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Chacun, qu’il soit esclave ou libre, sera rétribué par le Seigneur selon le bien qu’il aura fait

Posté par diaconos le 25 octobre 2022

Exode 20:12 fdb - Verset Du Jour

De la lettre de Paul aux Éphésiens

Frères, par respect pour le Christ, soyez soumis les uns aux autres. Vous, les enfants, obéissez à vos parents dans le Seigneur, car c’est cela qui est juste : « Honore ton père et ta mère » , c’est le premier commandement qui soit assorti d’une promesse :   ainsi tu seras heureux et tu auras longue vie sur la terre. Et vous, les parents, ne poussez pas vos enfants à la colère, mais élevez-les en leur donnant une éducation et des avertissements inspirés par le Seigneur. Vous, les esclaves, obéissez à vos maîtres d’ici-bas comme au Christ, avec crainte et profond respect, dans la simplicité de votre cœur.

Ne le faites pas seulement sous leurs yeux, par souci de plaire à des hommes, mais comme des esclaves du Christ qui accomplissent la volonté de Dieu de tout leur cœur, et qui font leur travail d’esclaves volontiers, comme pour le Seigneur et non pas pour des hommes. Car vous savez bien que chacun, qu’il soit esclave ou libre, sera rétribué par le Seigneur. selon le bien qu’il aura fait. Et vous, les maîtres, agissez de même avec vos esclaves, laissez de côté les menaces. Car vous savez bien que, pour eux comme pour vous, le Maître est dans le ciel, et il est impartial envers les personnes. (Ep 6, 1-9)

Devoirs qui incombent aux enfants et aux parents, aux esclaves et aux maîtres

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Domenica della trentunesima settimana del Tempo Ordinario – Anno C

Posté par diaconos le 25 octobre 2022

Mardi de la trente-troisième semaine du Temps Ordinaire — Année B dans Catéchèse web-zacchaeus-painting-fair-use

Secondo la tradizione cristiana, Zaccheo era un discepolo di Gesù già prima della sua crocifissione e, secondo Clemente di Alessandria nel suo libro Stromata, l’uomo chiamato Zaccheo si chiamava Mattia e prese il posto di Giuda Iscariota dopo il tradimento e la morte di quest’ultimo. Le Costituzioni apostoliche identificano in seguito Zaccheo il pubblicano come il primo vescovo di Cesarea, città greca della Samaria e capitale della provincia romana della Giudea. Dopo la rivolta ebraica e la presa di Gerusalemme, fu esiliato nel villaggio gallico di Rocamadour con una principessa di nome Veronica, da non confondere con Berebnice, sorella del re Agrippa II.

Una tradizione cristiana, la cui più antica testimonianza conosciuta è contenuta nei sermoni di Bernardo Gui (1261-1331), assimila Zaccheo a sant’Amadour, giunto in Gallia e stabilitosi in una grotta del Quercy (Rocamadour) con la moglie Berenice, morta a Soulac, nella regione di Bordeaux. Nei suoi sermoni, Bernardo Gui associava San Marziale (III secolo), detto l’apostolo dell’Aquitania, a Sant’Amadour, anch’egli apostolo dell’Aquitania due secoli prima di San Marziale. Si dice che quest’ultimo abbia fondato una chiesa in onore di Santa Veronique a Soulac, il luogo tradizionale della sua morte.

Questa chiesa era sepolta sotto le dune, ma fu sgomberata tra il 1860 e il 1864. Zaccheo morì a Rocamadour, dove fu poi fondato il santuario che porta il suo nome. Zaccheo si è trasformato. Tutto nella sua vita fu stravolto quando Gesù lo guardò e gli disse: « Scendi subito, Zaccheo, vengo da te! Sopraffatto da questa voce e da questo sguardo, Zaccheo ha dato tutto. Zaccheo è stato per sempre diverso.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca

In quel momento Gesù entrò nella città di Gerico e la stava attraversando. Ora c’era un uomo di nome Zaccheo, che era il capo degli esattori delle tasse, ed era un uomo ricco. Cercò di vedere chi fosse Gesù, ma non ci riuscì a causa della folla, perché era piccolo. Allora corse in avanti e si arrampicò su un sicomoro per vedere Gesù, che stava per passare. Giunto lì, Gesù alzò gli occhi e gli disse : « Zaccheo, scendi subito; oggi devo andare a stare a casa tua ». Scese subito e accolse Gesù con gioia.

Quando lo videro, tutti si lamentarono : « È andato a stare con un peccatore ». Zaccheo si alzò e disse al Signore : « Ecco, Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri e se ho fatto un torto a qualcuno, glielo restituirò quattro volte tanto ». Allora Gesù disse di lui  : « Oggi è venuta la salvezza in questa casa, perché anch’egli è figlio di Abramo ». Perché il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto. (Lc 18,9-14)

Zaccheo

Gerico, città famosa nell’Antico Testamento, lo è diventata ancora di più grazie alla presenza e ai benefici di Gesù che, passando per questa antica città, ha dato luce agli occhi chiusi del cieco Bartimeo e ha aperto le sorgenti della grazia e della salvezza all’anima assetata di un povero peccatore. Questa città era situata a due leghe dal Giordano, che Gesù attraversò lasciando la Perea, e a sette leghe da Gerusalemme, dove si recò per l’ultima volta. In passato era il centro di una deliziosa oasi coperta da una foresta di palme e piante aromatiche (il nome stesso di Gerico significa in ebraico « buon odore »). Lo sconvolgimento che ha avuto luogo in tutta la Palestina non è più evidente che a Gerico oggi.

Gerico, a cui la Bibbia dà il nome di città delle palme, era un tempo circondata da una foresta di questi bellissimi alberi. All’inizio di questo secolo ce n’erano ancora pochi; oggi non ce n’è nemmeno uno, nemmeno un sicomoro come quello su cui si arrampicò Zaccheo. Una torre quadrata di costruzione franca, per tre quarti in rovina, e un povero borgo fortificato da un recinto di spine secche, sono tutto ciò che rimane oggi di Gerico. Zaccheo, capo degli esattori, perché a Gerico c’era una dogana romana di cui lui era il capo. Questa città era un luogo di commercio e di transito tra l’Oriente e l’Occidente. La sua vocazione divenne una fonte di ricchezza per Zaccheo, che ne fece buon uso. Il suo nome indica che era di origine ebraica.

Quando Zaccheo sentì parlare di Gesù e seppe quanto era stato misericordioso con quelli del suo disprezzato mestiere, desiderò ardentemente di avere la felicità di vederlo e di ricordare almeno i tratti del suo volto. Il platano è un albero le cui foglie assomigliano a quelle del gelso e i cui frutti ricordano i fichi. Secondo l’etimologia, questa parola significa albero di fico-mulberry. « Questo albero è abbastanza grande in Oriente, i suoi rami sono bassi e si estendono orizzontalmente, così che non è difficile scalarlo. La correttezza non avrebbe permesso a un uomo di notevole posizione di arrampicarsi su un albero, ma la fede prevalse. (Bengel)

Tutti mormoravano, anche i discepoli; mentre la folla farisaica mostrava la sua indignazione, tra i discepoli poteva ancora esserci una sorta di stupore nel vedere Gesù entrare nella casa di un peccatore. Un uomo peccatore non va inteso in senso generale; nella mente di coloro che mormoravano, la parola si applicava personalmente a Zaccheo nella sua qualità di peccatore. Zaccheo prese questa decisione sotto l’impressione suscitata dalla presenza e dalle parole di Gesù; ma questa risoluzione di rinunciare al mondo fu preparata nel suo cuore dal pentimento e dall’ardente desiderio di conoscere Gesù. La gioia che provò per il favore insperato e immeritato che Gesù gli mostrò gli ispirò un sacrificio gratuito e spontaneo.

La salvezza, la liberazione dal peccato e dalla morte, per la grazia di Dio che Gesù ha annunciato e portato. Questa salvezza è arrivata, si realizza con la presenza di Gesù, non solo per Zaccheo, ma per la sua casa, la sua famiglia. Gesù ha motivato questa affermazione perché Zaccheo era per Gesù, che gli leggeva nel cuore, anche (come e meglio di quelli che lo disprezzavano) un figlio di Abramo. Era figlio di Abramo perché discendente di Abramo, ma anche perché aveva la fede e l’obbedienza del padre dei credenti. « Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che è perduto » (Lc 19,10). Il Nuovo Testamento e i Sinottici, non meno di Giovanni, hanno risposto: Dal seno della sua gloria eterna (Gv 17, 5).

Lo scopo della sua venuta ci viene rivelato in questa duplice azione, che Gesù ha compiuto con tenera carità con la sua vita e la sua morte: cercare e salvare ciò che è perduto. I due atti corrispondono ai due significati della parola perdita. Questa rivelazione, consolante per ogni peccatore, deve essere stata particolarmente importante per Zaccheo in quel momento solenne della sua vita, come lo fu poi per Saulo di Tarso, che amava ricordarla (1 Tm 1, 15). Se questa affermazione è stata pronunciata da Gesù nella circostanza in cui Matteo la riporta (Mt 18, 11), era la seconda volta che la faceva sentire.

Il Diacono Michel Houyoux

Link ad altri siti web cristiani

◊  Catholic for life : clicca qui per leggere l’articolo →  omelia della trentunesima domenica del tempo ordinario -ANNO C

◊ Qumran : clicca qui per leggere l’articolo → Testi – XXX Domenica del Tempo Ordinario (Anno C

♥ Video  Padre Fernando Armellini

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Mercredi de la trentième semaine du Temps Ordinaire – Année paire

Posté par diaconos le 25 octobre 2022

Citation Assoumou Urbain Kadjo vie : Il est plus que nécessaire pour  l'homme d'accepter Jésus Christ...

Notre Seigneur Jésus-Christ a proclamé : « Je leur donne la vie éternelle. Elles ne périront jamais et personne ne pourra les arracher à ma main. Mon Père, qui me les a données, est plus grand que tous et personne ne peut les arracher à la main de mon Père. »  (Jn 10, 28-29b) Si Jésus et le Père nous tiennent tous deux fermement dans leur main, qui pourra nous en ravir  ? « Dès que les croyants sont « marqués d’une empreinte pour le jour de la libération. «  

 Si les croyants n’avaient pas l’assurance du salut, cette empreinte ne pourrait être préservée jusqu’au jour du salut, mais seulement jusqu’au jour du péché, de l’apostasie ou de l’incrédulité.  Quiconque croit en Jésus-Christ aura la vie éternelle. Si une personne avait la promesse de la vie éternelle, mais que celle-ci lui serait ensuite retirée, elle n’aurait jamais été éternelle. Sans l’assurance du salut, les promesses bibliques de vie éternelle seraient erronées.

L’argument le plus convaincant en faveur de l’assurance du salut est :  « J’ai l’assurance que ni la mort ni la vie, ni les anges ni les dominations, ni le présent ni l’avenir, ni les puissances, ni la hauteur, ni la profondeur, ni aucune autre créature ne pourra nous séparer de l’amour de Dieu manifesté en Jésus-Christ notre Seigneur. » (Rm 3, 38-39) » Notre assurance du salut est basée sur l’amour de Dieu pour ses rachetés. Elle nous est acquise par Christ, promise par le Père et scellée par le Saint-Esprit.

De l’Évangile de Jésus Christ selon Luc

En ce temps-là, tandis qu’il faisait route vers Jérusalem, Jésus traversait villes et villages en enseignant. Quelqu’un lui demanda : «  Seigneur, n’y a-t-il que peu de gens qui soient sauvés ? »  Jésus leur dit : « Efforcez-vous d’entrer par la porte étroite,  car, je vous le déclare, beaucoup chercheront à entrer et n’y parviendront pas ». . Lorsque le maître de maison se sera levé pour fermer la porte, si vous, du dehors, vous vous mettez à frapper à la porte, en disant : « “Seigneur, ouvre-nous”, il vous  répondra :  » Je ne sais pas d’où vous êtes.” Alors vous vous mettrez à dire : “Nous avons mangé et bu en ta présence, et tu as enseigné sur nos places.”

Il vous répondra : « Je ne sais pas d’où vous êtes. Éloignez-vous de moi, vous tous qui commettez l’injustice.” Là, il y aura des pleurs et des grincements de dents, quand vous verrez Abraham, Isaac et Jacob, et tous les prophètes dans le royaume de Dieu,
et que vous-mêmes, vous serez jetés dehors. Alors on viendra de l’orient et de l’occident, du nord et du midi, prendre place au festin dans le royaume de Dieu. Oui, il y a des derniers qui seront premiers, et des premiers qui seront derniers.. (Lc 13,, 22-30)

Seigneur, n’y a-t-il que peu de gens qui soient sauvés ?

« Seigneur, n’y aura-t-il que peu de gens à être sauvés ?   »Qui ? Combien ? Serai-je du lot ? Et mes proches ?… Cette question redoutable, posée à Jésus,  nous est parfois adressée à nous aussi, et peut nous mettre dans l’embarras. Comment parler du  salut  ? Comment concilier l’amour de Dieu pour tous, sans exception, et son respect de leur liberté ? La curiosité sur le nombre des élus trahit une recherche de sécurité qui pourrait être très malsaine : si tout le monde va au ciel, alors il ne faut pas s’en tracasser, si très peu y vont, pourquoi faire tant d’efforts risqués ?

Jésus renvoie chaque personne à la décision qu’elle doit prendre : Dieu sauve les hommes gratuitement ! Mais, il ne les sauve pas malgré eux, sans leur accord en quelque sorte, il leur laisse la liberté de s’opposer à son don bienveillant. C’est à nous de choisir : Dieu nous laisse ce choix : accepter ou refuser tout l’amour qu’il propose.

L’entrée dans le Royaume des cieux n’est pas automatique. Tous, nous sommes rachetés par la passion, par la mort et par la résurrection de Jésus. Jésus nous donne la possibilité de la vie éternelle avec Dieu, en présence de Dieu. Il veut nous rendre responsable de notre destin. Le salut, que Dieu nous offre, doit être accepté et choisi. Et pour nous le faire comprendre, Jésus utilisa une image familière dans toute la Bible : le Royaume de Dieu est comme une salle de festin. Mais il ajouta aussitôt : « Efforcez-vous d’entrer par la porte étroite car, je vous le déclare, beaucoup chercheront à entrer et ne le pourront pas ».

Il est urgent de nous poser quelques questions  : pour gagner le ciel quel est donc mon combat ? Sur quels points précis ai-je à lutter dans la situation qui est la mienne, avec le tempérament particulier que j’ai, en surmontant les conditionnements et les contraintes qui pèsent sur ma vie ? L’invitation à entrer est urgente : le temps presse, demain, il sera trop tard. OUI, demain il sera trop tard, c’est dès aujourd’hui qu’il faut entrer dans le Royaume ! Oui, un jour, pour toi, pour moi aussi, il sera trop tard. Combien de temps nous reste-t-il ? Il faudrait que nous vivions chaque jour comme si c’était le dernier. On n’entre pas au ciel comme ça, sans s’en rendre compte pour ainsi dire. Il faut le vouloir. Il faut se battre pour. Il faut opter pour Jésus.

Ce n’est pas l’appartenance à un groupe, à une race, à une famille, ni la pratique de quelques rites ici et là ou encore participer à la messe de temps en temps, qui peuvent nous donner une illusoire assurance… C’est l’engagement de toute notre personne, de tous nos instants à la suite de Jésus. Surtout, ne jugeons pas les autres ! Nous savons deux choses :  Dieu a tout fait pour le salut de tous. En ce qui nous concerne, il reste le sérieux de notre liberté qui peut refuser le don de Dieu et cette liberté est un combat.

La porte est étroite nous dit Jésus :  « Ce n’est pas en me disant Seigneur, Seigneur qu’on entrera dans le Royaume des cieux, mais c’est en faisant la volonté de mon Père qui est aux cieux. » (Mt 7, 21) Demandons Lui dans notre prière, lorsque nous participons à l’eucharistie, qui fait mémoire de sa Passion de et de sa Résurrection, de nous aider à lui redire  OUI !

Quelle est cette porte étroite que nous avons à franchir pour être sauvé ?  Si nous lisons l’évangile de saint Jean, nous trouvons un éclairage intéressant au chapitre dix-neuf où Jésus déclare : « Moi, je suis la porte, si quelqu’un entre par moi, il sera sauvé. » Passer par la porte étroite, c’est accepter le Christ Jésus et c’est accepter de vivre selon les exigences de l’Évangile. Passer par la porte étroite, c’est accepter Jésus et son message dans le concret de notre vie. C’est à chaque jour que nous choisissons ou refusons d’être sauvé. Jésus ne veut pas bien sûr nous faire peur avec les paroles qu’il prononce dans l’évangile. Mais Jésus vise à nous faire prendre conscience du sérieux du temps qui nous est donné sur cette terre. Car un jour, dit-il, le maître se lèvera et fermera la porte.

Diacre Michel Houyoux.

Complément

◊ Aime ton prochain : cliquez ici pour lire l’article →   Si tu avais prêté attention à mes commandements… (Is 48, 17-19)

 Liens avec d’autres sites web chrétiens

◊  Catéchèse : cliquez ici pour lire l’article  →  Entrer par la porte étroite avec nos fragilités

◊ Familles chrétiennes  : cliquez ici pour lire l’article  → On viendra de l’orient et de l’occident, prendre place au festin du Royaume

♥ Vidéo  Entrez par la Porte étroite

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