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Terza domenica di Pasqua – Anno B

Posté par diaconos le 8 avril 2024

III Domenica di Pasqua anno A. Lo riconobbero allo spezzare il pane ...

Gesù e i due discepoli di Emmaus

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca

In quel tempo, i discepoli di ritorno da Emmaus stavano raccontando agli undici apostoli e ai loro compagni ciò che era accaduto lungo la strada e come il Signore si era manifestato a loro nello spezzare il pane. Mentre stavano ancora parlando, il Signore stesso si presentò in mezzo a loro e disse loro : « Pace a voi! Spaventati e impauriti, pensarono di vedere uno spirito. Gesù disse loro : « Perché siete così turbati ? E perché questi pensieri sorgono nei vostri cuori ? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi, guardatemi: uno spirito non ha carne e ossa come vedete che io ho ».

Dopo aver detto questo, mostrò loro le mani e i piedi. Essi si rallegrarono, ma non osavano ancora crederci e si stupirono. Gesù disse loro: « Avete qualcosa da mangiare qui ? Gli offrirono un pezzo di pesce alla griglia, che egli prese e mangiò davanti a loro. Poi disse loro : « Queste sono le parole che vi ho detto mentre ero ancora con voi. Bisogna che si compia tutto ciò che è scritto di me nella Legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi« .

Poi aprì loro la mente per comprendere le Scritture. Disse loro: « Sta scritto che il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno e che nel suo nome sarà proclamata la conversione per il perdono dei peccati a tutte le nazioni, cominciando da Gerusalemme. Spetta a voi esserne testimoni ». (Lc 24, 35-48)

Gesù e i due pellegrini sulla strada di Emmaus

Due discepoli si recarono a Emmaus. Parlavano degli eventi che stavano per accadere. Gesù si avvicinò e andò con loro. Essi non lo riconobbero. Gesù chiese loro di cosa stessero parlando e perché fossero così tristi. Essi si meravigliarono della sua ignoranza e gli raccontarono della condanna e della morte di Gesù di Nazareth; poi gli raccontarono delle speranze che avevano riposto in lui e che erano andate deluse, poiché era il terzo giorno dalla sua morte; menzionarono la sorpresa provocata dal racconto delle donne e dalle scoperte di coloro che erano andati al sepolcro.

Gesù li rimproverò per la loro lentezza nel credere e spiegò loro dalle Scritture la necessità delle sue sofferenze. Quando arrivarono a Emmaus, Gesù voleva continuare il suo cammino, ma essi lo trattennero e lo convinsero a restare con loro, poiché si stava facendo notte. Entrò con loro e, quando spezzò il pane e lo diede loro, lo riconobbero, ma subito scomparve. i accorsero di quanto fossero commossi mentre spiegava loro le Scritture. Tornarono immediatamente a Gerusalemme e raccontarono ai discepoli ciò che era accaduto loro. Secondo Luca, Emmaus si trovava a sessanta furlongs(circa undici chilometri) da Gerusalemme.

La tradizione cattolica, che risale a Eusebio e Girolamo, vede la nostra Emmaus nella città di Nicopoli, oggi Amwàs, nella piana di Saron. Nicopoli non era una città e la distanza tra essa e Gerusalemme è di centosettanta chilometri. SI discepoli non credevano alla risurrezione di Gesù. Perciò non pensavano di riconoscerlo in questo sconosciuto. D’altra parte, doveva esserci stato un cambiamento significativo nella persona di Gesù, sia attraverso la sua sofferenza e morte, sia attraverso la sua risurrezione: anche i suoi discepoli più intimi esitavano a riconoscerlo quando si avvicinava a loro (Lc 24,37 ; Gv 20,14-15 ).

L’interesse comprensivo che Gesù ha mostrato loro ha conquistato la fiducia dei due viaggiatori. Le sue domande li invitavano ad aprire il loro cuore (Lc 18,40 ; Gv 5,6 ; Gv 20,15) . Egli non era potente solo a parole, ma anche e soprattutto nei fatti, attraverso gli atti d’amore che riempivano la sua vita. E lo era non solo nella stima di tutto il popolo, ma anche davanti a Dio, che gli rendeva testimonianza. Oltre a tutte queste cause di tristezza, c’è un’altra circostanza da menzionare, sul cui significato esitarono a pronunciarsi e che contribuì ad aumentare la loro confusione. Non hanno citato questa testimonianza delle donne come motivo di speranza, che hanno contrapposto con sicurezza ai fatti dolorosi che hanno citato.

Anche se i discepoli che visitarono il sepolcro lo trovarono proprio come avevano detto le donne! Gesù, da parte sua, dopo aver lasciato che raccontassero tutti i loro dolori, li rimproverò :  » Stupidi ! Innanzitutto, li accusò di non avere la capacità di comprendere le promesse che Dio aveva fatto attraverso i profeti (Gal 3, 1). L’uomo poteva essere salvato solo attraverso la sofferenza e la morte. L’amore eterno di Dio, che voleva la salvezza dell’uomo, voleva anche l’immensa dedizione del Salvatore, indispensabile per il compimento di tale salvezza.

Man mano che i discepoli comprendevano le Scritture, sentivano che le tenebre del loro cuore lasciavano il posto alla luce, che i loro dubbi lasciavano il posto alla fiducia e che, ancor prima di riconoscere Gesù, gli appartenevano completamente. È questo che Gesù ha fatto alla loro mente, invece di offrirsi improvvisamente a loro. Per mettere alla prova i discepoli, Gesù continuò a camminare e avrebbe certamente proseguito il suo cammino se non lo avessero esortato a rimanere con loro. Voleva che questa nuova grazia dipendesse da loro.

Tornati a Gerusalemme, prima ancora che i discepoli di Emmaus potessero parlare, furono accolti da un grido di gioia : « Il Signore è veramente risorto! I discepoli diedero come prova un’apparizione di Gesù a Simon Pietro. L’apparizione di Gesù a Pietro era una prova della sua misericordia nei confronti di colui che, amareggiato, sentiva il bisogno di rivedere Gesù e di ottenere il suo perdono (Mc 16,7). Mentre i discepoli di Emmaus raccontavano la loro storia, Gesù apparve con questo saluto : « Pace a voi ».

Per calmare la loro paura, mostrò loro i piedi e le mani e li invitò a toccarlo. Poi, per convincerli completamente, mangiò con loro. Ricordò loro che aveva detto loro che tutte le profezie si sarebbero compiute su di lui. Aprì loro la mente per comprendere le Scritture. Esse predicevano la sua sofferenza e la sua risurrezione e la predicazione del Vangelo tra tutte le nazioni. Gesù rese i discepoli suoi testimoni, promise loro lo Spirito Santo e ordinò loro di attendere a Gerusalemme il compimento di questa promessa.

La menzione dei piedi implica che non solo le mani ma anche i piedi di Gesù furono inchiodati alla croce. Questo passo di Luca lascia poco spazio ai dubbi. La gioia che i discepoli provarono nel vedere Gesù, dopo la tristezza e la paura, li tenne in uno stato di confusione che impedì loro di credere. Per dare loro un’ulteriore prova, Gesù chiese qualcosa da mangiare. Gesù ricordò loro le numerose predizioni che aveva fatto loro prima della sua morte e risurrezione (Lc 9, 22; Lc 22, 37) . Gesù non si considerava più con i suoi discepoli; il suo precedente rapporto con loro era stato sostituito da una comunione spirituale.

Gesù si appella un’ultima volta all’autorità delle Scritture, per far comprendere ai discepoli la necessità divina di tutto ciò che gli era accaduto e per rivelare loro il futuro del suo regno e la vocazione che avrebbero dovuto svolgere in esso. Nel suo nome, devono predicare il pentimento e il ravvedimento per il perdono dei peccati.

Il diacono Michel Houyoux

 

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La Difesa del Popolo : clicca qui per leggere l’articolo →Le due direzioni della vita. L’incontro dei dicepoli di Emmaus con Gèsu continua a parlaci

Qumran : clicca qui per leggere l’articolo → Testi – III Domenica di Pasqua (Anno B)

Video Padre Fernando Armellini : clicca qui https://youtu.be/dRRk0QgQZrc

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Mercredi de la deuxième semaine du Temps Pascal – Année B

Posté par diaconos le 8 avril 2024

 bruni_Le serpent d'airain ! | Painting, Bible art, Russian painting

Le serpent d’airain

Mercredi de la deuxième semaine du Temps Pascal – Année B

# Moïse, le premier prophète du judaïsme, est le personnage le plus important de la Bible hébraïque, recevant la Loi pour le judaïsme, préfigurant Jésus-Christ pour le christianisme et précédant le prophète Mahomet pour l’islam. Pour les traditions monothéistes juive et chrétienne, Moïse est l’auteur sous inspiration divine du Pentateuque, c’est-à-dire des cinq premiers livres de la Bible, livres qui constituent la Torah juive et sont appelés la « Loi de Moïse » dans ces deux religions. Moïse écrit également « sous la dictée de Dieu » le Décalogue et tout un ensemble de lois religieuses, sociales et alimentaires.

En plus de cette idée d’une rédaction mosaïque sous la dictée de Dieu connue comme la « Torah écrite », les rabbins attribuent également à Moïse la « Torah orale » que constituent les commentaires de la Loi codifiés dans la Mishna. En islam, Moïse — sous le nom de Moussa — est le prophète le plus présent dans le Coran, cité à cent trente-six reprises. Il fait partie des « grands prophètes », considéré comme l’un des messagers envoyés par Allah et il annonce le prophète Mahomet. Les récits mosaïques du Coran font référence au Pentateuque et à l’Aggada mais proposent aussi des épisodes originaux, insistant sur le parallélisme entre Mahomet et Moïse.

De l’Évangile de Jésus Christ selon Jean

En ce temps-là, Jésus disait à Nicodème : « Dieu a tellement aimé le monde qu’il a donné son Fils unique, afin que quiconque croit en lui ne se perde pas, mais obtienne la vie éternelle.
Car Dieu a envoyé son Fils dans le monde, non pas pour juger le monde, mais pour que, par lui, le monde soit sauvé.

Celui qui croit en lui échappe au Jugement ; celui qui ne croit pas est déjà jugé, du fait qu’il n’a pas cru au nom du Fils unique de Dieu.Et le Jugement, le voici : la lumière est venue dans le monde, et les hommes ont préféré les ténèbres à la lumière, parce que leurs œuvres étaient mauvaises.

Celui qui fait le mal déteste la lumière : il ne vient pas à la lumière, de peur que ses œuvres ne soient dénoncées ; mais celui qui fait la vérité vient à la lumière, pour qu’il soit manifeste que ses œuvres ont été accomplies en union avec Dieu. » (Jn 3, 16-21)

Il fallut que le Fils de l’homme soit élevé

Jésus s’efforça d’initier Nicodème aux choses célestes, que lui seul put révéler. Pour rendre accessible à Nicodème le mystère de son œuvre rédemptrice, Jésus emprunta à l’Ancien Testament un magnifique symbole bien connu de son interlocuteur ; et, se l’appliquant à lui-même, il en fit une prédiction très claire de sa mort.

Le peuple d’Israël ayant murmuré contre Dieu, fût châtié par le fléau terrible de serpents brûlants qui causèrent la mort d’un grand nombre des coupables. Alors le peuple repentant, confessant son péché vint vers Moïse, le suppliant d’intercéder pour lui.

En réponse à sa prière, le serviteur de Dieu reçut l’ordre d’élever sur une perche un serpent d’airain, et tous ceux qui, croyant la promesse de Dieu, contemplaient cette image du mal dont ils souffraient, furent guéris.

De même, ajouta Jésus, il fallut que le Fils de l’homme soit élevé ; élevé sur la croix d’abord, qui deviendra pour lui le chemin de la gloire. Le sens de ce mot être élevé fut certifié par d’autres déclarations de Jésus, et aussi par le fait que, dans la langue araméenne qu’il parlait, le terme correspondant, qu’il employa, signifie : être élevé sur un poteau, y être pendu ou crucifié.

Il fallu, dit Jésus : glorieuse nécessité, fondée sur la miséricorde éternelle de Dieu, sur son conseil déjà annoncé par les prophéties, qui furent accomplies. Le but de cette œuvre de l’amour de Jésus fut semblable à celui qui fût atteint au désert pour les Israélites mourants : afin que quiconque ne périsse pas dans son péché, comme les coupables périssaient au désert, mais qu’il ait la vie éternelle.

Cette dernière parole se trouve ici pour la première fois dans l’évangile. Elle revint très souvent dans la suite. Le don de la vie éternelle implique le pardon, la réconciliation avec Dieu, mais la participation de l’âme sauvée à la vie de Dieu même, vie impérissable et bienheureuse.

Dieu a tellement aimé : cet amour est le principe et la source suprême du salut. Il a aimé le monde, ce monde déchu, pécheur, en révolte contre lui ; il a aimé notre humanité tout entière à laquelle il destinait cette manifestation de son amour.

Il donna, non seulement envoyé, mais abandonné, ce qu’il avait de plus cher, son Fils unique  : «Lui, qui n’a point épargné son propre Fils, mais qui l’a livré pour nous tous, comment ne nous donnera-t-il pas aussi toutes choses avec lui ? » (Rm 8, 32)

Il n’exige de tout homme, pour qu’il ne périsse pas dans son péché et sa misère, que de mettre en lui toute la confiance de son Cœur. Enfin, il ouvrit aux yeux de ce croyant les immenses et bienheureuses perspectives de a vie éternelle.

Le mot de Fils unique est propre à Jean, mais pourquoi Jésus ne s’en serait-il pas servi, lui qui s’appelle si souvent le Fils ? Jésus confirma que le but de sa venue dans le monde était bien de manifester l’amour éternel de Dieu et non de juger le monde.

Le dessein de cet amour est si universel, que le monde entier pourrait être sauvé par Jésus-Christ. Cette universalité du salut est exprimée de la manière la plus solennelle par la triple répétition du mot monde.

Mais Jésus, en proclamant ainsi le but miséricordieux de sa venue, fut bien éloigné de nier le jugement dernier, qui, au contraire, lui est réservé pour la fin des temps et qu’il annonça de la manière la plus solennelle : «Ne vous étonnez pas de cela; car l’heure vient où tous ceux qui sont dans les sépulcres entendront sa voix, et en sortiront.

«Ceux qui auront fait le bien ressusciteront pour la vie, mais ceux qui auront fait le mal ressusciteront pour le jugement» (Jn 5, 28-29) Pendant son séjour sur la terre, et tout en annonçant la miséricorde divine.

Jésus exerça, par la puissance de la vérité, un autre jugement actuel, intérieur, auquel nul homme n’échappe : «Puis Jésus dit: Je suis venu dans ce monde pour un jugement, pour que ceux qui ne voient point voient, et que ceux qui voient deviennent aveugles.» (Jn 9, 39).

«Jésus qui vient de révéler l’amour rédempteur envers le monde entier, dévoile maintenant à Nicodème la nature du vrai jugement. Et cette révélation aussi est une transformation complète de l’opinion reçue. Ce ne sera pas entre Juifs et païens, ce sera entre croyants et incrédules, quelle que soit leur nationalité, que passera la ligne de démarcation.» (Godet)

Puisque le Fils de Dieu est venu, non pour juger, mais pour sauver, celui qui croit en lui, qui a embrassé en lui la grâce divine, qui s’est donné à lui, n’est pas jugé. Le jugement a bien dû s’exercer dans sa conscience, par la vérité, et l’amener à la repentance, mais maintenant il en est affranchi et il respire dans l’atmosphère de la grâce et de l’amour divins.

Il en a le témoignage au dedans de lui. «Celui qui croit au Fils de Dieu a ce témoignage en lui-même ; celui qui ne croit pas Dieu le fait menteur, puisqu’il ne croit pas au témoignage que Dieu a rendu à son Fils.» (1 Jn 5, 10)

Jésus confirma cette parole en déclarant que le croyant est affranchi, même du jugement final : «En vérité, en vérité, je vous le dis, celui qui écoute ma parole, et qui croit à celui qui m’a envoyé, a la vie éternelle et ne vient point en jugement, mais il est passé de la mort à la vie.’ (Jn 5, 24)

Où il ne comparaîtra que pour voir constater au grand jour son état d’âme. Jésus affirma : «Celui qui ne croit pas, qui persiste dans son incrédulité est déjà jugé, par le seul fait que le Fils unique de Dieu s’est présenté à lui, plein de grâce et de vérité, et qu’il l’a repoussé en lui fermant son cœur.

Il reste dans son péché, auquel il a ajouté le péché le plus grave, le mépris de la miséricorde divine. Celui qui croit au Fils de Dieu a ce témoignage en lui-même ; celui qui ne croit pas Dieu le fait menteur puisqu’il ne croit pas au témoignage que Dieu a rendu à son Fils.

Jésus pénétra plus profond encore dans l’âme et y découvrit la nature et la cause du jugement. C’est que la lumière est apparue dans le monde par la venue de Jésus, et qu’en sa présence , une décision, une crise, un jugement s’opère en toute âme : ou elle aime la lumière et se donne à Celui qui la fait resplendir, ou elle aime mieux l’erreur, le mensonge, le mal, et elle s’y réfugie pour se livrer à ses œuvres qui étaient mauvaises et qui le restent.

En rejetant Jésus l’homme se juge. L’enquête la plus rigoureuse sur toute sa vie ne constaterait pas mieux sa disposition. Quiconque se livre à des œuvres mauvaises ou fait le mal non seulement n’aime pas la lumière, mais il la hait, parce qu’elle révèle, accuse et condamne les dispositions intimes de son cœur, et il se garde bien de venir à la lumière, c’est-à-dire, de s’approcher de Jésus ; car il sait que ses œuvres seraient reprises, convaincues de culpabilité, comme devant un tribunal.

Il en est tout autrement de celui qui pratique la vérité, la vérité morale, qui, dans les écrits de Jean, est souvent à peu près synonyme de sainteté et qui est tout l’opposé des œuvres mauvaises, ou du mal. «Faire la vérité désigne l’effort persévérant d’élever sa conduite à la hauteur de sa connaissance morale, de réaliser l’idéal du bien perçu par la conscience.» (Godet)

Celui qui agit ainsi vient à la lumière, s’approche avec confiance de Jésus, ne craignant pas, mais désirant, que ses œuvres soient manifestées. C’est qu’il a en lui le témoignage que ses œuvres, sa vie, les dispositions de son cœur sont faites en Dieu, en communion avec lui, en conformité avec son esprit et sa volonté.

«Bien forte pour caractériser les œuvres de l’homme sincère, avant qu’il ait trouvé Christ. Mais soit en Israël, soit même en dehors de la sphère théocratique, c’est d’une impulsion divine que provient tout bien dans la vie humaine (Jn 37-44).

«Partout où il y a docilité de la part de l’homme envers cette divine initiative s’applique cette expression d’œuvres faites en Dieu, qui comprend aussi bien les soupirs du péager humilié et du croyant repentant que les nobles aspirations d’un Jean ou d’un Nathanaël» (Godet)

Jésus reconnut qu’il y a des hommes qui, même avant de venir à lui, la lumière parfaite, ont un cœur sincère et droit, aimant la vérité et cherchant la lumière : «Quiconque est de la vérité : écoute ma voix» (Jn 18, 37). Ce sont les âmes que le Père attire à Jésus et qui ne lui résistent pas. Cette parole, qui termina l’entretien, fut un encouragement pour Nicodème, qui était lui-même venu à Jésus.

Diacre Michel Houyoux

Complément

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Mercredi de la deuxième semaine du Temps Pascal – Année B

Posté par diaconos le 8 avril 2024

Simon Vouet - Le serpent d airain - Et maintenant une histoire

 Moïse  et le serpent d’airain

# Moïse, le premier prophète du judaïsme, est le personnage le plus important de la Bible hébraïque, recevant la Loi pour le judaïsme, préfigurant Jésus-Christ pour le christianisme et précédant le prophète Mahomet pour l’islam. Pour les traditions monothéistes juive et chrétienne, Moïse est l’auteur sous inspiration divine du Pentateuque, c’est-à-dire des cinq premiers livres de la Bible, livres qui constituent la Torah juive et sont appelés la « Loi de Moïse » dans ces deux religions. Moïse écrit également « sous la dictée de Dieu » le Décalogue et tout un ensemble de lois religieuses, sociales et alimentaires.

En plus de cette idée d’une rédaction mosaïque sous la dictée de Dieu connue comme la « Torah écrite », les rabbins attribuent également à Moïse la « Torah orale » que constituent les commentaires de la Loi codifiés dans la Mishna. En islam, Moïse — sous le nom de Moussa — est le prophète le plus présent dans le Coran, cité à cent trente-six reprises. Il fait partie des « grands prophètes », considéré comme l’un des messagers envoyés par Allah et il annonce le prophète Mahomet. Les récits mosaïques du Coran font référence au Pentateuque et à l’Aggada mais proposent aussi des épisodes originaux, insistant sur le parallélisme entre Mahomet et Moïse.

De l’Évangile de Jésus Christ selon Jean

En ce temps-là, Jésus disait à Nicodème : « Dieu a tellement aimé le monde qu’il a donné son Fils unique, afin que quiconque croit en lui ne se perde pas, mais obtienne la vie éternelle. Car Dieu a envoyé son Fils dans le monde, non pas pour juger le monde, mais pour que, par lui, le monde soit sauvé. Celui qui croit en lui échappe au Jugement ; celui qui ne croit pas est déjà jugé, du fait qu’il n’a pas cru au nom du Fils unique de Dieu .Et le Jugement, le voici : la lumière est venue dans le monde, et les hommes ont préféré les ténèbres à la lumière, parce que leurs œuvres étaient mauvaises.

Celui qui fait le mal déteste la lumière : il ne vient pas à la lumière, de peur que ses œuvres ne soient dénoncées ; mais celui qui fait la vérité vient à la lumière, pour qu’il soit manifeste que ses œuvres ont été accomplies en union avec Dieu. » (Jn 3, 16-21)

Il fallut que le Fils de l’homme soit élevé

Jésus s’efforça d’initier Nicodème aux choses célestes, que lui seul put révéler. Pour rendre accessible à Nicodème le mystère de son œuvre rédemptrice, Jésus emprunta à l’Ancien Testament un magnifique symbole bien connu de son interlocuteur ; et, se l’appliquant à lui-même, il en fit une prédiction très claire de sa mort Le peuple d’Israël ayant murmuré contre Dieu, fût châtié par le fléau terrible de serpents brûlants qui causèrent la mort d’un grand nombre des coupables. Alors le peuple repentant, confessant son péché vint vers Moïse, le suppliant d’intercéder pour lui.

En réponse à sa prière, le serviteur de Dieu reçut l’ordre d’élever sur une perche un serpent d’airain, et tous ceux qui, croyant la promesse de Dieu, contemplaient cette image du mal dont ils souffraient, furent guéris. De même, ajouta Jésus, il fallut que le Fils de l’homme soit élevé ; élevé sur la croix d’abord, qui deviendra pour lui le chemin de la gloire. Le sens de ce mot être élevé fut certifié par d’autres déclarations de Jésus, et aussi par le fait que, dans la langue araméenne qu’il parlait, le terme correspondant, qu’il employa, signifie : être élevé sur un poteau, y être pendu ou crucifié.

Il fallu, dit Jésus : glorieuse nécessité, fondée sur la miséricorde éternelle de Dieu, sur son conseil déjà annoncé par les prophéties, qui furent accomplies. Le but de cette œuvre de l’amour de Jésus fut semblable à celui qui fût atteint au désert pour les Israélites mourants : afin que quiconque ne périsse pas dans son péché, comme les coupables périssaient au désert, mais qu’il ait la vie éternelle. Cette dernière parole se trouve ici pour la première fois dans l’évangile. Elle revint très souvent dans la suite. Le don de la vie éternelle implique le pardon, la réconciliation avec Dieu, mais la participation de l’âme sauvée à la vie de Dieu même, vie impérissable et bienheureuse.

Dieu a tellement aimé : cet amour est le principe et la source suprême du salut. Il a aimé le monde, ce monde déchu, pécheur, en révolte contre lui ; il a aimé notre humanité tout entière à laquelle il destinait cette manifestation de son amour. Il a donné, non seulement envoyé, mais abandonné, ce qu’il avait de plus cher, son Fils unique  : «Lui, qui n’a point épargné son propre Fils, mais qui l’a livré pour nous tous, comment ne nous donnera-t-il pas aussi toutes choses avec lui ? » (Rm 8, 32)

Il n’exige de tout homme, pour qu’il ne périsse pas dans son péché et sa misère, que de mettre en lui toute la confiance de son Cœur. Enfin, il ouvrit aux yeux de ce croyant les immenses et bienheureuses perspectives de la vie éternelle. Le mot de Fils unique est propre à Jean, mais pourquoi Jésus ne s’en serait-il pas servi, lui qui s’appelle si souvent le Fils ? Jésus confirma que le but de sa venue dans le monde était bien de manifester l’amour éternel de Dieu et non de juger le monde. Le dessein de cet amour est si universel, que le monde entier pourrait être sauvé par Jésus-Christ. Cette universalité du salut est exprimée de la manière la plus solennelle par la triple répétition du mot monde.

Mais Jésus, en proclamant ainsi le but miséricordieux de sa venue, fut bien éloigné de nier le jugement dernier, qui, au contraire, lui est réservé pour la fin des temps et qu’il annonça de la manière la plus solennelle : «Ne vous étonnez pas de cela; car l’heure vient où tous ceux qui sont dans les sépulcres entendront sa voix, et en sortiront. «Ceux qui auront fait le bien ressusciteront pour la vie, mais ceux qui auront fait le mal ressusciteront pour le jugement» (Jn 5, 28-29)

Pendant son séjour sur la terre, et tout en annonçant la miséricorde divine, Jésus exerça, par la puissance de la vérité, un autre jugement actuel, intérieur, auquel nul homme n’échappe : «Puis Jésus dit: Je suis venu dans ce monde pour un jugement, pour que ceux qui ne voient point voient, et que ceux qui voient deviennent aveugles.» (Jn 9, 39). «Jésus qui vient de révéler l’amour rédempteur envers le monde entier, dévoile maintenant à Nicodème la nature du vrai jugement. Et cette révélation aussi est une transformation complète de l’opinion reçue. Ce ne sera pas entre Juifs et païens, ce sera entre croyants et incrédules, quelle que soit leur nationalité, que passera la ligne de démarcation.» (Godet)

Puisque le Fils de Dieu est venu, non pour juger, mais pour sauver, celui qui croit en lui, qui a embrassé en lui la grâce divine, qui s’est donné à lui, n’est pas jugé. Le jugement a bien dû s’exercer dans sa conscience, par la vérité, et l’amener à la repentance, mais maintenant il en est affranchi et il respire dans l’atmosphère de la grâce et de l’amour divins, il en a le témoignage au dedans de lui. «Celui qui croit au Fils de Dieu a ce témoignage en lui-même ; celui qui ne croit pas Dieu le fait menteur, puisqu’il ne croit pas au témoignage que Dieu a rendu à son Fils.» (1 Jn 5, 10)

Jésus confirma cette parole en déclarant que le croyant est affranchi, même du jugement final : «En vérité, en vérité, je vous le dis, celui qui écoute ma parole, et qui croit à celui qui m’a envoyé, a la vie éternelle et ne vient point en jugement, mais il est passé de la mort à la vie.’ (Jn 5, 24) Où il ne comparaîtra que pour voir constater au grand jour son état d’âme. Jésus affirma : «Celui qui ne croit pas, qui persiste dans son incrédulité est déjà jugé , par le seul fait que le Fils unique de Dieu s’est présenté à lui, plein de grâce et de vérité, et qu’il l’a repoussé en lui fermant son cœur.

Il reste dans son péché, auquel il a ajouté le péché le plus grave, le mépris de la miséricorde divine. Celui qui croit au Fils de Dieu a ce témoignage en lui-même; celui qui ne croit pas Dieu le fait menteur puisqu’il ne croit pas au témoignage que Dieu a rendu à son Fils. Jésus pénétra plus profond encore dans l’âme et y découvrit la nature et la cause du jugement. C’est que la lumière est apparue dans le monde par la venue de Jésus, et qu’en sa présence , une décision, une crise, un jugement s’opère en toute âme : ou elle aime la lumière et se donne à Celui qui la fait resplendir, ou elle aime mieux l’erreur, le mensonge, le mal, et elle s’y réfugie pour se livrer à ses œuvres qui étaient mauvaises et qui le restent.

En rejetant Jésus l’homme se juge. L’enquête la plus rigoureuse sur toute sa vie ne constaterait pas mieux sa disposition. Quiconque se livre à des œuvres mauvaises ou fait le mal non seulement n’aime pas la lumière, mais il la hait, parce qu’elle révèle, accuse et condamne les dispositions intimes de son cœur, et il se garde bien de venir à la lumière, c’est-à-dire, de s’approcher de Jésus ; car il sait que ses œuvres seraient reprises, convaincues de culpabilité, comme devant un tribunal.

Il en est tout autrement de celui qui pratique la vérité, la vérité morale, qui, dans les écrits de Jean, est souvent à peu près synonyme de sainteté et qui est tout l’opposé des œuvres mauvaises, ou du mal. «Faire la vérité désigne l’effort persévérant d’élever sa conduite à la hauteur de sa connaissance morale, de réaliser l’idéal du bien perçu par la conscience.» (Godet) Celui qui agit ainsi vient à la lumière, s’approche avec confiance de Jésus, ne craignant pas, mais désirant, que ses œuvres soient manifestées.

C’est qu’il a en lui le témoignage que ses œuvres, sa vie, les dispositions de son cœur sont faites en Dieu, en communion avec lui, en conformité avec son esprit et sa volonté. «Bien forte pour caractériser les œuvres de l’homme sincère, avant qu’il ait trouvé Christ. Mais soit en Israël, soit même en dehors de la sphère théocratique, c’est d’une impulsion divine que provient tout bien dans la vie humaine (Jn 37-44). «Partout où il y a docilité de la part de l’homme envers cette divine initiative s’applique cette expression d’œuvres faites en Dieu, qui comprend aussi bien les soupirs du péager humilié et du croyant repentant que les nobles aspirations d’un Jean ou d’un Nathanaël» (Godet)

Jésus reconnut qu’il y a des hommes qui, même avant de venir à lui, la lumière parfaite, ont un cœur sincère et droit, aimant la vérité et cherchant la lumière : «Quiconque est de la vérité : écoute ma voix» (Jn 18, 37). Ce sont les âmes que le Père attire à Jésus et qui ne lui résistent pas. Cette parole, qui termina l’entretien, fut un encouragement pour Nicodème, qui était lui-même venu à Jésus.

Diacre Michel Houyoux

Complément

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Третье воскресенье Пасхи – год В

Posté par diaconos le 8 avril 2024

Les disciples d’Emmaüs – Trinitaires

Иисус и два ученика по дороге в Эммаус

Тема этой статьи – Иисус и два ученика из Эммауса. Эммаусские пилигримы, или Эммаусские ученики, – это два новозаветных персонажа, которые встречаются в Евангелии от Луки (глава 24, стихи с 13 по 35). Одного из них зовут Клеофас, а имя другого остается неизвестным. Город Эммаус – это населенный пункт недалеко от Иерусалима. Христос, только что воскресший в пасхальное утро после распятия и погребения, явился на дороге в Эммаус двум ученикам, обеспокоенным Его смертью и все еще сомневавшимся, которые бежали из Иерусалима. Они предложили ему гостеприимство, не узнав его.

Тот факт, что некоторые рукописи Евангелия от Луки (включая Codex Sinaiticus) указывают, что Эммаус находится в 160 стадиях (30 км) от Иерусалима, означает, что Эммаус Никопольский (`Amwâs) может быть идентифицирован как Эммаус Евангелия. Этот тезис часто подхватывается и поддерживается Католической энциклопедией. .Эммаус в долине Аялон впервые упоминается около 165 года до н. э. в первой книге Маккавеев. Чуть позже город был укреплен сирийским полководцем. Он быстро рос и был превращен в региональный центр Гирканом II и Антипатром.

В 4 году до н. э., во время восстания против римлян, жители покинули город, который, тем не менее, был сожжен Варом. Веспасиан разместил здесь Пятый легион во время своих кампаний против евреев. Римляне переименовали город в Никополь и дали ему статус города. Это название город сохранил до завоевания его арабами, когда он снова стал Эммаусом (`Imwâs). Это завоевание ознаменовалось эпидемией чумы, от которой погиб его завоеватель Абу Убайда ибн аль-Джаррах.

Из Евангелия Иисуса Христа от Луки

В это время ученики возвращались из Эммауса и рассказывали одиннадцати апостолам и их спутникам о том, что произошло на дороге и как Господь явил Себя им в преломлении хлеба. Когда они все еще говорили об этом, Господь Сам встал посреди них и сказал им : « Мир вам ! Испугавшись, они подумали, что видят духа. Иисус сказал им : « Что вы так расстроены ? И почему эти мысли возникают в ваших сердцах? Посмотрите на Мои руки и ноги: это действительно Я! Прикоснитесь ко Мне, посмотрите на Меня : дух не имеет плоти и костей, как вы видите у Меня ».

Сказав это, Он показал им Свои руки и ноги. Радуясь, они все еще не осмеливались поверить в это и были поражены. Иисус сказал им : « Есть ли у вас здесь что-нибудь поесть ? Они предложили ему кусок жареной рыбы, которую он взял и съел на их глазах. Затем Он сказал им : « Вот слова, которые Я говорил вам, когда был еще с вами. Должно исполниться все, написанное о Мне в законе Моисеевом, пророках и псалмах« .

Тогда Он сказал им: « Вот слова, которые Я говорил вам, когда был еще с вами: « Должно исполниться все, написанное о Мне в законе Моисеевом, пророках и псалмах« . Затем Он открыл им разум для понимания Писаний. Он сказал им: « Написано, что Христос пострадает и воскреснет из мертвых в третий день, и что во имя Его будет проповедано обращение к прощению грехов во всех народах, начиная с Иерусалима. Вам же надлежит быть свидетелями ».(Лк 24, 35-48)

Иисус и два паломника на дороге в Эммаус

Два ученика шли в Эммаус. Они говорили о событиях, которые должны были произойти. Иисус подошел к ним и пошел с ними. Они не узнали Его. Иисус спросил их, о чем они говорят и почему так печальны. Они удивились его невежеству и рассказали ему об осуждении и смерти Иисуса из Назарета; затем они рассказали ему о надеждах, которые они возлагали на Него, но которые рухнули, так как шел третий день после.

Его смерти; они упомянули об удивлении, вызванном рассказом женщин и находками тех, кто пошел к гробнице. Иисус упрекнул их за медлительность в вере и объяснил им из Писания необходимость Своих страданий. Когда они дошли до Эммауса, Иисус хотел продолжить свой путь, но они удержали. Его и уговорили остаться с ними, так как приближалась ночь. Он вошел с ними, и когда преломил хлеб и подал им, они узнали Его, но Он тут же исчез.

Они видели, с каким волнением он объяснял им Писание. Они немедленно вернулись в Иерусалим и рассказали ученикам о том, что с ними произошло. Согласно Евангелию от Луки, Эммаус находился в шестидесяти фурорах(около одиннадцати километров) от Иерусалима. Католическая традиция, восходящая к Евсевию и Иерониму, видит наш Эммаус в городе Никополе, ныне Амвас на равнине Сарона. Никополь не был городом, и расстояние между ним и Иерусалимом составляет сто семьдесят вёрст.

Ученики не верили в воскресение Иисуса. Поэтому мысль о том, чтобы узнать Его в этом незнакомце, не пришла им в голову. С другой стороны, в личности Иисуса должны были произойти значительные перемены – либо через Его страдания и смерть, либо через Его воскресение: даже самые близкие ученики не решались узнать Его, когда Он приближался к ним (Лк 24:37; Ин 20:14-15). Сочувственный интерес, проявленный Иисусом к ним, завоевал доверие этих двух путников.

Его вопросы побудили их открыть свои сердца (Лк 18:40; Ин 5:6; Ин 20:15) . Он был силен не только словом, но и, прежде всего, делом, делами любви, которыми была наполнена Его жизнь. И он был таким не только в глазах всего народа, но и перед Богом, Который свидетельствовал о нем. В дополнение ко всем этим поводам для печали следует упомянуть еще одно обстоятельство, о значении которого они не решались высказаться и которое способствовало еще большему их смятению.

Они не привели это свидетельство женщин как предмет надежды, которую они уверенно противопоставили приведенным ими болезненным фактам. Хотя ученики, посетившие гробницу, нашли ее именно такой, как говорили женщины ! Иисус, в свою очередь, дав им рассказать обо всех своих горестях, упрекнул их:  » Глупцы ! Прежде всего, он обвинил их в том, что им не хватило ума понять обетования, данные Богом через пророков (Гал 3:1).

Человек мог спастись только через страдания и смерть. Вечная любовь Бога, желавшего спасения человека, требовала и безмерного посвящения Спасителя, которое было необходимо для осуществления этого спасения. По мере того как ученики постигали Писание, они чувствовали, как тьма в их сердцах сменяется светом, сомнения – уверенностью, и еще до того, как они узнали Иисуса, они полностью принадлежали Ему. Вот что сделал Иисус с их разумом, вместо того чтобы внезапно предложить им Себя.

Чтобы испытать учеников, Иисус продолжал идти, и, конечно, пошел бы дальше, если бы они не попросили Его остаться с ними. Он хотел, чтобы эта новая благодать зависела от них. Вернувшись в Иерусалим, ученики из Эммауса не успели и слова сказать, как их встретили радостным возгласом : « Господь действительно воскрес! В качестве доказательства ученики привели явление Иисуса Симону Петру.

Явление Иисуса Петру было доказательством Его милости к тому, кто, горько сожалея об этом, почувствовал потребность снова увидеть Иисуса и получить Его прощение (Мк 16, 7). Когда ученики из Эммауса рассказывали свою историю, появился Иисус с приветствием: « Мир вам ». Чтобы успокоить их страх, Он показал им Свои ноги и руки и пригласил их прикоснуться к Нему. Затем, чтобы окончательно убедить их, Он поел с ними. Он напомнил им, что говорил им, что все пророчества о Нем исполнятся.

Он открыл их разум для понимания Писаний. Они возвещали о Его страданиях, воскресении и проповеди Евангелия среди всех народов. Иисус сделал учеников Своими свидетелями, пообещал им Святого Духа и велел ждать в Иерусалиме исполнения этого обещания. Упоминание о ногах подразумевает, что к кресту были прибиты не только руки, но и ноги Иисуса. Этот отрывок из Евангелия от Луки оставляет мало места для сомнений. Радость, которую испытали ученики, увидев Иисуса, после печали и страха, держала их в состоянии замешательства, которое не позволяло им уверовать.

Чтобы дать им еще одно доказательство, Иисус попросил у них что-нибудь поесть. Иисус напомнил им о многих предсказаниях, которые Он сделал им перед Своей смертью и воскресением (Лк 9, 22; Лк 22, 37) . Иисус больше не считал Себя находящимся со Своими учениками; Его прежние отношения с ними сменились духовным общением. Иисус в последний раз обратился к авторитету Писания, чтобы дать ученикам понять божественную необходимость всего, что с Ним произошло, и открыть им будущее Его царствование и призвание, которое они должны будут в нем исполнить. Во имя Его они должны проповедовать покаяние и раскаяние для прощения грехов.

Дьякон Мichel Houyoux

Ссылки на другие христианские сайты

◊ Only Bible : нажмите здесь, чтобы прочитать статью → Иисус является ученикам, идущим в Еммаус – Библия Онлайн

◊ Явление двум ученикам на пути в Эммаус : нажмите здесь → Явление двум ученикам на пути в Эммаус

Божественная литургия : нажмите здесь → https://youtu.be/g2pz12wL9lA

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