du monde se pose en ennemi de Dieu.  Ou bien pensez-vous que l’Écriture parle pour rien quand elle dit : Dieu veille jalousement sur l’Esprit qu’il a fait habiter en nous ? Dieu ne nous donne-t-il pas une grâce plus grande encore ? C’est ce que dit l’Écriture : Dieu s’oppose aux orgueilleux, aux humbles il accorde sa grâce.

Soumettez-vous donc à Dieu, et résistez au diable : il s’enfuira loin de vous.  Approchez-vous de Dieu, et lui s’approchera de vous. Pécheurs, enlevez la souillure de vos mains ; esprits doubles, purifiez vos cœurs. Reconnaissez votre misère, prenez le deuil et pleurez ; que votre rire se change en deuil et votre joie en accablement. Abaissez-vous devant le Seigneur, et il vous élèvera. (Jc 4, 1-10)

La médisance

 Les passions qui créent des dissensions et rendent la prière impuissante. Vos querelles viennent des mauvaises passions qui vous agitent. Vos prières ne sont pas exaucées, parce qu’elles sont inspirées par la soif de jouir . L’amour du monde et l’humble soumission à Dieu  L’Écriture Sainte enseigne que Dieu nous aime d’un amour jaloux ? Dieu nous accorde une grâce d’autant plus excellente. C’est pour cela qu’un autre passage dit : « Il résiste aux orgueilleux, mais fait grâce aux humbles. »

Soumettons -nous à Dieu, c’est le moyen de vaincre le démon. Approchons-nous de Dieu, pour qu’il s’approche de nous. Humilions-nous devant Lui pour qu’il nous élève. Médire telle personne ou la juger, c’est se mettre au-dessus de la loi. Nos espérances  dé­çues nous rem­plissent d’en­vie les uns contre les autres. La haine mor­telle qui est un meurtre aux yeux de Dieu.  (Mt 5, 21 ; 1 Jn 3, 15). L’a­dul­tère (Mt 12, 39) consiste dans l’in­fi­dé­lité , in­com­pa­tible avec l’a­mour de Dieu (Mt 6 .24 ; Rm  8, 7).

L’amour de Dieu pour son peuple, qui va jus­qu’à la ja­lou­sie, a son point de dé­part dans la com­pa­rai­son de l’a­mour conju­gal ap­pli­quée aux re­la­tions de Dieu avec les siens. Ce qu’il y a de par­ti­cu­lier, c’est qu’il in­dique, comme ob­jet de cet amour ja­loux, l’esprit qu’il  fit habiter en nous, non le Saint-Es­prit com­mu­ni­qué au chré­tien (Rm 8, 9), mais plu­tôt l’es­prit dont toute personne est douée. (Jc 2, 26 ; Gn 2, .7).

Nous don­nons prise au diable, qui nous in­duit à ai­mer le monde, par notre or­gueil, notre dé­sir d’une in­dé­pen­dance illu­soire ; au contraire, nous triom­phons de lui par une humble soumission de notre cœur à Dieu et à sa sainte vo­lonté (1 P 5, 6 ; 1 P 5, 8-9).  Nos mains, ins­tru­ments des ac­tions, sont le sym­bole de toute notre conduite. Pour qu’elles soient nettoyées, nous devons  en priorité  que notre cœur, source de toute la vie, soit purifié (Ps 24, 4 ; 1 P 1, 22), rendu chaste, dé­gagé de cet adul­tère spi­ri­tuel qui ré­sulte d’une âme partagée entre Dieu et le monde.

Ces ex­hor­ta­tions, qui ren­ferment tout le se­cret de la conver­sion (Lc 18, 13) et de la vie chré­tienne s’ins­pirent des dis­cours de Jé­sus (Mt 5, 3-4 ; Lc 6, 21 et sui­vants). Comme un arbre, afin de s’élever bien haut, doit d’abord enfoncer ses racines profondément dans la terre, de même quiconque n’a pas son cœur affermi par les profondes racines de l’humilité ne s’élève que pour une ruine certaine. (Saint Augustin)

Compléments

◊ Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article → Celui qui m’accueille ne m’accueille pas moi, mais Celui qui m’a envoyé. (Mc 9,37)

◊Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article →  Catéchèse sur la prière

◊ Un exemple de prière  : cliquez ici pour lire l’article →  Prière à saint Mutien-Marie Wiaux. (1841-1917)

Liens avec d’autres sites web chrétiens

◊ Totus Tuus : cliquez ici pour lire l’article →   Pourquoi tant de nos prières ne sont pas exaucées ?

◊  Apprendre à prier : cliquez ici pour lire l’article → La prière de demande

 Vidéo Comment devons-nous prier ?

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