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Rien de nouveau sous le soleil

Posté par diaconos le 20 septembre 2022

Il n'y a rien de nouveau sous le soleil, mais il y a aussi tout un tas de vieux trucs que nous ignorons.  - Ambrose Bierce

L’Ecclésiaste ou le Qohélet, « celui qui s’adresse à la foule ») est un livre de la Bible hébraïque et donc de l’Ancien Tesrament, faisant partie des Ketouvim, présent dans tous les canons. Considéré comme une sorte de portrait autobiographique1, ce livre est rédigé par un auteur qui se présente en tant que Qohèleth, fils de David, et ancien roi d’Israël à Jérusalem. La fin du livre lui attribue également la rédaction de Proverbes. Il a été quelque temps identifié à Salomon, ce qui fut contesté par Voltaire et les exégètes modernes après lui, qui datent l’œuvre du troisième siècle avant Jésus-Christ, pendant la période hellénistique. où les Juifs furent influencés par les divers systèmes philosophiques grecs comme l’épicurisme et le stoïcisme.

Du livre de l’Ecclésiate

Vanité des vanités, disait Qohèleth. Vanité des vanités, tout est vanité ! Quel profit l’homme retire-t-il de toute la peine qu’il se donne sous le soleil ? Une génération s’en va, une génération s’en vient, et la terre subsiste toujours. Le soleil se lève, le soleil se couche ; il se hâte de retourner à sa place, et de nouveau il se lèvera. Le vent part vers le sud, il tourne vers le nord ; il tourne et il tourne, et recommence à tournoyer. Tous les fleuves vont à la mer,  et la mer n’est pas remplie ; dans le sens où vont les fleuves, les fleuves continuent de couler.

Tout discours est fatigant, on ne peut jamais tout dire. L’œil n’a jamais fini de voir, ni l’oreille d’entendre. Ce qui a existé, c’est cela qui existera ; ce qui s’est fait, c’est cela qui se fera ;  rien de nouveau sous le soleil. Y a-t-il une seule chose dont on dise :  «  Voilà enfin du nouveau ! «   Non, cela existait déjà dans les siècles passés. Mais, il ne reste pas de souvenir d’autrefois ; de même, les événements futurs  ne laisseront pas de souvenir après eux. Au lieu d’être présenté sous la forme d’une thèse, comme ce serait sans doute le cas si nous avions ici un traité didactique, le sujet est indiqué avec toute la vivacité d’une impulsion personnelle.

Une exclamation : Vanité des vanités ! Une question : Quel profit l’homme retire-t-il  ? Tout ce livre est là. Entouré de vanités, l’Ecclésiaste cherche partout un profit, quelque chose de réel à saisir en fait de bonheur. Vanité des vanités. C’est sous cette forme que l’hébreu exprime le superlatif. Tout est vanité. Que tout soit vanité, c’est là la vanité suprême. S’il y avait une seule chose qui ne fût pas vaine, on pourrait prendre son parti de la vanité de tout le reste. Ce qui reste, déduction faite des non-valeurs, des illusions, des déceptions. Montrez-moi un résultat certain et durable du travail de l’homme pendant sa vie et je rétracte mon affirmation.

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Ventiseiesima domenica del Tempo Ordinario dell’anno C

Posté par diaconos le 20 septembre 2022

L'homme riche et le pauvre Lazare (Lc 16,14-31) | Au Large Biblique

# Ippolito di Roma scrisse un trattato sul purgatorio basato su Luca 16:19-31. La parabola fornisce anche una delle fonti del concetto di limbo. Jacques Bénigne Bossuet ne faceva spesso uso. Nella Spe Salvi, Papa Benedetto XVI ha detto che nella parabola del ricco e del povero Lazzaro, Gesù ha messo in guardia da un’anima devastata dall’arroganza e dall’opulenza, che ha creato essa stessa un divario invalicabile tra sé e il povero: il divario dell’essere rinchiusi nei piaceri materiali, il divario dell’aver dimenticato l’altro, dell’essere incapaci di amare, che ora si trasforma in una sete bruciante e ormai insanabile.

Benedetto XVI ha affermato che questa parabola non parla del destino definitivo dopo il Giudizio Universale, ma riprende una concezione presente nell’antico giudaismo, ossia la concezione di una condizione intermedia tra la morte e la resurrezione, uno stato in cui manca ancora la sentenza finale. Secondo il Papa, in questo stato sono possibili purificazioni e guarigioni che rendono l’anima pronta per la comunione con Dio: la Chiesa primitiva ha fatto proprie queste concezioni, da cui si è sviluppata gradualmente la dottrina del purgatorio nella Chiesa occidentale.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca

In quel tempo Gesù disse ai farisei : « C’era un uomo ricco, vestito di porpora e di lino finissimo, che ogni giorno dava feste sontuose. Fuori dalla sua porta giaceva un povero uomo di nome Lazzaro, coperto di piaghe. Voleva essere saziato con ciò che cadeva dalla tavola del ricco, ma i cani vennero a leccare le sue piaghe. Così il povero morì e gli angeli lo portarono da Abramo. Anche il ricco morì e lo seppellirono. Quando si trovava nell’Ade, veniva torturato e, quando alzò lo sguardo, vide Abramo in lontananza e Lazzaro vicino. Allora gridò: « Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per raffreddare la mia lingua.

Nell’Ade veniva torturato e, guardando in alto, vide Abramo da lontano e Lazzaro vicino. Allora gridò : « Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell’acqua per raffreddare la mia lingua, perché sto soffrendo terribilmente in questa fornace ». Abramo rispose : « Figlia mia », disse,  ricorda che tu hai ricevuto la felicità durante la tua vita e Lazzaro la disgrazia durante la sua. Ora lui trova qui la consolazione e voi la sofferenza. E oltre a tutto questo, è stato tracciato un grande abisso tra voi e noi, cosicché coloro che vorrebbero passare a voi non possono farlo, né possono passare a noi da lì. Il ricco rispose : « Ebbene, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre ». Perché io ho cinque fratelli: che egli porti loro la sua testimonianza, per evitare che anch’essi vengano in questo luogo di tortura! ».

Abramo gli disse:    »Hanno Mosè e i Profeti : li ascoltino ! ». No, padre Abramo ma se uno dei morti viene da loro, si convertiranno ». Abramo rispose : « Se non ascoltano Mosè e i Profeti, qualcuno potrà anche risorgere dai morti, ma non saranno convinti ». (Lc 16,19-31)

Parabola dell’uomo ricco e di Lazzaro

Un uomo ricco godeva di un grande lusso nel vestiario e nel cibo. Lazzaro giaceva fuori dalla sua porta, coperto di piaghe, desiderando le briciole della sua tavola; i cani aumentavano la sua sofferenza. L’uomo ricco fu sepolto. Nell’Ade, nel mezzo della sofferenza, vide da lontano Lazzaro nel seno di Abramo. Pregò Abramo di mandare Lazzaro a raffreddare la sua lingua con la punta del dito intinto nell’acqua.

Abramo rifiutò : la disgrazia del ricco, così come la felicità di Lazzaro, erano il giusto compenso delle loro rispettive condizioni sulla terra; inoltre, un abisso invalicabile li separava. Che Abramo mandi almeno Lazzaro a testimoniare ai suoi cinque fratelli. Abramo rispose che era sufficiente che ascoltassero Mosè e i profeti. Il ricco disse che la ricomparsa di un morto avrebbe portato alla loro conversione.

Un uomo ricco ; questa parola è usata molto spesso in senso sfavorevole nelle Scritture. Il racconto di quest’ultima rivendicherà in modo eclatante i gravi avvertimenti che Gesù ha appena dato agli avidi farisei che lo stavano deridendo, e completerà l’applicazione della parabola precedente. La porpora con cui questo ricco si è sontuosamente vestito era la veste esterna, il mantello, mentre il lino fine, un tessuto prezioso prodotto in Egitto, costituiva la tunica. Un’unica caratteristica dipinge il suo stile di vita: faceva festa ogni giorno in modo magnifico.

Vivere nel lusso, abbandonarsi ai piaceri dei sensi, rimanendo egoisticamente indifferenti ai bisogni e alle sofferenze dei poveri: questa era la condotta di quest’uomo ricco. La sua fine fu un monito tanto più universale e terribile per gli onorevoli egoisti che si trovano a migliaia nella società di tutti i tempi. Se Gesù ha dato un nome a questo povero mentre non ha dato un nome al ricco, è stato intenzionale; voleva indicare che questo Lazzaro cercava e trovava aiuto in Dio e che in mezzo alla sua miseria era un pio israelita.

Questa è stata l’unica volta in cui Gesù ha dato un nome a un personaggio di una parabola. I Padri della Chiesa e Calvino conclusero che stava raccontando una storia vera. Oltre alla povertà, quest’uomo sfortunato era malato e sofferente. La porta del ricco si riferisce alla porta d’ingresso, il cancello, che nelle grandi case conduceva al cortile interno. Il povero era stato gettato lì dentro; questa espressione tradisce la noncuranza delle persone che, avendolo depositato lì, lo hanno abbandonato nella sua miseria.

L’ambizione del povero era molto modesta ; si limitava alle briciole che cadevano dalla sontuosa tavola del ricco. Gli sono stati dati ? Le sue ferite non erano nemmeno fasciate e quei cani, venendo a leccarle, aumentavano il suo dolore. Gesù ha rappresentato qui la felicità del cielo sotto l’immagine di un banchetto celebrato con i patriarchi, in una comunione piena di gioia.

Ora, mentre sedevano a tavola semisdraiati su un divano, si chinavano sul petto del loro vicino. L’amico più intimo del padre di famiglia, quello a cui voleva rendere più onore, occupava questo posto molto vicino a lui. Tra gli ebrei, Abramo era considerato la figura più venerata ed elevata della loro storia, per cui è facile capire quale onore e felicità questa frase della parabola conferisse a Lazzaro. Poi arrivò l’ultimo atto della sua esistenza terrena: fu sepolto. Il ricco riconobbe Abramo e Lazzaro.

Questo dettaglio dimostra che la personalità sussiste nel mondo invisibile e che le anime sono in relazione tra loro. Nel mondo invisibile, la memoria è per alcuni motivo di tormento, per altri fonte di consolazione e gioia. Ciò che il ricco doveva ricordare era che durante la sua vita aveva i suoi beni, quelli che si era appropriato per sé, quelli che aveva goduto da egoista, gli unici che desiderava e cercava; ne aveva fatto il suo idolo, il suo dio; questa era la causa del suo tormento.

Lazzaro aveva i mali che sopportava come pio israelita ; erano la sua prova e il ricco non pensava di alleviarli. Il castigo, buono o cattivo che sia, sarà la severa conseguenza della vita di ogni uomo. Ciò che semina, lo raccoglierà anche : « Non lasciatevi ingannare: Dio non si fa beffe di noi ». Ciò che un uomo semina, lo raccoglierà anche. (Gal 6, 7) Il ricco fece una terribile scoperta: che una vita come la sua sulla terra portava necessariamente al luogo in cui si trovava; e poiché non poteva più chiedere nulla per sé, si ricordò dei suoi fratelli, che vivevano come lui ; così pregò che Lazzaro fosse mandato da loro per testimoniare la realtà del mondo invisibile e il pericolo di arrivare in quel luogo di tormento.

Parlando così, parte da un pregiudizio che, se fosse fondato, sarebbe la sua scusa : è che l’uomo ha bisogno, oltre alle rivelazioni divine, di avvertimenti straordinari, miracolosi, per portarlo alla fede. Non osava dire che ne era stato privato e che la sua disgrazia veniva da lì. Pentirsi, cambiare completamente le disposizioni più intime della coscienza e del cuore: questo è ciò che Gesù mise in bocca a questo sventurato, per far sentire ai suoi ascoltatori che ciò che gli mancava era la causa della sua vita mondana e della sua rovina. Ma il ricco, illuminato com’era, persistette nel suo errore, immaginando che se la verità fosse stata annunciata ai suoi fratelli da un morto tornato in vita, avrebbe prodotto in loro pentimento e fede. Gesù lo ha negato.

 Il Diacono Michel Houyoux

Collegamenti ad altri siti web cristiani

◊ Qumran : clicca qui per leggere l’articolo →   Testi – XXVI Domenica del Tempo Ordinario (Anno C)

◊ Mons Jôao S. Clá Dias : clicca qui per leggere l’articolo → XXVI Domenica del Tempo ordinario – (Anno – C)

Video La parabola del Ricco Epulone e del mendicante Lazzaro

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Mercredi de la vingt-cinquième semaine du Temps Ordinaire dans l’année C

Posté par diaconos le 20 septembre 2022

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De l’Évangile de Jésus Christ selon Matthieu

En ce temps-là, Jésus sortit de Capharnaüm et vit, en passant, un homme, du nom de Matthieu, assis à son bureau de collecteur d’impôts. Il lui dit : « Suis-moi. » L’homme se leva et le suivit. Comme Jésus était à table à la maison, voici que beaucoup de publicains (c’est-à-dire des collecteurs d’impôts) et beaucoup de pécheurs vinrent prendre place avec lui et ses disciples. Voyant cela, les pharisiens disaient à ses disciples : « Pourquoi votre maître mange-t-il avec les publicains et les pécheurs ? »

Jésus, qui avait entendu, déclara : « Ce ne sont pas les gens bien portants qui ont besoin du médecin, mais les malades. Allez apprendre ce que signifie : Je veux la miséricorde, non le sacrifice. En effet, je ne suis pas venu appeler des justes, mais des pécheurs.» ( Mt 9, 9-13)

Viens, suis moi !

Saint Mathieu  est le saint patron des comptables, des collecteurs d’impôts  et des vigiles. Dans son évangile, il raconte l’appel fait par Jésus à un certain Matthieu publicain, l’un des percepteurs de taxes douanières à la solde des Romains. Il est aussi appelé Lévi à ne pas confondre avec le personnage de Lévi cité dans le  livre de la Genèse dans l’Ancien Testament. Le regard de Jésus est un regard d’amour, un regard qui accueille, qui illumine, qui relève. Jésus es le Fils de Dieu fait homme, et agit en tout comme un homme. Jésus aimerait être accueilli chez chaque personne ; il appelle des gens  à entrer à son service. dans ta miséricorde inépuisable, Seigneur, tu as choisi le publicain Matthieu pour en faire un apôtre ; donne-nous, par sa prière et à  son exemple, de suivre le Christ et de nous attacher à lui fermement.

«  Suis-moi. » Jésus alla chez Matthieu pour lui proposer de venir à son service pour l’accompagner dans sa mission d’évangélisation. Marchons aussi, avec Jésus, dans notre travail, à la maison, au cœur de notre paroisse. À l’inverse des pharisiens, réjouissons nous des joies des autres. L’amour du Christ est infini et inconditionnel, il y en a pour tout le monde ! Les réussites, les joies des autres, lorsqu’ils accueillent l’amour de Dieu, cela ne m’enlève rien, au contraire ! Jésus sauve, il nous appelle et il vient pour nous guérir.

Nous avons tous une place à sa table, où d’ailleurs les prostituées et les pécheurs sont invités : «Amen, je vous le déclare : les publicains et les prostituées vous précèdent dans le royaume de Dieu.»  Mt 21, 31) Jésus se montra miséricordieux envers les collecteurs d’impôts et les pécheurs parce qu’il éprouva pour eux la même tendresse que pour les personnes qui sont physiquement malades. Sentons-nous poussés à cultiver une telle miséricorde et à aider les personnes qui sont en difficulté, en particulier sur le plan spirituel ?

Michel Houyoux, diacre permanent

Compléments

◊ Devenir disciples de Jésus : cliquez ici pour lire l’article → Aime Dieu et ton prochain

◊ Enseignement  : cliquez ici pour lire l’article →  Saint Matthieu Apôtre et évangéliste (21 septembre)

Liens avec d’autres sites web chrétiens

◊ Catholique.org   : cliquez ici pour lire l’article →  Suis-moi – Les méditations

◊ Fraternité éducative La Salle  : cliquez ici pour lire l’article →  Suis-moi. L’homme se leva et le suivit

♥  Vidéo VIENS, SUIS-MOI – les moines de Béthleem.

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