
Ascoltare, conoscere e seguire Gesù
# La torre incompiuta è una parabola scritta nel Vangelo di Luca. Affronta i temi della riflessione, della rinuncia e del perdono. Il Dottore della Chiesa Gregorio Magno ha dedicato la sua omelia 37 a questo passo della Bibbia. Ha intitolato il suo discorso « Le condizioni del discepolato ». « Se la nostra anima tiene conto della natura e dell’abbondanza di ciò che le viene promesso in cielo, farà buon uso di tutto ciò che possiede su questa terra », dice Gregorio Magno. « Ma queste grandi ricompense possono essere ottenute solo con grandi e laboriose prove… Dobbiamo far precedere tutte le nostre azioni da uno sforzo di riflessione…
… Lavate le macchie dei vostri peccati con le vostre lacrime, asciugatele con le elemosine, espiatatele con il santo sacrificio. Il santo conclude dicendo che bisogna riporre la propria speranza nel Redentore e non nei beni materiali. Il domenicano Giovanni Tauler precisa che per quanto riguarda il portare la propria croce, per quanto riguarda la rinuncia: « È quindi giusto che pratichiamo la piena rinuncia per acquisire il bene puro che è Dio, e che in questo modo seguiamo il nostro Capo. Per lui è necessario saper perdere tutto per Dio, e anche soffrire.
Il tesoro nascosto sono i Vangeli per Giovanni Crisostomo2. La cosa più importante per un uomo è avere fede. Ma non lasciandola sola, bensì alimentandola con azioni che seguano i valori difesi da Gesù, come la carità, il perdono e soprattutto l’ascolto, precisa. Ne parla citando un’altra metafora: la parabola della rete.
La parabola sul banchetto di nozze di Gesù Cristo si conclude con la frase che è diventata un famoso proverbio : « Molti sono i chiamati, ma pochi gli eletti ». Questa frase riassume da sola la spiegazione della metafora e ricorda molte altre parabole di Cristo: bisogna credere e seguire le virtù della Chiesa per essere scelti ed entrare in Paradiso, non nelle tenebre della dannazione. Jan Luyken: L’uomo senza abito nuziale, dalla Bibbia di Bowyer. Questa parabola compare anche nel libro dei Proverbi.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca
In quel tempo grandi folle andavano con Gesù, ed egli si voltò e disse loro : « Se qualcuno viene a me e non mi preferisce a suo padre, a sua madre, a sua moglie, ai suoi figli, ai suoi fratelli e sorelle e perfino alla sua stessa vita, non può essere mio discepolo ». Chi non porta la sua croce per seguirmi non può essere mio discepolo. Chi di voi, quando vuole costruire una torre, non si mette prima a calcolare il costo e a vedere se ha abbastanza per andare fino in fondo ?
Perché se getta le fondamenta e non è in grado di finire, tutti quelli che lo vedranno rideranno di lui : « Ecco un uomo che ha iniziato a costruire e non è stato in grado di finire ! » E quale re c’è che, andando in guerra contro un altro re, non inizia sedendosi per vedere se può, con diecimila uomini, affrontare l’altro che sta marciando contro di lui con ventimila ? Se non può, invia una delegazione quando l’altro è ancora lontano per chiedere le condizioni di pace. Quindi, chi di voi non rinuncia a tutto ciò che è suo non può essere mio discepolo. (Lc 14, 25-33)
Condizioni per seguire Gesù
Grandi folle seguirono Gesù. Gesù li avvertì che per essere suoi discepoli dovevano essere in grado di odiare i propri simili e portare la propria croce mentre lo seguivano. Due parabole per insegnare la previsione L’uomo che costruì una torre Gesù invitò chi decideva di costruire una torre a calcolarne il costo, per non essere deriso se non fosse riuscito a portare a termine la sua impresa. Il tesoro nascosto è costituito dai Vangeli per Giovanni Crisostomo. La cosa più importante per un uomo è avere fede. Ma non lasciandola sola, bensì alimentandola con azioni che seguano i valori difesi da Gesù, come la carità, il perdono e, soprattutto, l’ascolto, dice. Ne parla citando un’altra metafora: la parabola della rete. Che siano prudenti, come un re che va in guerra solo se si sente abbastanza forte da vincere.
Chi non rinuncia a tutto non può essere discepolo di Gesù. I discepoli avevano un ruolo bellissimo, quello del sale, ma se non lo svolgevano, la loro condizione era ancora più miserabile. Chi ha orecchie per ascoltare, ascolti. Dopo aver lasciato la casa del fariseo, Gesù tornò a Gerusalemme. Tra la grande folla che lo accompagnava c’erano anche i pellegrini che si recavano a Gerusalemme per la festa di Pasqua. C’era ancora una spinta entusiastica e carnale tra la maggior parte di loro; Gesù, per chiarire ogni equivoco e metterli in guardia da una professione affrettata, diede loro un avvertimento serio, persino severo. »E chi non porta la propria croce e non mi segue, non può essere mio discepolo » (Lc 14, 27).
La rinuncia assoluta prescritta da Gesù non basta a fare di un uomo un suo discepolo; non ci sono solo affetti e beni da sacrificare, ci sono sofferenze da sopportare in quello spirito di obbedienza e di amore di cui Gesù stesso era animato e di cui doveva dare l’esempio fino all’ultimo respiro. Queste sofferenze avevano come emblema lo strumento usato per il supplizio di Gesù. Come Gesù, ogni discepolo ha la sua croce, che deve portare mentre lo segue. Ma la croce è sempre e per tutti uno strumento di ignominia, di sofferenza e di morte.
« E chi non porta la propria croce e non mi segue, non può essere mio discepolo » (Lc 14,27). (Lc 14,27). La rinuncia assoluta prescritta da Gesù non è sufficiente per fare di un uomo un suo discepolo; non ci sono solo affetti e beni da sacrificare, ci sono sofferenze da sopportare in quello spirito di obbedienza e di amore di cui Gesù stesso era animato e di cui doveva dare l’esempio fino all’ultimo respiro. Queste sofferenze avevano come emblema lo strumento usato per il supplizio di Gesù. Come Gesù, ogni discepolo ha la sua croce, che deve portare mentre lo segue. Ma la croce è sempre e per tutti uno strumento di ignominia, di sofferenza e di morte.
« Lo scopo di questa parabola, come della successiva, è quello di motivare l’esortazione, implicita nella regola precedente, a esaminare se stessi per vedere se si è in grado di soddisfare queste severe condizioni. Essere discepoli di Gesù, seguirlo, imitarlo in tutto, fino alla croce, fino alla morte, è un compito difficile, molto più al di sopra delle nostre forze di quanto la costruzione di una torre o di una fortezza sia al di sopra della fortuna di un povero; non è quindi con l’effimero entusiasmo di una prima emozione religiosa che si deve intraprendere questa difficile carriera.
Bisogna sedersi, riflettere, calcolare il costo, prima di fare un’alta professione di discepolo di Gesù. Senza questa precauzione, si corre il rischio di provocare lo scherno del mondo e di diventare causa di discredito per il Vangelo. La seconda parabola ha lo stesso significato della prima, con la differenza che la vita cristiana non è più paragonata a una torre che richiede grandi spese per essere costruita, ma a una guerra pericolosa contro un nemico la cui forza è di gran lunga superiore a quella che possiamo opporre da soli. Sarebbe meglio rimanere in pace con questo nemico piuttosto che esporsi a vergognose sconfitte.
« Preferirei rimanere un uomo onesto, religiosamente oscuro, piuttosto che diventare la cosa più triste del mondo, un cristiano incoerente. » (Godet) Questa è stata la conclusione dell’intero discorso. C’è qualcosa che colpisce in questa parola ripetuta per la terza volta: non puoi essere mio discepolo.
Il diacono Michel Houyoux
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