Trentesima domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Posté par diaconos le 24 octobre 2023

XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A – Villa Nazareth


# Il Grande Comandamento (o Primo Comandamento) è un doppio precetto dato da Gesù Cristo e che appare nei Vangeli sinottici in tre forme diverse. Il Grande Comandamento riunisce due precetti dell’Antico Testamento:
« Ascolta, Israele : Yahweh, il nostro Dio, è l’unico Yahweh. Amerai Yahweh, il tuo Dio, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze ». (Dt 6, 4-5) e « Amerai il tuo prossimo come te stesso ». (Lev 19, 18).

Il Catechismo della Chiesa Cattolica del 1992 ricorda che questo è il primo dei comandamenti (§2196) per i cattolici. Questa duplice monizione si riflette anche nel duplice motto del Sovrano Ordine di Malta : Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum (Difesa della fede e assistenza ai poveri).

Immanuel Kant si riferisce a questo Grande Comandamento nella parte IV, sezione 1 della sua opera : « La religione cristiana, in quanto religione naturale, comprende tutti i doveri, sotto una prescrizione generale, che riguarda sia i rapporti morali interni che esterni delle persone, cioè : fai il tuo dovere da nessun altro motivo che non sia l’amore immediato di quel dovere, cioè ama Dio, ama colui che decreta tutti i doveri al di sopra di ogni altra cosa ; 2°. sotto una prescrizione particolare, che riguarda le relazioni esterne con le altre persone e costituisce un dovere universale, cioè : ama tutti come te stesso, cioè contribuisci al loro benessere per immediata benevolenza e non per motivi di interesse personale; questi precetti non sono ingiunzioni morali, ma prescrizioni della santità a cui dobbiamo aspirare, e in relazione alla quale la semplice aspirazione è chiamata virtù ».

 La seconda parte del Grande Comandamento esprime sinteticamente la Regola d’Oro dell’etica della reciprocità. La Regola d’oro è un’etica della reciprocità, il cui principio fondamentale è enunciato in quasi tutte le principali religioni e culture : « Tratta gli altri come vorresti essere trattato » o « Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te ».

Questa forma di moralità universale si ritrova nei precetti filosofici dell’antico Egitto e dell’antichità greca, così come nelle religioni orientali (induismo, buddismo, taoismo, confucianesimo, ecc.), nel Vicino Oriente e in Occidente (ebraismo, cristianesimo, islam) e persino nell’umanesimo ateo.

La formulazione più diffusa della Regola d’oro in Occidente è « Amerai il prossimo tuo come te stesso », un comandamento della Torah o Antico Testamento espresso nel Levitico (Lev 19,18), sviluppato all’epoca di Gesù di Nazareth dal rabbino Hillel e dagli ambienti farisaici, e che Gesù cita (Mt 22,37-40) come l’essenza dei sei comandamenti del Decalogo che riguardano le relazioni umane (Es 20,12-17).


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

In quel tempo i farisei, avendo sentito che Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono e uno di loro, maestro della Legge, pose una domanda a Gesù per metterlo alla prova :Gesù rispose: « Maestro, nella Legge, qual è il grande comandamento ? ».

 « Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente ». Questo è il grande comandamento, il primo. E il secondo è simile : « amerai il tuo prossimo come te stesso. Tutta la Legge e i Profeti dipendono da questi due comandamenti. ». (Mt 22, 34-40)


Il comandamento più grande


Quando i farisei vennero a sapere che Gesù aveva messo a tacere i sadducei, mandarono uno di loro, che era un avvocato, a porgli questa domanda :
« Qual è il più grande comandamento della Legge ? ».

 Gesù citò i due grandicomandamenti dell’amore per Dio e dell’amore per il prossimo e aggiunse : « Tutta la legge e i profeti sono contenuti in questi due comandamenti ». I farisei, a loro volta respinti vittoriosamente da Gesù, vennero a sapere che i sadducei, che pure lo avevano attaccato, erano stati messi a tacere, si erano tappati la bocca e se ne erano andati confusi.

 Si riunirono di nuovo, senza dubbio soddisfatti che i loro avversari fossero stati confusi su una questione che li divideva, quella della risurrezione e dell’esistenza degli angeli. 

Così chiesero a uno di loro di porre a Gesù una domanda meno capziosa delle precedenti. Non disarmarono, perché l’espressione usata da Matteo implica, secondo Holtzmann e Weiss, un’intenzione ostile: si riunirono per cospirare, per unirsi contro Gesù.

Amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, significa amarlo con tutte le forze dell’essere morale; in modo che tutte le facoltà dell’anima, gli affetti, i pensieri, la volontà, i desideri, siano penetrati e dominati da questo amore, che diventa così l’unico movente di tutte le azioni, di tutta la vita.

Gesù non dice come l’uomo, peccatore ed egoista, riesca ad amare in questo modo. Spetta al Vangelo, nella sua interezza e pienamente compreso dal cuore, insegnarcelo. Gli dice : « Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente ».

Questo comandamento dell’amore è il grande e il primo perché contiene il compimento di tutti gli altri ed è l’essenza stessa della vita religiosa e morale. Questo è il grande e primo comandamento.

 Questo comandamento è simile al primo nella sua stessa essenza, nella misura in cui il vero amore per il prossimo non è che un’applicazione dell’amore per Dio, un riflesso dell’amore di Dio in noi, e anche perché la pratica di questo comandamento soddisfa tutti i nostri doveri, tutti i nostri obblighi verso il prossimo. Amare il prossimo come se stessi significa abbattere la barriera che separa l ‘ »io » dal « tu », l’egoismo, causa di tutte le divisioni, e la trasgressione abituale di questo comandamento.

Chi ama il prossimo in questo modo desidera la sua felicità come la propria e vi contribuisce secondo le sue forze, come se fosse sua. Un secondo è simile : « Amerai il tuo prossimo come te stesso ». Tutto ciò che è scritto nella legge e perfino nei profeti sul rapporto dell’uomo con Dio e con il prossimo, si attiene per la sua stessa essenza a questi due comandamenti che ne sono la realizzazione vivente.

 Con queste parole Gesù rispose alla domanda dell’avvocato, che non poteva che approvarlo con tutto il cuore. Questa risposta è molto notevole anche perché dimostra che, già nell’Antico Testamento, l’amore è il fondamento di ogni obbedienza. Questo è il punto centrale di unione tra le due alleanze. È solo attraverso il Vangelo che questo amore è stato più pienamente rivelato da Dio e più abbondantemente realizzato nei cuori dei suoi figli.

Il diacono Michel Houyoux


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Conferenza Episcopale Italiana : cliccare qui per leggere l’articolo → XXX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

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Saint Antoine Marie

Posté par diaconos le 23 octobre 2023

Le Saint du jour du 6 juillet 2014 : "Saint Antoine-Marie Zaccaria" - Radio  Courtoisie

Saint Antoine Marie

 

Antoine naît à Crémone dans le duché de Milan en l’an 15033. Il perd it son père alors qu’il n’avait que deux ans. Enfant unique, il fut élevé par sa mère qui l’éleva dans la piété.

Il étudia la philosophie à l’université de Pavie puis, en 1520, la médecine à Padoue. À la fin de ses études, il exerça comme médecin à Crémone entre 15024 et 1527 de façon désintéressée.

En l’an 1527, il commença des études religieuses afin de devenir prêtre, il futordonné en l’an 1528. Il travailla intensément dans les hôpitaux et autres institutions qui accueillirent les pauvres, avant de devenir le directeur spirituel de la comtesse Ludovica Torelli, qu’il accompagna à Milan en l’an 1530.

Durant son séjour à Milan, il fonda les Clercs réguliers de saint Paul, ainsi que celle des Sœurs angéliques de Saint Paul, la branche féminine, et les oblats de Saint-Paul, pour les gens mariés.

Ces trois branches se consacrèrent au ministère paroissial, à l’éducation des jeunes et à la mission évangélique dans un but de réforme et d’aide à la société de leur temps.

Les bases de la doctrine des Barnabites s’appuya sur l’Eucharistie et l’enseignement de saint Paul. Toutefois, en dénonçant certains abus de l’Église catholique, Antoine-Marie se fit de nombreux ennemis jusqu’à être accusé, accusation dont il fut blanchi à deux reprises.

En l’an 1536, il se rendit à Vicence, où il réforma deux couvents et fonda la seconde maison de son ordre.

C’est pendant son séjour à Vicence qu’il popularisa l’Adoration du Saint Sacrement auprès des laïcs, et qu’il institua la sonnerie des cloches des églises le vendredi à 15h en souvenir de la Crucifixion du Christ.

Antoine-Marie Zaccaria laissa peu d’écrits : douze lettres, six sermons, ainsi que les constitutions des Barnabites..

Mort

Lors d’une mission à Guastalla, en lan 1539, il fut atteint d’une forte fièvre, qui, associée à ses nombreuses mortifications et à sa santé précaire, l’emporta. Il mourut le 5 juillet 1539 à l’âge de 37 ans.

Ses funérailles furent célébrées à Crémone et il fut enseveli dans le cimetière du couvent des Sœurs de Saint Paul. Vingt-sept années plus tard, sa dépouille fut relevée, et son corps, découvert incorrompu, est transféré à Milan et enterré dans le monastère de San Paolo delle Angeliche. Le 8 mai 1891, ses reliques furent exhumées et transférées à l’église de San Barnaba à Milan.

Béatification et canonisation

  • Antoine-Marie Zaccaria a été béatifié le 3 janvier 1890 à Rome par le pape Léon XIII et canonisé par ce même pape, le 15 mai 1897.
  • Sa fête est fixée au cinq juillet

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Mercredi de la vingt-neuvième semaine du Temps Ordinaire – Année A

Posté par diaconos le 23 octobre 2023

Lire et comprendre les Béatitudes dans Matthieu et Luc

 

Les Béatitudes (du latin beatitudo, « le bonheur ») sont le nom donné à une partie du Sermon sur la montagne rapporté dans l’Évangile selon Matthieu (5, 3-12) et à une partie du Sermon dans la plaine de l’Évangile selon Luc (6, 20-23).

Elles sont au nombre de huit dans l’Évangile selon Matthieu et de quatre dans l’Évangile selon Luc où elles sont suivies par quatre malédictions. Il existe d’autres béatitudes dans les sources juives antérieures aux évangiles, dans la Bible, en particulier dans le Siracide (Si 14, 20-27), ou dans un des manuscrits de la mer Morte provenant de la grotte 4 (4Q525 2 II).

Les Béatitudes de l’évangile selon Matthieu présentent une structure qui repose sur le même procédé que celui utilisé pour ces deux derniers textes, ce qui a des conséquences directes sur l’étude du texte de cet évangile. Les Béatitudes des deux évangiles sont citées dans la Liturgie Divine de Jean Chrysostome, liturgie qui continue à être la plus souvent employée dans l’Église orthodoxe.

De l’Évangile de Jésus Christ selon Matthieu

En ce temps-là, voyant les foules, Jésus gravit la montagne. Il s’assit, et ses disciples s’approchèrent de lui. Alors, ouvrant la bouche, il les enseignait. Il disait : «Heureux les pauvres de cœur, car le royaume des Cieux est à eux.
Heureux ceux qui pleurent, car ils seront consolés. Heureux les doux, car ils recevront la terre en héritage. Heureux ceux qui ont faim et soif de la justice, car ils seront rassasiés. Heureux les miséricordieux, car ils obtiendront miséricorde.
Heureux les cœurs purs, car ils verront Dieu. Heureux les artisans de paix, car ils seront appelés fils de Dieu. Heureux ceux qui sont persécutés pour la justice, car le royaume des Cieux est à eux.

Heureux êtes-vous si l’on vous insulte, si l’on vous persécute et si l’on dit faussement toute sorte de mal contre vous, à cause de moi. Réjouissez-vous, soyez dans l’allégresse, car votre récompense est grande dans les cieux !» (Mt 5, 12)

Les béatitudes

Les guérisons et les actes miraculeux, dont les foules furent témoins les préparèrent à recevoir les paroles étonnantes qu’elles entendirent. Comment auraient-elles pu croire heureux ceux que l’expérience et le bon sens proclamèrent malheureux, si elles n’eurent contemplé les merveilleuses délivrances que Jésus tint en réserve pour eux  ? La montagne désigne ici une hauteur, par opposition à la plaine.

C’est ainsi que les habitants des vallées disaient : aller à la montagne, sans indiquer par la un point spécial de la chaîne dont il s’agit. La tradition fut plus précise que les évangélistes ; elle plaça la montagne des Béatitudes non loin de la ville de Tibériade, située sur le bord du lac de ce nom.

Derrière la montagne qui domine Tibériade est un large plateau, montant en pente douce du coté d’un rocher qui en forme le sommet. C’est sur ce rocher que Jésus passa la nuit en prières et qu’au lever du jour il appela ses disciples et choisi ses apôtres .

Puis il serait descendu près de la foule qui l’attendait sur le plateau, et il enseigna le peuple. Selon Luc, Jésus descendit, et ce fut dans une plaine qu’il  prononça son discours (Lc 6, 17). Selon Matthieu, il serait monté sur une montagne avec le peuple.

Il ne rapporta que le fait général, la prédication aux personnes assemblées sur une montagne. Luc rapporta un détail de plus, Jésus montant d’abord au sommet, puis redescendant sur un plateau. Au pied du rocher, au haut du plateau, se trouve précisément une petite plate-forme, une sorte de chaire naturelle, d’où l’on peut aisément être vu et entendu d’une grande multitude.

«C’est la qu’aurait été assis le Seigneur. Je me demandai s’il était possible qu’il y eut au bord de ce lac, et même dans toute la Palestine, une autre montagne a laquelle s’appliquassent aussi complètement les détails que nous pouvons recueillir a ce sujet dans saint Luc et saint Matthieu.» (Félix Bovet, Voyage en Terre Sainte)

Ses disciples, ceux d’entre eux qu’il venait d’appeler à l’apostolat et ceux qui déjà avaient entendu et goûté sa parole, l’entouraient comme toujours. Ce discours, qui exposa les principes spirituels et sublimes du royaume que Jésus vint fonder, ne put être compris de tous, comme il ne put être mis en pratique que par ceux qui furent animés de l’esprit de ce royaume.

Ainsi commence le Sauveur. C’est là une entrée belle, douce, pleine d’amour, dans sa doctrine et sa prédication. Il ne procède pas, comme Moïse ou un docteur de la loi, par des ordres, des menaces, des terreurs, mais de la manière la plus affectueuse, la plus propre à attirer les cœurs, et par de gracieuses promesses. (Luther)

Toutefois, cet amour recouvra un profond sérieux, car ceux que Jésus déclara heureux furent bien misérables dans leur, milieu de vue. Ils ne furent heureux qu’à cause de la promesse qui accompagna chacune de ces déclarations et qui la motiva.

Les pauvres en esprit sont ceux qui se sentent pauvres dans leur vie intérieure, moralement et spirituellement pauvres, et qui, par là même, soupirent après les vraies richesses de l’âme (L’esprit désignant ici la faculté par laquelle nous entrons en relation avec Dieu et réalisons la vie morale. Ce sentiment de pauvreté devant Dieu n’est pas encore la repentance, mais une humilité profonde, douloureuse, qui y conduit.

«Les pauvres en esprit sont tous ceux qui ont l’esprit détaché des biens de la terre. Ô Seigneur ! Je vous donne tout : j’abandonne tout pour avoir part a ce royaume ! Je me dépouille de cœur et en esprit, et quand il vous plaira de me dépouiller en effet, je m’y soumets» (Bossuet)

Qu’il s’agisse de pauvreté spirituelle ou de pauvreté temporelle, d’humilité ou de détachement, ou de tous les deux a la fois, a une telle situation répond la déclaration positive et actuelle : parce qu’à eux est le royaume des cieux.

Ceux qui pleurent, ou qui sont dans le deuil, la tristesse. ceux qui pleurent sur leurs péchés. Mais comme il y a en ces affligés le sentiment humiliant de leur pauvreté morale, leur tristesse est une repentance à salut. Aussi seront-ils consolés, parce que cette tristesse les amène a la source du pardon, de la paix, de la vie.

L’abandon à la volonté de Dieu, en présence des violences, de l’injustice et de la haine, est produit par le sentiment humble et attristé de ce qui nous manque. Elle implique le renoncement aux avantages et aux joies de ce monde ; mais, par une magnifique compensation, ceux qui la pratiquent hériteront la terre. La terre de la promesse,

Les miséricordieux sont les personnes qui ne pensent pas seulement a leur propre misère, mais qui compatissent a la misère des autres. Il faut avoir senti sa propre misère, avoir souffert soi-même, pour pouvoir sympathiser avec la souffrance d’autrui. Il faut avoir été soi-même l’objet de l’amour infini de Dieu pour pouvoir aimer les autres et pratiquer à leur égard la charité.

Telle est la double pensée qui rattache cette béatitude aux précédentes. Elle est liée à elles aussi par cette considération que ceux que Jésus appela au bonheur de ses disciples auront besoin encore d’obtenir miséricorde au jour du jugement suprême, car bien qu’assurés du royaume des cieux, bien que consolés et rassasiés de justice, il restera dans leur vie beaucoup de manquements et d’imperfections à couvrir. Il leur sera pardonné et fait miséricorde selon qu’ils auront fait miséricorde. (Mt 6, 14-15)

Le cœur est, selon l’Écriture, l’organe de la vie morale. Être pur de cœur, c’est, par opposition à des œuvres extérieures, être affranchi de toute souillure de toute fausseté, de toute injustice, de toute malice dans ce centre intime des pensées et des sentiments. Tel n’est pas l’état moral de l’homme naturel (Mt 15, 19).

Chaque promesse répondant parfaitement à la disposition décrite dans chacune de ces béatitudes, ceux qui sont purs de cœur sont heureux, parce qu’ils verront Dieu : ils vivront dans la communion avec Dieu, et le contempleront un jour immédiatement dans la beauté suprême de ses perfections, source intarissable de la félicité du ciel.

Ceux qui font la paix. Ceux qui non seulement sont paisibles eux-mêmes, mais qui, après avoir trouvé la paix, s’efforcent de la procurer à d’autres et de la rétablir parmi les hommes, là où elle est troublée. Ils sont heureux, parce qu’ils seront appelés de ce doux et glorieux titre : fils de Dieu.

Ceux qui sont persécutés à cause de lui sont heureux, parce qu’à eux est le royaume des cieux. Dans la huitième béatitude, Jésus revint donc à la première. Il clôt ainsi un cycle harmonique d’expériences et de promesses.

Les quatre premières concernent ceux qui cherchent dans leurs profonds besoins, les quatre dernières, ceux qui ont trouvé et qui déjà développent une certaine activité dans le règne de Dieu.

Chaque promesse, source du bonheur (heureux !) répondant exactement et abondamment à chaque état d’âme décrit, fait resplendir un rayon de la gloire du royaume des cieux : aux affligés ; la consolation ; aux doux, la possession de la terre ; aux affamés, le rassasiement aux miséricordieux, la miséricorde  ; aux purs de cœur, la vue de Dieu ; à ceux qui procurent la paix, le beau titre d’enfants de Dieu. Mais dans la première et la dernière béatitude, Jésus, qui est le Maître du royaume des cieux, le dispensa tout entier aux pauvres et aux persécutés.

La récompense, qui n’affaiblit en rien la vérité du salut par grâce, par la foi est grande en proportion de la fidélité et de l’amour avec lesquels les disciples de Jésus souffrirent pour son nom. Toutefois, nul chrétien ne cherche cette récompense en dehors de Dieu et du bonheur de le servir, sans cela, il perdrait ce qui en fait la grandeur et la douceur.

Diacre Michel Houyoux

Complément

Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article → La solennité de la Toussaint

Sites intéressants à voir sur Internet

Cathobel : cliquez ici pour lire l’article → Les Béatitudes comme chemin de joie

Catéchèse pour des enfants : cliquez ici pour lire l’article → Les Béatitudes

 

Père Marie Landry Bivina : cliquez ici pour lire l’article → À la Toussaint, nous avons fêté tous les saints

Diacre Paul Laurent : cliquez ici pour lire l’article → Le premier novembre, nous fêtons tous les saints

Vidéo Fête de la Toussaint https://youtu.be/y2BcIr7OOpQ

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Двадцать девятое воскресенье по обыкновенному времени – Год А

Posté par diaconos le 22 octobre 2023

 Бог есть любовь» / Православие.Ru


# Отдавайте кесарю кесарево, а Богу Божие: эта фраза встречается во всех трех Синоптических Евангелиях – Марка 12:17, Матфея 22:21 и Луки 20:25 – и приписывается Иисусу, когда он отвечал на вопрос фарисеев, выступавших за строгое соблюдение иудейского закона.

На протяжении последних двух тысячелетий эта апофтегма часто используется для иллюстрации взаимоотношений между Церковью и политической властью. Первоначальное послание, отвечавшее на вопрос о том, разрешается ли евреям платить налоги римскому императору, стало предметом многочисленных рассуждений о том, в каких обстоятельствах христианам желательно подчиняться земной власти.

Многие художники изображали этот библейский эпизод. В обиходе это выражение приобрело производное значение, означающее, что предложение, высказывание или мнение должно быть приписано истинному автору. Некоторые интерпретируют послание Иисуса в том смысле, что когда граждане пользуются благами государства, например, императора, отделенного от власти Бога (например, через использование его валюты), у них уже нет выбора игнорировать законы такого государства. (Mt 22, 1-14)

Мы все приглашены

«Царство Небесное подобно царю, празднующему брачный пир сына своего» Бог мечтает о вселенском пире для всего человечества, истинном царском пире, пиршестве. Празднование этого воскресенья призывает нас помнить, что мы гости Господа.

Бог всегда приглашает Когда свадьба была неизбежна, в традиции приглашений на древнем Ближнем Востоке было два приглашения: первое объявляло, что будет свадьба, второе искало гостей.

Например : «Как вы ожидаете, что я пойду на мессу в приход в воскресенье ? В этот день у меня есть только занятия спортом» или «Это день, когда мы часто находимся вдали от дома» или «Мне еще нужно сделать домашнее задание и уроки, которые нужно выучить».

 на завтра, понедельник». Давайте не будем отдавать Богу последнее место ! Так много других голосов озвучивают Его призыв. Более 2700 лет назад, в VIII веке до нашей эры, пророк Исайя уже приглашал нас на великий мессианский праздник : «В тот день Господь, Бог вселенной, приготовит для всех народов земли, в Свой святой гора, праздник сочного мяса и вкуснейшего вина».

В первом чтении Исаия описывает великий праздник для миллионов верующих : «В тот день Господь, Бог вселенной, снимет завесу траура, которая окутала все народы, и пелену, которая покрыла все народы».

 Слова Иисуса — некоторые конкретные примеры, выбранные из нашей повседневной жизни, чтобы обнаружить, что Иисус описывает состояние нашего мира с большой точностью.

 Например : «Как вы ожидаете, что я пойду на мессу в приход в воскресенье? В этот день у меня есть только занятия спортом», или «В этот день мы часто бываем вдали от дома», или «У меня еще есть домашнее задание и уроки, которые нужно сделать, учись завтра, в понедельник».

 Достаточно подложить под слова Иисуса несколько конкретных примеров, выбранных из нашей повседневной жизни, чтобы обнаружить, что Иисус с большой точностью описывает состояние нашего мира.

 Давайте не будем отдавать Богу последнее место ! Так много других голосов озвучивают Его призыв. Более 2700 лет назад, в VIII веке до нашей эры, пророк Исайя уже приглашал нас на великий мессианский праздник : «В тот день Господь, Бог вселенной, приготовит для всех народов земли, в Свой святой гора, праздник сочного мяса и деликатесов»

 Он уничтожит смерть навсегда. Господь отрет слезы со всех лиц. Этот день станет днем радости для тех, кто положил свою жизнь на Бога и жил надеждой. Поскольку призванные не ответили на обращенное к ним приглашение,

 приглашение было всем, призыв универсальный. Избранными являются все те, кто слышит этот призыв, и никто не исключен, независимо от места их происхождения, независимо от их идей, расы или убеждений : «Итак, идите на перекресток; кого бы вы ни встретили, пригласите его на брачную вечерю».

Слуги вышли на перекресток, собрали всех встречных, и плохих, и хороших, и свадебный зал наполнился гостями. Давайте откликнемся, братья и сестры, на многочисленные призывы Христовы, которые приходят к нам через Евангелие, через церковь, через встречи в нашей жизни.

Бог приглашает всех без различия, отдавая привилегии даже бедным, маргинализированным, оставшимся позади. Мы все приглашены на свадьбу ! Но, как и все приглашения, Бог противоречит нашей свободе. Выбор идти на свадьбу или нет. Выбирать ! В этом смысл сегодняшнего Евангелия.

Диакон Мichel Houyoux

Залог на других сайтах в Интернете

Афиша-Кино : Нажмите здесь, чтобы прочитать статью Фильм Мы все приглашены (Испания, 2008)

Видео -Литургия Божественного Слова : → https://youtu.be/cfIKPzCGF4Q

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