Ventitreesima domenica del Tempo Ordinario – Anno A
Posté par diaconos le 5 septembre 2023
# Nel cristianesimo, la correzione fraterna è un processo di spiegazione da parte di un cristiano nei confronti del fratello, nel caso in cui quest’ultimo pecchi. Questo approccio è descritto nel Vangelo secondo Matteo : « Se tuo fratello pecca, va’ da lui e rimproveralo, uno per uno. Se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello. Se non vi ascolta, prendete con voi uno o due altri, perché ogni questione sia decisa sulla parola di due o tre testimoni ».
Se rifiuta di ascoltare, ditelo alla comunità. E se rifiuta di ascoltare anche la comunità, sia per voi come il pagano e il pubblicano. In verità vi dico: tutto ciò che legherete sulla terra sarà tenuto in cielo come legato, e tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà tenuto in cielo come sciolto ». La correzione fraterna assume la forma della conversione. È una delle tante forme di penitenza della vita cristiana e può far parte del sacramento della penitenza e della riconciliazione. La correzione fraterna può essere preceduta da una fase di preghiera e deve mantenere l’anonimato di chi ha peccato, in modo da preservare l’onore. La correzione fraterna è spesso un dovere. Dio spiega al profeta Ezechiele che non avvertire un fratello che pecca mortalmente significa di fatto essere colpevole quanto lui (Ez 33,7-9). Più ancora del timore per la propria salvezza, o della più nobile preoccupazione per il bene comune, ciò che motiva la correzione fraterna è l’amore per il fratello.
Nel 2011, Papa Benedetto XVI ci ha ricordato l’importanza di praticare la correzione fraterna, sottolineando quanto l’amore fraterno includa un senso di responsabilità reciproca. Papa Francesco ci ha raccomandato di tenere a mente che se dovete correggere un piccolo difetto in un’altra persona, pensate prima di tutto che voi stessi avete difetti molto più grandi. Se non siete capaci di esercitare la correzione fraterna con amore, carità, verità e umiltà, correte il rischio di offendere e distruggere il cuore di quella persona, aggiungerete solo pettegolezzi che fanno male e diventerete un ipocrita cieco, come Gesù ha denunciato. Dobbiamo quindi prendere in disparte il nostro prossimo, con dolcezza e amore, e parlargli. Dobbiamo anche dire la verità e non dire cose non vere. La correzione fraterna non deve consistere nel giudicare o accusare, ma nell’aiutare. Non dobbiamo giudicare il comportamento del nostro fratello. Le parole di Cristo risuonano nella nostra coscienza: « Non giudicate, perché non siate giudicati… Che hai da guardare il neo che è nell’occhio del tuo fratello? E non ti accorgi della trave nel tuo occhio!
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli : « Se tuo fratello ha peccato contro di te, va’ e rimproveralo da solo. Se vi ascolterà, avrete vinto il vostro fratello. Se non ti ascolta, prendi con te una o due altre persone, in modo che l’intera questione possa essere risolta sulla parola di due o tre testimoni.
Se rifiuta di ascoltarli, ditelo alla Chiesa; se rifiuta ancora di ascoltare la Chiesa, consideratelo un pagano e un pubblicano. Amen, vi dico che tutto ciò che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto ciò che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. E allo stesso modo, amen, vi dico che se due di voi sulla terra sono d’accordo su qualsiasi cosa chiedano, la otterranno dal Padre mio che è nei cieli. Perché quando due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro ». (Mt 18, 15-20)
Rimprovero fraterno
Se il vostro fratello vi offende, andate ad avvertirlo in particolare; se si convince, avete conquistato il vostro fratello. In caso contrario, portate con voi alcuni testimoni ; se non li ascolta, ditelo alla Chiesa; se infine non ascolta la Chiesa, consideratelo estraneo a ogni comunione fraterna.
La Chiesa ha il potere di pronunciarsi in tutti questi casi, di legare e di sciogliere, perché agirà nello spirito della preghiera, che può ottenere tutto.
L’efficacia della preghiera
Qual è il nesso tra l’istruzione che inizia con queste parole : « Dove due o tre sono così riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro ? » Sono due aspetti dello stesso argomento: la carità non permette che i piccoli e i deboli siano scandalizzati o disprezzati ; quale condotta ispirerà a colui che, invece di fare un male simile, dovrà subirlo ?
Gesù ha descritto questo comportamento nelle sue varie fasi. Man mano che lo spiegava, generalizzava il suo pensiero e abbracciava tutto ciò che riguardava le relazioni reciproche tra fratelli della stessa comunità. Se uno pecca contro l’altro, lo offende, gli fa un torto, quest’ultimo deve prima andarsene, senza aspettare che il fratello venga da lui, per rimproverarlo, ammonirlo, fargli notare il suo torto, ma da solo con lui, un’importante condizione di prudenza e carità, il mezzo migliore per conquistarlo evitando di ferire la sua autostima
Tuttavia, le autorità su cui basiamo questa riduzione non sono decisive. Se fosse altrimenti, la domanda di Pietro sarebbe difficile da capire. Ottenere cosa? Alcuni hanno risposto : « Il tuo guadagno, avrai reso fratello colui che ti ha offeso, sarai riconciliato nell’amore ». Altri assegnano all’azione conciliante uno scopo più alto e interpretano : « Lo avrai conquistato a Dio, alla vita dell’anima, che rischiava di perdere ». Ma se non vi ascolta, prendete con voi una o due persone in più, in modo che ogni caso sia stabilito sulla parola di due o tre testimoni: questo è il secondo grado della riprovazione. Quale deve essere il ruolo dei testimoni ?
È indicato in queste parole : « Non basterà un solo testimone per opporsi a un uomo colpevole di un crimine, di una colpa o di un peccato, qualunque essi siano. Sarà necessaria la deposizione di due o tre testimoni per giudicare il caso ». (Dt 19,15)
Secondo Meyer, i testimoni devono registrare ogni parola dell’accusato per confermarla davanti alla Chiesa. Ma questo sarebbe un’invasione della terza fase, per cui Weiss pensava che i testimoni dovessero piuttosto sostenere la riprovazione con la loro autorità, cercando di convincere il fratello.
Il terzo stadio della riprovazione Gesù ha usato la parola Chiesa, e avrebbe potuto farlo, dato che alcuni discepoli riuniti intorno a lui formavano già una Chiesa. Con queste parole, egli guardava al futuro.
Con questo termine intendeva una Chiesa locale, un’assemblea di cristiani davanti alla quale si poteva portare una causa e trattarla fraternamente. Gesù aveva in mente un’assemblea di cristiani, alla quale attribuiva l’autorità necessaria per esercitare un atto di disciplina, perché presumeva che sarebbe stata animata dallo Spirito di Dio e illuminata dalla sua Parola, in base alla quale avrebbe giudicato.
Gesù autorizzò qualsiasi persona offesa che avesse fatto di tutto per vincere il fratello, a non avere più rapporti fraterni con colui che era indurito nella sua impenitenza. La carità, tuttavia, non può cessare, perché un cristiano ama anche un pagano e un peccatore.
L’autorità conferita a Pietro è conferita qui non solo agli anziani della Chiesa, ma alla Chiesa stessa, nella quale, secondo tutto il Nuovo Testamento, risiede il potere di giudicare le questioni riguardanti il suo governo, secondo la Parola e lo Spirito di Dio.
La Chiesa può, in certi casi, delegare i suoi poteri, ma essi le appartengono sotto la suprema autorità di Gesù Cristo. Questa seconda affermazione spiega e modifica profondamente la prima riguardante l’apostolo Pietro. Se due di voi sono d’accordo e pregano con una sola voce e un solo cuore, saranno ascoltati.
. Queste parole ci mostrano anche che la nozione cristiana di Chiesa non sta nei grandi numeri, o in tali e tante istituzioni, ma che due o tre credenti uniti nella preghiera sono una Chiesa, alla quale appartengono tutti i privilegi spirituali del più grande corpo ecclesiastico.
Infine, non dobbiamo limitare le parole di Gesù a questi due insegnamenti speciali sull’attività e la costituzione della Chiesa. Egli ha generalizzato il suo pensiero e lo scopo principale della sua affermazione è quello di renderci certa l’efficacia della preghiera in comune, in cui la fede di ciascuno è ravvivata dalla fede di tutti.
Questa efficacia è garantita dalla presenza di Gesù stesso in mezzo a coloro che sono riuniti nel suo nome. Questa presenza di Gesù Cristo in tutti i luoghi del mondo in cui si riuniscono i suoi discepoli è una magnifica dimostrazione della sua divinità.
Il diacono Michel Houyoux
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