Diciottesima domenica del Tempo Ordinario – Anno B
Posté par diaconos le 31 juillet 2024
# La vita eterna è percepita in modo diverso da popoli diversi in epoche e religioni diverse. Nel Neolitico si credeva nell’esistenza dell’anima, un principio diverso dal corpo. Costruivano monumenti monumentali dove custodivano i corpi, matrici dell’anima. La camera sotto i dolmen era chiusa da una porta con un foro attraverso il quale gli spiriti dei corpi sepolti potevano uscire. Antichi Egizi: Iside, in quanto moglie di Osiride, era la dea associata ai riti funebri. Dopo aver trovato tredici delle quattordici parti del corpo del suo amato, assassinato e massacrato dal geloso fratello Set, gli donò il soffio della vita eterna e gli diede un figlio Horus.
Per poter gioire della vita eterna, gli Egizi avevano bisogno di mantenere intatti i loro corpi e i loro nomi. Privarsi di uno dei due era, ai loro occhi, la punizione definitiva. La palma è il simbolo della vita eterna. L’ebraismo proclama la perpetuità dell’anima; la vita eterna è una delle credenze fondamentali dell’ebraismo. Il mondo a venire, noto come “Olam haBa”, è strettamente legato all’escatologia e al messianismo ebraico. L’autore che ne ha parlato di più è stato l’apostolo.
Giovanni
Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni
In quel momento, quando le folle videro che Gesù non c’era e nemmeno i suoi discepoli, la gente salì sulle barche e si diresse verso Cafarnao in cerca di Gesù. Quando lo trovarono sull’altra sponda del fiume, gli dissero : “Rabbì, quando sei arrivato qui ? Gesù rispose : “Amen, amen, vi dico che mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato dei pani e vi siete saziati. Non lavorate per il cibo che si perde, ma per quello che dura fino alla vita eterna, che vi darà il Figlio dell’uomo, che Dio Padre ha sigillato con la sua mano”
In quel momento, quando le folle videro che Gesù non c’era e nemmeno i suoi discepoli, la gente salì sulle barche e si diresse verso Cafarnao in cerca di Gesù. Quando lo trovarono sull’altra sponda del fiume, gli dissero : “Rabbì, quando sei arrivato qui ? ” Gesù rispose : “Amen, amen, vi dico che mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato dei pani e vi siete saziati. Non lavorate per il cibo che si perde, ma per quello che dura fino alla vita eterna, che vi darà il Figlio dell’uomo, che Dio Padre ha sigillato con la sua mano”.
Allora gli dissero : “Che cosa dobbiamo fare per operare le opere di Dio ?”. Gesù rispose : “L’opera di Dio è che crediate in colui che egli ha mandato”. Allora gli dissero : “Quale segno compirai perché possiamo vederlo e crederti ? Quale opera farai ? I nostri padri mangiarono la manna nel deserto; come dice la Scrittura, Egli diede loro da mangiare il pane del cielo”. Gesù disse loro : “Amen, amen, io vi dico: non è stato Mosè a darvi il pane dal cielo ; è il Padre mio che vi dà il vero pane dal cielo. Perché il pane di Dio è quello che scende dal cielo e dà vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.
Gesù rispose : “Io sono il pane della vita. Chi viene a me non avrà mai fame; chi crede in me non avrà mai sete”. (Gv n 6, 24-35)
Il pane della vita
La folla che era rimasta lì vide che non c’era nessun’altra barca oltre a quella in cui i discepoli erano entrati da soli, e che Gesù non vi era salito. Ne dedussero che doveva essere rimasto, come loro, sul lato orientale del lago. Ma il giorno dopo, non trovando né Gesù né i suoi discepoli, che non erano tornati a prenderlo, approfittarono di alcune barche che nel frattempo erano arrivate da Tiberiade e attraversarono il lago per andare a Cafarnao a cercare Gesù.
Non erano più i cinquemila uomini del giorno precedente, ma un certo numero di loro che aveva passato la notte lì, mentre la maggior parte degli altri era andata a piedi intorno all’estremità del lago. Queste persone, trovando Gesù sull’altra sponda del lago, gli chiesero con ingenuo stupore : “Quando sei arrivato qui ?”. Sospettavano in questo fatto, per loro inspiegabile, una nuova azione miracolosa.
Erano più desiderosi di miracoli che della verità che avrebbero potuto ricevere dalla parola di Gesù. Da qui la sua risposta e questo discorso per far luce sui loro cuori. Volevano sapere come Gesù avesse attraversato il lago. Gesù non ritenne opportuno rispondere, ma, come era sua abitudine, fece appello alla coscienza dei suoi ascoltatori rimproverandoli. Lo cercavano, non perché vedevano i miracoli. Ogni miracolo di Gesù era un segno della presenza, della potenza e della misericordia di Dio.
Ma invece di considerare il miracolo come un segno e di elevarsi al bene eterno rappresentato da quel segno, i Giudei si concentrarono sugli effetti materiali del miracolo. Così videro nella moltiplicazione dei pani nient’altro che il cibo con cui furono riempiti. È per combattere questa tendenza carnale che Gesù, in un nuovo discorso, spiegò con tanta elevatezza e profondità il significato simbolico e spirituale del miracolo appena compiuto. Dopo essere arrivato a Cafarnao,
Gesù sembra essere entrato nella sinagoga, dove i suoi ascoltatori del giorno precedente lo avevano incontrato di nuovo; lì tenne il suo discorso e rispose alle obiezioni dei suoi ascoltatori. Questa circostanza accresceva la solennità del suo insegnamento. Il commento di Giovanni riguarda l’intero discorso di Gesù. In contrasto con il cibo che perisce e di cui i suoi ascoltatori si accontentavano, Gesù opponeva il cibo che diventa la vita dell’anima non appena lo riceve, che produce vita eterna e prolunga i suoi effetti fino alla pienezza della vita nell’eternità.
Che cosa intendesse Gesù con questo cibo lo conferma aggiungendo: “Il Figlio dell’uomo ve lo darà”. Egli stesso, come Figlio dell’uomo, era la manifestazione della vita divina nella nostra umanità, e solo lui poteva darla. Per ottenerla, dobbiamo renderci idonei a riceverla rinunciando, con un serio sforzo di volontà, ai nostri errori e ai nostri pregiudizi, per venire a Gesù che solo dà la vita. Capirono che Gesù esigeva da loro uno sforzo morale; si chiesero quali opere fossero gradite a Dio, conformi alla sua volontà.
Pensavano a certe azioni esteriori la cui ricompensa sarebbe stata il cibo che dura fino alla vita eterna. Alle opere Gesù ha opposto l’opera, l’unica che Dio richiede. E quest’opera consiste nel credere in Gesù Cristo che egli ha mandato. Questa fede, atto morale della coscienza e del cuore, era di per sé il principio della vita divina, perché metteva l’anima in comunione con Dio attraverso Cristo. È quindi la fonte di tutte le opere di obbedienza, di gratitudine e di amore; era la radice dell’albero che, da solo, porterà buoni frutti. Queste parole: l’opera di Dio, non significano, come pensava Agostino, l’opera che Dio compie in noi, un’idea che è vera in sé.
Il Diacono Michel Houyoux
Link ad altri siti cristiani
Conferenza Episcopale Italiana: clicca qui per leggere l’articolo → XVIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B
◊ Parrocchia San Giovanni Apostolo – Marotta : clicca qui per leggere l’articolo → IO SONO IL PANE DELLA VITA
Video Padre Fernando Armellini : clicca qui → https://youtu.be/2QAqORHn30A
Publié dans articles en Italien, Bible, Catéchèse, comportements, Dieu, Enseignement, évangiles, Histoire, L'Église, La messe du dimanche, Nouveau Testament, Page jeunesse, Paroisses, Religion, Rencontrer Dieu, TEMPO ORDINARIO, Temps ordinaire | Pas de Commentaire »