
Poiché la nostra vocazione è quella di vivere in una comunione veramente perfetta con Dio e con i fratelli, siamo chiamati a lasciare che il Signore purifichi e trasfiguri la nostra vita per entrare, anima e corpo, nel Regno del Risorto.
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca
In quel tempo, alcuni Sadducei, che sostengono che non c’è resurrezione, vennero da Gesù e gli chiesero : « Maestro, Mosè ci ha comandato : Se un uomo ha un fratello che muore e lascia una moglie ma non ha figli, deve sposare la vedova per generare una discendenza per suo fratello ». Ora c’erano sette fratelli: il primo si sposò e morì senza figli; così il secondo, poi il terzo sposò la vedova, e così tutti e sette: morirono senza lasciare figli. Infine, anche la donna morì. Ebbene, nella resurrezione, chi di loro sarà la moglie di quella donna, visto che i sette l’hanno avuta in moglie ? »
Gesù rispose loro : « I figli di questo mondo prendono moglie e marito. Ma coloro che sono stati giudicati degni di partecipare al mondo futuro e alla risurrezione dai morti non prendono né moglie né marito, perché non possono più morire: sono come gli angeli, sono figli di Dio e figli della risurrezione. Che i morti risorgano. Mosè stesso lo chiarisce nel racconto del roveto ardente, quando chiama il Signore il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe. Non è il Dio dei morti, ma dei vivi. Perché tutti vivono per lui. » (Lc 20, 27-38)
La questione della resurrezione dei morti
I Sadducei differivano dai Farisei soprattutto sulla questione della risurrezione dei morti. Tra loro c’erano anche le famiglie della nobiltà sacerdotale. Non credevano nella resurrezione dei morti e non accettavano alcuni libri della Bibbia, come Daniele. Per attaccare questa credenza nella risurrezione, hanno cercato di ridicolizzarla cercando di dimostrare quanto la risurrezione fosse priva di significato. Mosè stesso, e non solo i profeti, (Is 26, 19-21 ; Dan 12, 2) Mosè, l’unica autorità riconosciuta dai Sadducei, ha detto chiaramente che i morti risorgono (vedi il Libro dell’Esodo) : se Abramo, Isacco e Giacobbe fossero morti definitivamente queste formule sarebbero irrisorie (ultimo paragrafo dell’estratto)
In risposta ai Sadducei, Gesù ha citato il libro dell’Esodo, ha detto che ci sarà un cambiamento radicale attraverso la risurrezione e ha contrapposto questo mondo a quello che verrà… un mondo in cui le persone si sposano e un mondo in cui non si sposano più… un mondo in cui non devono generare. C’è qualcosa di fantastico nell’affermazione di Gesù : « Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi, perché tutti hanno vita per mezzo di Lui ». Tutti i credenti, non solo i tre patriarchi qui nominati, vivevano per Dio, in relazione a Lui, anche se per gli uomini e per questo mondo erano morti.
« La risurrezione di Cristo non può essere paragonata all’atto di ridare la vita a un morto, come nel caso di Lazzaro (Gv 11). Ci sono infatti importanti differenze tra questo episodio e la risurrezione di Gesù. In primo luogo, il corpo risorto di Gesù non assomiglia sempre al suo corpo terreno, anche se a volte lo fa. A volte deve fare un gesto per vincere la paura dei suoi apostoli, che credono di vedere un fantasma. « Mangia con loro, mostra loro le sue ferite e invita Tommaso a toccarlo (Lc 24, 40; Gv 20, 20-27). Così facendo, dimostra loro che il suo corpo risorto manifesta tutti gli aspetti della corporeità ordinaria. Ma allo stesso tempo li trascende. Ha la capacità di apparire nello spazio e nel tempo, di passare attraverso porte chiuse e di svanire alla loro vista. Egli è in grado di controllare la forma esteriore in cui appare ai suoi discepoli.
Maria Maddalena lo scambia per il giardiniere; Cleofa e il suo compagno camminano con Gesù per diverse ore senza riconoscerlo. Il corpo risorto di Gesù gode di tutte le dimensioni della nostra comune corporeità, senza essere limitato dal mondo dello spazio, del tempo e della storia. È un corpo che include e trascende la corporeità come la conosciamo e che, a differenza di Lazzaro risorto, non morirà più (Gv 12, 10). – (Resurrectio tamquam eventus storicus et transcendens),
Il diacono Michel Houyoux
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