Decima domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Posté par diaconos le 4 juin 2024
Belzebù, il principe dei demoni
La storia della cacciata dei demoni. Belzebù, il Signore delle mosche, è un dio del mondo semitico, probabilmente venerato a Ekron o Accaron). Nelle fonti prevalentemente bibliche e successive ai testi dell’Antico Testamento, Belzebù è un demone e uno dei principi incoronati dell’Inferno. Gli antichi Filistei lo adoravano con il nome di “Baal-Zebub”. Baal, un nome comune per gli dei nel mondo filisteo e fenicio, significa “padrone” o “proprietario”. Secondo la Bibbia, “Baal-Zebub” era una divinità adorata dai Filistei. In ugaritico, zbl b’l ars significa principe, padrone della terra.
La storia della cacciata dei demoni. Belzebù, il Signore delle mosche, è un dio del mondo semitico, probabilmente venerato a Ekron o Accaron. Nelle fonti prevalentemente bibliche e successive ai testi dell’Antico Testamento, Belzebù è un demone e uno dei principi incoronati dell’Inferno. Gli antichi Filistei lo adoravano con il nome di “Baal-Zebub”. Baal, un nome comune per gli dei nel mondo filisteo e fenicio, significa “padrone” o “proprietario”. Secondo la Bibbia, “Baal-Zebub” era una divinità adorata dai Filistei. In ugaritico, zbl b’l ars significa principe, padrone della terra.
Decima domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Secondo Thomas Kelly Cheyne, il nome originario della divinità potrebbe essere stato Baal-Zebul, dove Zebul significa “alto” o “principe” e significa qualcosa come “principe Baal” o “padrone dei principi” o “proprietario dell’alta dimora”. L’esistenza di una divinità con questo nome è stata attestata più a nord, verso l’attuale Siria. Il nome originario fu poi cambiato in Baal-Zebub. Esistono varie ipotesi sull’origine e sul significato di questa seconda parte del nome, Zebûb o Zoubeb o zboub, che significa “mosca” o “zanzara” o “piccolo insetto”.
L’ipotesi principale vede in questa deformazione un’ironia che consiste nel puntare il dito contro i dannosi e gli inutili, da cui il nome “signore delle mosche” per deriderli e ridurre l’importanza delle divinità pagane, i cananei “Baal”, i padroni, che si oppongono all’amore di Dio. Nello stesso spirito, è stato suggerito che si tratti di una variante di Zabal, sterco ; la divinità sarebbe quindi chiamata “signore dello sterco”, una distorsione data dagli israeliti a un dio nemico, un riferimento ai sacrifici fatti a lui, zabal che significa “fumare”.
Il culto di Belzebù è menzionato nel secondo libro dei Re nella disputa tra il re Ahazia e il profeta Elia. In questo episodio della vita di Elia, Belzebù è una divinità pagana adorata a Ekron. Il nome Belzebù compare in diversi punti del Nuovo Testamento e suggerisce che nel primo secolo il mondo semitico considerava Belzebù come il capo dei demoni. Tra gli scritti dell’Antico Testamento e i Vangeli si è verificato uno spostamento semantico; Belzebù si è trasformato da divinità pagana a demone.
# Il racconto della cacciata dei demoni dai Gadareni si trova nei tre Vangeli sinottici. La scena sembra essersi svolta a Gadara, oggi Umm Qeis in Giordania, non lontano dal lago di Tiberiade, o a Gerasa. San Giovanni Crisostomo ci dice che questo miracolo mostra tutta la misericordia, l’occhio provvidenziale che Dio ha per gli esseri umani. E aggiunge : “Da questa storia impariamo che Dio non solo veglia su di noi in generale, ma su ciascuno di noi in particolare. Gesù Cristo lo dichiarò espressamente ai suoi discepoli quando disse loro: “Ogni capello del vostro capo è stato contato” (Mt 10,30).
Padre Antoni Carol i Hostench ha incentrato la sua omelia sulla libertà umana. Per lui, per quanto sia grande la potenza divina concretizzata da questo miracolo, è altrettanto importante la libertà concessa alle persone di credere in Dio, o di non credere, nonostante le prove fornite. Umm Qeis è una città della Giordania, nella provincia giordana di Irbid, 20 km a nord-ovest del capoluogo Irbid e 3 km a sud dello Yarmouk. È stata costruita sul sito dell’antica città di Gadara. La città era chiamata anche Antiochia o Antiochia Semiramis e Seleucia, ed era una delle città della Decapoli.
Tertulliano sottolineava : “Non servono a nulla, le vostre crudeltà più raffinate. Sono piuttosto un’attrazione per la nostra setta”. Secondo Papa Benedetto XVI, i religiosi e le religiose, attraverso il loro particolare stile di vita, diventano un segno di contraddizione per il mondo, la cui logica è spesso ispirata al materialismo, all’egoismo e all’individualismo.
Gesù affronta l’opposizione del suo stesso popolo e degli scribi
In quel tempo Gesù tornò a casa, dove la folla si era di nuovo radunata, tanto che non era possibile nemmeno mangiare. Quando gli abitanti della sua casa lo vennero a sapere, vennero a prenderlo, perché dicevano : “Ha perso la testa”. Gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano : “È posseduto da Beelzebul ; è dal dominatore dei demoni che scaccia i demoni”.
Chiamandoli a sé, Gesù disse loro in una parabola : “ Come può Satana scacciare Satana ? Se un regno è diviso contro se stesso, quel regno non può stare in piedi. Se gli abitanti di una casa sono divisi tra loro, non possono stare in piedi.“
Se Satana si è messo contro se stesso, se è diviso, non può stare in piedi; è finito. Ma nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e saccheggiare i suoi beni se prima non lo ha legato. Solo allora potrà saccheggiare la sua casa.
In verità vi dico che tutto sarà perdonato ai figli degli uomini : i loro peccati e le loro bestemmie. Ma se qualcuno bestemmia contro lo Spirito Santo, non sarà mai perdonato. È colpevole di un peccato per sempre. Gesù parlava così perché avevano detto : “È posseduto da uno spirito immondo”.
Poi arrivarono la madre e i fratelli. Rimasti fuori, lo mandarono a chiamare. Una folla era seduta intorno a lui e gli dissero : “Ecco, tua madre e i tuoi fratelli sono là fuori ; ti cercano”.
Ma egli risponde loro : “Chi è mia madre, chi sono i miei fratelli ?”.
E guardando intorno a coloro che erano seduti in cerchio intorno a lui, disse : “Ecco mia madre e i miei fratelli. Chiunque fa la volontà di Dio è mio fratello, mia sorella, mia madre”. (Mc 3, 20-35)
Gesù affronta l’opposizione del suo stesso popolo e degli scribi
Marco introduce l’accusa contro gli scribi senza raccontare l’evento che l’ha generata, mentre Matteo e Luca la raccontano nella guarigione di un indemoniato.
Marco attribuisce l’accusa agli scribi, mentre Matteo la mette in bocca ai farisei. L’ostilità che si scatenò contro Gesù non era locale e casuale : fu ispirata a Gerusalemme, da dove furono inviati emissari in Galilea per contrastare l’influenza di Gesù.
Non si trattava solo di una parola che si erano lasciati sfuggire, ma di un’opinione che cercavano di diffondere tra la folla. Era il giudizio che si stava pronunciando su Gesù a Gerusalemme, sede principale della sapienza degli scribi (Gv 8,48 ; Gv 10,20).
Marco ha chiamato parabole le varie immagini suggestive che Gesù ha usato in questo discorso per confutare l’accusa empia dei suoi avversari. Gesù li ha chiamati a sé. Senza aspettare un loro attacco diretto, creò lui stesso l’occasione per mostrare loro l’assurdità della loro accusa.
Le argomentazioni di Gesù sono le stesse di Matteo, ma l’ordine è più chiaro: prima la domanda diretta “Come può Satana scacciare Satana?”. Poi le due immagini di un regno, una casa divisa contro se stessa. Infine, il sorprendente paragone di Satana con l’uomo forte, i cui beni, strumenti e armi nessuno può saccheggiare se prima non lo lega (Mt 12,29 ; Lc 11,22).
Con queste ultime parole, che ricordano ancora una volta l’odiosa bestemmia pronunciata contro Gesù, Marco motiva la severa dichiarazione che Gesù fece contro chiunque avesse bestemmiato lo Spirito Santo.
Non ci sarà perdono per lui, perché è colpevole di un peccato eterno, che durerà per sempre, che non potrà essere cancellato, avendo la sua causa permanente nella durezza (Mt 12,32). Come Matteo e Luca, Marco non menziona la bestemmia contro il Figlio dell’uomo.
Il diacono Michel Houyoux
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