Ventinovesima domenica del Tempo Ordinario Anno A

Posté par diaconos le 17 octobre 2023

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Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio


# «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio» : questa frase si trova nei tre Vangeli sinottici : Marco 12:17, Matteo 22:21 e Luca 20:25. È attribuita a Gesù in risposta alla domanda dei farisei, sostenitori della rigida osservanza del giudaismo. È attribuita a Gesù in risposta a una domanda dei farisei, sostenitori della stretta osservanza dela legge ebraica.

Per due millenni, questo apoftegma è stato ampiamente utilizzato per illustrare il rapporto tra la Chiesa e il potere politico. Il messaggio originale, che rispondeva alla domanda se fosse lecito per gli ebrei pagare le tasse all’imperatore romano, è stato oggetto di molte speculazioni sulle circostanze in cui è auspicabile che i cristiani si sottomettano all’autorità terrena.

Molti pittori hanno raffigurato questo episodio biblico. Nell’uso comune, l’espressione ha assunto un significato derivato, nel senso che una frase, un’affermazione o un’opinione dovrebbe essere attribuita al suo vero autore.

 Alcuni interpretano il messaggio di Gesù nel senso che, se i cittadini godono dei benefici di uno Stato come quello di Cesare, distinto dall’autorità di Dio (ad esempio, utilizzando la sua moneta), non possono più scegliere di ignorare le leggi di tale Stato.

Gandhi, che condivideva questo punto di vista, ha scritto: Gesù ha eluso la domanda diretta che gli è stata posta perché era una trappola. Non aveva l’obbligo di rispondere. Chiese di vedere la moneta per le tasse.

 Poi disse con sprezzante disprezzo : « Come potete voi, che trafficate in monete di Cesare e quindi ricevete quelli che considerate i benefici del dominio di Cesare, rifiutarvi di pagare le tasse? ».

 Tutta la predicazione e la pratica di Gesù puntano indubbiamente alla non collaborazione, che include necessariamente il non pagamento delle tasse.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Matteo

In quel tempo, i farisei andarono a tenere un consiglio per intrappolare Gesù facendolo parlare. Mandarono da lui i loro discepoli, accompagnati dai sostenitori di Erode : « Maestro », gli dissero,  » da nessuno, perché non giudichi le persone in base al loro aspetto. Dacci dunque il tuo parere : è lecito, sì o no, pagare le tasse a Cesare, l’imperatore ? Conoscendo la loro perversità, Gesù disse : « Ipocriti ! Perché volete mettermi alla prova ? Mostratemi il resto per l’imposta ».

Gli presentarono una moneta da denario. Egli disse loro : « Questa effigie e questa iscrizione, di chi sono? ». Risposero : « Di Cesare ». Allora disse loro : « Rendete dunque a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio ». Domande sul tributo, sulla risurrezione, sul comandamento più grande I governanti mandarono alcuni farisei e alcuni erodiani da Gesù per sentirlo dire qualcosa di incriminante. Essi salutarono Gesù come un maestro che si preoccupava solo della verità e gli chiesero se fosse « lecito pagare il tributo a Cesare ». (Mt 22, 15-21)

Domande sul tributo, sulla resurrezione, sul comandamento più grande

 Gesù, percependo la loro ipocrisia, chiese che gli venisse portato un denario e, dopo aver fatto notare loro di chi fosse l’immagine e il nome che portava, ordinò loro di rendere a Cesare ciò che era di Cesare e a Dio ciò che era di Dio. Grande fu il loro stupore nei suoi confronti. Grande fu il loro stupore per questo. I Sadducei, che negavano la risurrezione, chiesero ironicamente a Gesù quale sarebbe stata la condizione nell’altro mondo di una donna che, in virtù del levirato, avesse sposato sette fratelli in successione.

 Gesù rispose che erano in errore e che il loro errore derivava dall’ignoranza delle Scritture e della potenza di Dio. Nell’economia futura non ci saranno più matrimoni, perché gli uomini saranno come gli angeli.Quanto alla vita futura, essa è attestata da questa parola nel libro di Mosè, dove Dio si definisce il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe, perché Dio non è il Dio dei morti, ma dei vivi.

Uno scriba, soddisfatto della risposta di Gesù ai Sadducei, chiese a Gesù quale fosse il primo comandamento. Gesù gli disse il comandamento dell’amore di Dio, al quale aggiunse quello dell’amore per il prossimo.Lo scriba approvò la risposta di Gesù e confessò che amare Dio era più che offrire sacrifici. Gesù gli disse che non era lontano dal regno di Dio. Conoscendo la loro ipocrisia.

 Egli è colui che scruta i cuori. La sua domanda : « Perché mi tentate ? » ha rivelato a questi uomini l’inutilità e la follia del loro piano. Gesù disse loro : « Rendete a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio ».

 Con queste parole, Gesù non solo esprimeva una profonda verità morale, ma usciva anche vittorioso dalla trappola che gli avevano teso i suoi avversari, e allo stesso tempo rompeva la loro momentanea alleanza ; infatti i farisei non volevano rendere a Cesare il tributo che gli spettava, e gli erodiani, mondani e frivoli, erano altrettanto restii a rendere a Dio il loro cuore e la loro vita.


Il diacono Michel Houyoux


Siti interessanti da vedere su Internet


Maranatha : clicca qui per leggere l’articolo → Liturgia della XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

Conferenza Episcopale Italiana : clicca qui per leggere l’articolo → XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO A

 
VideoPadre Dernando Armellinihttps://youtu.be/__9p3yvqDFw

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Mardi de la vingt-huitième semaine du Temps Ordinaire- Année A

Posté par diaconos le 16 octobre 2023

À la table de Jésus

Jésus à table chez un pharisien

De l’Évangile de Jésus Christ selon Luc

En ce temps-là, pendant que Jésus parlait, un pharisien l’invita pour le repas de midi. Jésus entra chez lui et prit place. Le pharisien fut étonné en voyant qu’il n’avait pas fait d’abord les ablutions précédant le repas.

Le Seigneur lui dit : «Bien sûr, vous les pharisiens, vous purifiez l’extérieur de la coupe et du plat, mais à l’intérieur de vous-mêmes vous êtes remplis de cupidité et de méchanceté.
Insensés ! Celui qui a fait l’extérieur n’a-t-il pas fait aussi l’intérieur ? Donnez plutôt en aumône ce que vous avez, et alors tout sera pur pour vous.»
(Lc 11, 37-41

Jésus à table chez un pharisien.

L’occasion

Les discours que Jésus vint de tenir portèrent un pharisien à l’inviter à dîner chez lui. Jésus entra et se mit à table sans procéder aux ablutions traditionnelles. Par cette omission, il excita l’étonnement de son hôte.

Trois vices des pharisiens

  • L’hypocrisie. Jésus prit sur le fait l’hypocrisie des pharisiens : elle se montra dans le scandale que sa conduite  causa. L’importance qu’elle donna aux purifications extérieures fut folie en présence de Dieu qui regarde avant tout à l’être moral. Pratiquer la charité, voilà le vrai moyen d’être pur. L’hypocrisie des pharisiens se montra encore dans leur empressement à payer la dîme, joint à la négligence des obligations fondamentales de la loi.

  • La vanité. : «Ils recherchent les premiers sièges et les salutations.

  • L’influence occulte :comme des sépulcres cachés, ils souillèrent les hommes sans que ceux-ci s’en doutèrent.

Trois reproches aux légistes

Un légiste, se sentant atteint par ces paroles, protesta. Jésus s’adressa alors aux légistes et les censura.

  • Ils prêchèrent et ne pratiquèrent pas, chargeant les hommes de fardeaux qu’ils se gardèrent de remuer du doigt.

  • Ils honorèrent les persécutés et persécutèrent. Bâtissant hypocritement les tombeaux des victimes de leurs pères, ils se montrèrent animés du même esprit qu’eux. Dieu leur enverra encore des prophètes à persécuter, afin que le sang de tous les martyrs fut redemandé à cette génération.

  • Ils détinrent la clef de la connaissance du salut et n’entrèrent ni ne laissèrent entrer

Au sortir de la maison, Jésus fut violemment pris à partie et assailli de questions insidieuses. Jésus s’étant mis à table dès son entrée, le pharisien s’étonna qu’il n’eût pas d’abord fait d’ablution. Cet étonnement put paraître d’autant plus fondé que Jésus revint du milieu de la foule, où il eut pu contracter des souillures légales et où même il eut chassé un démon et guéri un malade.

Mais peut-être Jésus s’abstint-il de ces cérémonies précisément à cause de l’importance superstitieuse que les pharisiens y attachèrent. Qui sut même si ce ne fut pas là le point spécial sur lequel ils voulurent l’épier ? Rien ne prouva qu’il y eût eu récemment dans l’hypocrisie des pharisiens un progrès que Jésus pût relever. Luc fit de la coupe et du plat l’image de l’état moral de ses auditeurs. La rédaction de Matthieu n’exclut pas ce sens, mais le supposa.

Matthieu, Marc et Luc lui-même rapportèrent des paroles qui attestèrent que Jésus fit un grand discours contre les pharisiens à Jérusalem. Matthieu seul nous le conserva en entier.

On peut être certain que Jésus a fait entendre en plus d’une circonstance de vives protestations contre l’esprit du pharisaïsme. L’une de ces protestations fut provoquée par le formalisme hypocrite d’un hôte qui l’invita à sa table.

Ces paroles firent sentir la folie du procédé pharisaïque : «Vous nettoyez le dehors, tandis que l’intérieur est plein de corruption ; mais Dieu qui a créé le dehors n’a-t-il pas aussi créé le dedans (l’être moral), qui a beaucoup plus d’importance à ses yeux ?»

Ce fut donc là ce qu’il fallut purifier avec le plus grand soin ; car Dieu ne vous prescrivit certaines purifications extérieures que pour vous rappeler le devoir de la pureté morale. Or en négligeant celle-ci pour vous en tenir aux premières, vous anéantirent l’intention divine.

Dans Matthieu (Mt 23, 26) se trouve une pensée semblable, exprimée en termes différents. Ce qui est dans les coupes et les plats.

Ces mets et ces vins, faites-en part aux pauvres, avec une charité qui provienne du cœur, et vous comprendrez que la loi suprême de l’amour est infiniment supérieure à toutes vos règles formalistes de purification. Par le fait même, tous ces biens vous seront purs, ils le sont déjà par la puissance de l’amour.

Cette parole ne renferme aucunement l’idée du mérite des œuvres. Jésus serait-il retombé dans le pharisaïsme au moment même où il le détruisit ? L’amour, qui fait le prix du don, exclut, par sa nature même, la recherche du mérite, qui est l’essence du pharisaïsme.(Godet)

Diacre Michel Houyoux

Liens avec d’autres sites chrétiens sur Internet

Hosana : cliquez ici pour lire l’article → Donnez plutôt en aumône ce que vous avez, et alors tout sera pur pour vous

Diacre Jean-Yves Fortin : cliquez ici pour lire l’article → Donnez plutôt en aumônes ce que vous avez, et alors tout sera pur pour vous

Vidéo Sc Charité https://youtu.be/Sj-HDN5vZDo

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Lundi de la vingt-neuvième semaine du Temps Ordinaire – Année A

Posté par diaconos le 16 octobre 2023

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De l’Évangile de Jésus Christ selon Luc

En ce temps-là, du milieu de la foule, quelqu’un demanda à Jésus : «Maître, dis à mon frèrede partager avec moi notre héritage.»

Jésus lui répondit : «Homme, qui donc m’a établi pour être votre juge ou l’arbitre de vos partages?»

Puis, s’adressant à tous : «Gardez-vous bien de toute avidité, car la vie de quelqu’un, même dans l’abondance, ne dépend pas de ce qu’il possède.»

Et il leur dit cette parabole : «Il y avait un homme riche, dont le domaine avait bien rapporté. Il se demandait : “Que vais- je faire ? Car je n’ai pas de place pour mettre ma récolte.»

Puis il se dit : «Voici ce que je vais faire : je vais démolir mes greniers, j’en construirai de plus grands et j’y mettrai tout mon blé et tous mes biens. Alors je me dirai à moi-même : Te voilà donc avec de nombreux biens à ta disposition, pour de nombreuses années. Repose-toi, mange, bois, jouis de l’existence.»

Mais Dieu lui dit : «Tu es fou : cette nuit même, on va te redemander ta vie. Et ce que tu auras accumulé, qui l’aura ?» Voilà ce qui arrive à celui qui amasse pour lui-même, au lieu d’être riche en vue de Dieu. (Lc 12,13-21)

Exhortations au détachement

 Un homme de la foule réclama l’intervention de Jésus dans un partage. Jésus refusa. Jésus profita de l’incident pour mettre ses auditeurs en garde contre l’avarice. Il raconta la parabole de l’homme riche qui contemplait avec satisfaction les produits de ses champs et se promettait des années de jouissance et à qui Dieu redemanda son âme cette même nuit. Telle est la condition de celui qui amasse pour lui-même et qui ne possède pas Dieu.

Jésus dit : « Mon règne n’est pas de ce monde ». Il s’agit d’une question de droit ; or, pour cela, il y a des juges. Jésus refusa de compromettre son ministère tout spirituel dans des contestations de cette nature. Il aurait agi autrement, si on lui avait demandé de réconcilier ensemble deux frères divisés. Au reste, la parole de Jésus prouve que cet homme n’était pas mu par le désir désintéressé de la justice.

I leur dit, à tous ses auditeurs : «Voyez et gardez-vous, non seulement de l’avarice, mais de toute avarice !» L’avarice ou la cupidité est, d’après l’étymologie, le désir d’avoir davantage et non seulement l’épargne sordide. Quelle solennité dans cet avertissement ! Ni les biens ni leur surabondance n’assurent la vie ; ni la vie du corps qui est dans les mains de Dieu, ni la vie de l’âme qui ne peut être garantie en aucune manière par la possession de biens matériels.

Cet homme est riche déjà et ses terres ont été fertiles. «Ce moyen de s’enrichir est le plus innocent et pourtant dangereux.» — Bengel

Ici commence l’embarras des richesses ; il faut délibérer : Que ferai-je ? la place ne suffit plus ; là est la difficulté. Enfin, après de longues réflexions, qui ont agité son esprit, il a trouvé : abattre ses greniers, en bâtir de plus grands, y amasser tout ce qu’il possède et qu’il appelle, avec la complaisance du propriétaire, mes récoltes, mes biens : telle est sa résolution.

La pensée des pauvres, du bien qu’il pourrait faire, n’aborde pas même son esprit ; l’égoïsme est complet. Maintenant il s’agit de jouir et c’est à son âme, la partie affective de son être, le siège des passions, qu’il adresse son discours satisfait : Tu as pour beaucoup d’années de biens, repose-toi, mange, bois et réjouis-toi. Le bonheur terrestre est complet 

Et quel discours en réponse à celui du riche ! Insensé ! lui, à qui son raisonnement paraissait le comble de la sagesse ! Cette nuit même, à l’heure inattendue des ténèbres, du sommeil, de la sécurité, ton âme te sera redemandée !

 Cette âme que tu croyais t’appartenir, à qui tu promettais un long bonheur, ils la redemandent de toi. Qui ? Ni les voleurs, ni les anges. Et ces possessions que le riche appelait ses biens, à qui seront-elles ? Il l’ignore peut-être, mais il est assuré d’une chose : elles ne seront plus à lui.

Qui n’est pas riche pour Dieu ou en Dieu. Jésus désigna ainsi tout homme qui ne possède pas les richesses spirituelles et morales qui viennent de Dieu et qui retournent à lui. Ces richesses-là, c’est Dieu même dans l’âme.

Diacre Michel Houyoux

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Diocèse d’Obala Le lundi de la 29e semaine du temps ordinaire

Père Gilbert Adam → Lundi de la 29e semaine, année impaire

 Vidéo Parabole de l’homme richehttps://youtu.be/b0vDJJYAw5Y

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Двадцать девятое воскресенье в ординарном времени – год А

Posté par diaconos le 15 octobre 2023

Achtentwintigste zondag in de gewone tijd - Jaar A dans Catéchèse


Из Евангелия Иисуса Христа от Матфея


В то время фарисеи собрались на совет, чтобы заманить Иисуса в ловушку заставив Его говорить. Они послали к Нему своих учеников в сопровождении сторонников Ирода : « Учитель, – сказали они Ему, – мы знаем, что Ты всегда правдив и учишь пути Божию в истине ; Ты ни от кого не зависишь, потому что не судишь о людях по их виду. Так скажи же нам свое мнение : позволительно ли, да или нет, платить налог кесарю, императору ? »

Иисус, зная об их испорченности, сказал : « Лицемеры, зачем вы хотите испытать меня, покажите мне сдачу с налога ». Они подали Ему монету в динарий. Он сказал им : « Это чучело и эта надпись, чьи они ? » Они ответили: « Цезаря ». Тогда Он сказал им : « Итак, отдавайте кесарю кесарево, а Богу Божие ». (Мф. 22, 15-21)

 Отношения между государством и Церковью Последняя строка сегодняшнего Евангелия знаменита : это одно из самых известных и важных изречений Иисуса, а также одно из самых сложных, потому что в нем поднимается целая проблема взаимоотношений государства и Церкви, христиан и политики, власти и свободы совести.

Для Ветхого Завета всякая власть исходит от Бога. В первом чтении из книги пророка Исаии мы слышали о том, что царь Кир был помазан Богом, чтобы совершать дела Божьи, не зная Его (Ис 45, 1-6). Святой Павел, применяя тот же принцип, просил первых христиан подчиняться гражданским властям (Рим 13, 1, 7)


« Но Иисус, зная их неразумие, сказал им в ответ: « Лицемеры ! Зачем вы устраиваете Мне ловушку ? Покажите мне сдачу с подати ». Из этого отрывка видно, что ни у Иисуса, ни у Его учеников этих денег с собой не было, а у фарисеев, якобы выступавших против Рима, были. « Отдавайте кесарю кесарево, а Богу Божие ». Когда Иисус вернул кесарю то, что принадлежит кесарю, а Богу то, что принадлежит Богу, Он дал нам настоящий урок этого эпизода. Есть и другие дела, кроме как спорить между собой о налогах.

Отдайте императору положенные ему почести, особенно налог. Что же касается надписи на монетах, которая делала императора богом: поклоняйтесь только Богу.
На протяжении всей своей общественной жизни Иисус не переставал говорить об этом. Мы созданы по образу и подобию Божьему, и наша судьба – разделить Его жизнь. Каждый человек заслуживает абсолютного уважения, потому что его судьба божественна.

Бог, в которого я верю, явлен в лице Иисуса Христа. Он не навязывает никаких формул. Он задает нам вопрос : « Кто я для тебя ? » Он – « это отношения, дар и прощение. » Он « един и триедин. » Он – « сообщество и взаимность.«  Он – « любовь. » Единственное, что имеет значение, самое важное – это занять свою позицию перед лицом проповеди Иисуса, за или против Бога, открыто или закрыто для Его Царства. Реальность земли, управляемой кесарем или кем-то другим, исчезает, чтобы освободить место для нового Царства.

Через крещение христиане становятся гражданами Небес, и только Бог правит там, не налогами, а Своей благодатью света и любви. Решились ли мы принадлежать Богу так же полно, как эта копейка принадлежала императору Тиберию ? Именно такого обращения ожидает от нас Иисус. Этот эпизод напоминает нам о нашей полной зависимости от Бога. Речь идет не о том, чтобы создавать богов по своему образу и подобию, особенно по образу денег, а о том, чтобы понять, что единственный образ Иисуса – это мы сами.

 Давайте не позволим заботе о собственном благополучии заставить нас забыть о благополучии других ! Христос призывает нас, посылая нас как свидетелей Божьей любви ко всем людям. Мы должны быть сияющими общинами для всего мира. Мы несем поистине мощное свидетельство, когда, подобно фессалоникийцам, обладаем активной верой, терпеливым милосердием и надеждой.

Диакон Мichel Hhouyoux


Интересные сайты


Historicus : нажмите здесь, чтобы прочитать статью → Взаимоотношения церкви и государства на …

Библия: нажмите здесь, чтобы прочитать статью → Воздавайте кесарю кесарево, а Божие Богу… (Мф. 22:15

Видео ВБожественная литургия . → https://youtu.be/cgGx8zJinGU?t=5

 

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