Se è per il dito di Dio che io scaccio i demoni, è dunque che il regno di Dio è venuto a voi.

Posté par diaconos le 9 octobre 2020

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 Belzebù e Satana

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo San Luca

Se è per il dito di Dio che io scaccio i demoni, è dunque che il regno di Dio è venuto a voi nell’Insegnamento ob In quei giorni, come Gesùpensieri, disse loro : « Ogni regno diviso contro se stesso diventa desolato ; le sue case cadono una sull’altra. Perché se anche Satana è diviso contro se stesso, Voi dite che con Belzebù ho scacciato i demoni. Ma se io da Belzebù li scaccio, da chi li scacciano i tuoi discepoli ? Allora saranno loro stessi i vostri giudici. D’altra parte, se è per il dito di Dio che io scaccio i demoni, è dunque che il regno di Dio è venuto a voi. Quando l’uomo forte e ben armato fa la guardia al suo palazzo, tutto ciò che gli appartiene è al sicuro. Ma se un uomo più forte viene e trionfa su di lui, gli toglie l’armamento di cui si fidava, e distribuisce tutto quello che gli ha tolto. Chi non è con me è contro di me ; chi non si riunisce con me si disperde. Quando lo spirito impuro è uscito dall’uomo, egli viaggia attraverso luoghi aridi in cerca di riposo. E non lo trova. Così dice a se stesso : « Me ne torno a casa mia, da dove sono venuto ». Quando arriva, la trova pulita e ordinata. Così se ne va, e prende altri spiriti ancora peggiori di lui, sette di loro, ed essi entrano e vi si stabiliscono. Quindi lo stato di quell’uomo è peggiore alla fine di quanto non fosse all’inizio.  » (Lc 11, 15-26)

Gesù accusato di scacciare i demoni da Belzebù

Matteo e Marco applicarono alla casa ciò che si diceva di ogni regno, che se fosse stato diviso contro se stesso, sarebbe caduto in rovina. La parola casa viene poi intesa nel senso di famiglia. Qui sono state utilizzate diverse versioni della stessa idea: una casa divisa contro se stessa. Gesù ascoltava la parola casa nel suo senso materiale, e voleva dire che nella distruzione di un regno (o di una città), si vedeva davvero cadere casa su casa.

Così il pensiero di Gesù aveva qualcosa di pittoresco. Se Gesù scacciava i demoni e distruggeva il regno di Satana, era la prova che il tempo era grave e che il regno di Dio, la cui venuta era attesa da qualche manifestazione esteriore, era già venuto da voi. Dio è spesso raffigurato a immagine di un uomo che basta alzare un dito per fare la sua volontà : « Ma se è per lo Spirito di Dio che io scaccio i demoni, allora il regno di Dio è venuto a voi.  » (Mt 12, 28).

Questa parabola, che Luca ha riportato in termini più drammatici di Matteo e Marco, conferma il pensiero che Gesù fosse il potente avversario di Satana. Invano l’uomo forte, ben armato, faceva la guardia all’ingresso della sua casa e credeva a tutto ciò che aveva in pace ; quando un uomo più forte di lui veniva a sorprenderlo, lo disarmava e gli portava via il bottino !

Satana (di cui Gesù ha qui chiaramente riconosciuto l’esistenza e la personalità) era quell’uomo forte, sicuro dei suoi mezzi di seduzione : fu sorpreso e sconfitto da Gesù, che ora liberava le vittime che aveva in suo possesso.  Nel Vangelo di Matteo questa parabola mostra la condizione attuale del popolo ebraico, che si sta indurendo nella sua incredulità.

Secondo Luca, è stato applicato ai farisei che accusavano Gesù. Gesù confutò la loro accusa blasfema, e poi dichiarò con un’immagine che erano nemici della Sua persona e della Sua opera, e mostrò con questa parabola che il loro stato morale era incorreggibile e disperato. La guarigione del demoniaco, che ha consegnato davanti ai loro occhi, ha fornito l’immagine sotto la quale ha presentato il suo pensiero.

Questa donna, probabilmente una madre, che ha proclamato beata la madre di Gesù, aveva afferrato ciò che Gesù aveva dato da ascoltare nel discorso precedente ; aveva compreso che Gesù era il Messia, e questa verità le era entrata nella mente come un raggio di luce. Nell’emozione che provava, pensava alla donna che ha partorito Gesù.

L’ammirazione che esprimeva tradiva il suo sentimento materno piuttosto che una fede religiosa ben illuminata e consolidata. Il suo sentimento è buono, ma parla come una donna. (Bengel) – È inconcepibile che, nonostante la risposta di Gesù, gli interpreti cattolici abbiano usato le parole di questa donna per sanzionare il culto della Vergine.

Questa risposta, senza dubbio, non è stata una colpa assoluta. Piuttosto, Gesù afferrò questo movimento con cuore sincero, ma fu per elevarlo al suo vero oggetto, la parola di Dio ascoltata e custodita come seme della vita divina. Ha fatto sentire a questa donna di poter essere felice come la donna di cui aveva appena festeggiato la felicità. Solo Luca si è ricordato di questo straordinario momento storico.

Il suo sentimento è buono, ma parla come una donna. (Bengel) - È inconcepibile che, nonostante la risposta di Gesù, gli interpreti cattolici abbiano usato le parole di questa donna per sanzionare il culto della Vergine. Questa risposta, senza dubbio, non è stata una colpa assoluta.

Piuttosto, Gesù afferrò questo movimento con cuore sincero, ma fu per elevarlo al suo vero oggetto, la parola di Dio ascoltata e custodita come seme della vita divina. Ha fatto sentire a questa donna di poter essere felice come la donna di cui aveva appena festeggiato la felicità. Luca da solo ha ricordato questo straordinario momento della storia del Vangelo.

Diacono Michel Houyoux

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◊  Le Fonti Frncescane : clicca qui per leggere l’articolo → È PER MEZZO DI BEELZEBÙL, CAPO DEI DEMÒNI, CHE EGLI SCACCIA I DEMÒNI

◊ Qumran : clicca qui per leggere l’articolo → Testi – Ricerca parole: scacciare i demoni 

Il Libro Maledetto Codex Gigas La Bibbia Del Diavolo

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Ils ont reconnu la grâce qui m’a été donnée

Posté par diaconos le 7 octobre 2020

Ils ont reconnu la grâce qui m’a été donnée   dans Catéchèse paul_athenes

Le ministère de Paul fut reconnu par les apôtres de Jérusalem

 De l’épître aux Galates

Frères, au bout de quatorze ans, je suis de nouveau monté à Jérusalem ; j’étais avec Barnabé, et j’avais aussi emmené Tite. J’y montais à la suite d’une révélation, et j’y ai exposé l’Évangile que je proclame parmi les nations ; je l’ai exposé en privé, aux personnages les plus importants, car je ne voulais pas risquer de courir ou d’avoir couru pour rien.
Or, ils ont constaté que l’annonce de l’Évangile m’a été confiée pour les incirconcis (c’est-à-dire les païens), comme elle l’a été à Pierre pour les circoncis (c’est-à-dire les Juifs). En effet, si l’action de Dieu a fait de Pierre l’Apôtre des circoncis, elle a fait de moi l’Apôtre des nations païennes.
Ayant reconnu la grâce qui m’a été donnée, Jacques, Pierre et Jean, qui sont considérés comme les colonnes de l’Église, nous ont tendu la main, à moi et à Barnabé, en signe de communion, montrant par là que nous sommes, nous, envoyés aux nations, et eux, aux circoncis.

Ils nous ont seulement demandé de nous souvenir des pauvres, ce que j’ai pris grand soin de faire. Mais quand Pierre est venu à Antioche, je me suis opposé à lui ouvertement, parce qu’il était dans son tort. En effet, avant l’arrivée de quelques personnes de l’entourage de Jacques,

Pierre prenait ses repas avec les fidèles d’origine païenne. Mais après leur arrivée, il prit l’habitude de se retirer et de se tenir à l’écart, par crainte de ceux qui étaient d’origine juive. Tous les autres fidèles d’origine juive jouèrent la même comédie que lui, si bien que Barnabé lui-même se laissa entraîner dans ce jeu.

Mais quand je vis que ceux-ci ne marchaient pas droit selon la vérité de l’Évangile, je dis à Pierre devant tout le monde : « Si toi qui es juif, tu vis à la manière des païens et non des Juifs, pourquoi obliges-tu les païens à suivre les coutumes juives ? » (Ga 2, 1-2.7-14)

Le point de dé­part fut l’é­poque de la conver­sion de Paul. Mais selon l’opinion de certains interprètes, la reconnaissance de son ministère aurait eu leu à la dix-sep­tième an­née après sa conver­sion.

L’o­pi­nion des in­ter­prètes va­ria entre les trois rap­por­tés par Luc dans les Actes, (Actes 11.29 ; Actes 11.30) et les cir­cons­tances his­to­riques, ne s’a­daptent par­fai­te­ment à au­cun des trois. Pour Ger­lach, il y eut beau­coup plus de pro­ba­bi­li­tés en fa­veur de cette confé­rence de Paul avec les apôtres de Jé­ru­sa­lem, ors du premier concile  apostolique.(Ga 2, 1-2.7-14)

Du Ministère de Paul

Le point de dé­part fut l’é­poque de la conver­sion de Paul.,mais se­lon l’o­pi­nion de quelques in­ter­prètes, de ce son travail ici mentionné, aurait eut lieu  la dix-sep­tième an­née après sa conver­sion. L’o­pi­nion de certains interprètes va­rie entre les trois rap­por­tés par Luc dans les Actes, (Actes 11.29 ; Actes 11.30)

il y a beau­coup plus de pro­ba­bi­li­tés que cette confé­rence de Paul avec les apôtres de Jé­ru­sa­lem se­rait ce qu’on appela le premier concile apos­to­lique à l’an 50. Paul fit d’autres voyages apostoliques avant cette date.  Luc en rap­portae deux an­té­rieurs (Actes 9 ; Actes 11).

Ce qui im­porta ici à Luc, ce fut de bien consta­ter ces deux faits :

  1. qu’il fut élevé à l’a­pos­to­lat et qu’il l’exerça du­rant de longues an­nées d’une ma­nière tout à fait indépendante des apôtres, par l’au­to­rité de Jé­sus-Christ seul
  2. qu’a­près cela son mi­nis­tère fut re­connu par les autres apôtres du Christ, en sorte qu’il fut en har­mo­nie avec ces apôtres dont les faux doc­teurs ju­daï­sants in­vo­quèrent contre lui l’au­to­rité.

Paul rap­pela qu’il fut ac­com­pa­gné dans ce voyage par deux de ses com­pa­gnons, Bar­na­bas et Tite, dont l’un fut d’o­ri­gine is­raé­lite, l’autre né païen. En pre­nant ce der­nier avec lui, il vou­lut ten­ter une épreuve dé­ci­sive : si Tite fut traité comme un frère par les chré­tiens de Jé­ru­sa­lem, reçu dans leurs as­sem­blées, leurs agapes, la cause des païens fut ga­gnée, et Paul ra­me­na avec lui à An­tioche la preuve vi­vante de sa vic­toire

 Cette cir­cons­tance ne fut pas rap­por­tée dans le livre des Actes ; mais Paul re­çut une révélation divine qui lui confirma la ré­so­lu­tion de toute l’Église d’An­tioche. Cette dé­si­gna­tion des apôtres, ré­pé­tée ici plu­sieurs fois  fut  em­ployée avec une af­fec­ta­tion mar­quée par ceux qui op­po­sèrent l’au­to­rité de ces apôtres à celle de Paul.

Il leur ex­po­sa la ma­nière dont il prê­cha l’Évan­gile. Paul, ar­rivé à Jé­ru­sa­lem, ex­posa à ses com­pa­gnons dans l’apostolat l’Évangile qu’il prêcha et la ma­nière dont il le prê­cha avec l’in­dé­pen­dance de son mi­nis­tère. Il cher­cha, par amour de la paix et dans l’in­té­rêt de l’Évan­gile, à éta­blir son par­fait ac­cord avec eux.

 Si les apôtres eux-mêmes mirent tant d’im­por­tance à être reconnus par leurs condis­ciples dans la com­mu­nion de l’Église, com­bien plus les autres ser­vi­teurs de Dieu durent-ils y te­nir, dans l’in­té­rêt de l’u­nité et de la cha­rité ! S’isoler, se frac­tion­ner à l’in­fini, ne vou­loir que des églises et ou­blier l’Église, n’est pas un fruit de l’Es­prit de Dieu.

Complément

◊ Diacre Michel Houyoux : cliquez ici pour lire l’article → Seigneur, apprends-nous à prier

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◊ Paroles de Vie  : cliquez ici pour lire l’article → La GRÂCE

◊ Vivre une vie de faveurs    : cliquez ici pour lire l’article → Cinq formes de grâce dans la Bible

Diocèse d’Avignon : « Ils ont reconnu la grâce qui m’a été donnée »

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Vingt-huitième dimanche du Temps Ordinaire — Année A

Posté par diaconos le 6 octobre 2020

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Tous ceux que vous trouverez, invitez-les à la noce

De l’Évangile de Jésus Christ selon saint Matthieu

En ce temps-là, Jésus se mit de nouveau à parler aux grands prêtres et aux pharisiens, et il leur dit en paraboles : « Le royaume des Cieux est comparable à un roi qui célébra les noces de son fils. Il envoya ses serviteurs appeler à la noce les invités, mais ceux-ci ne voulaient pas venir.
Il envoya encore d’autres serviteurs dire aux invités : ‘Voilà : j’ai préparé mon banquet, mes bœufs et mes bêtes grasses sont égorgés ; tout est prêt : venez à la noce.’

 Mais ils n’en tinrent aucun compte et s’en allèrent, l’un à son champ, l’autre à son commerce ; les autres empoignèrent les serviteurs, les maltraitèrent et les tuèrent. Le roi se mit en colère, il envoya ses troupes, fit périr les meurtriers et incendia leur ville. Alors il dit à ses serviteurs : ‘Le repas de noce est prêt, mais les invités n’en étaient pas dignes.

Allez donc aux croisées des chemins : tous ceux que vous trouverez, invitez-les à la noce.’ Les serviteurs allèrent sur les chemins, rassemblèrent tous ceux qu’ils trouvèrent, les mauvais comme les bons, et la salle de noce fut remplie de convives. Le roi entra pour examiner les convives, et là il vit un homme qui ne portait pas le vêtement de noce.

 Il lui dit : ‘Mon ami, comment es-tu entré ici, sans avoir le vêtement de noce ?’ L’autre garda le silence. Alors le roi dit aux serviteurs : ‘Jetez-le, pieds et poings liés, dans les ténèbres du dehors ; là, il y aura des pleurs et des grincements de dents.’ Car beaucoup sont appelés, mais peu sont élus. » (Mt 22, 1-10)

Nous sommes tous invités

« Le Royaume des Cieux est comparable à un roi qui célébrait les noces de son fils » Dieu rêve d’un banquet universel pour toute l’humanité…un festin vraiment « royal »…une fête.. La célébration de ce dimanche nous invite à nous souvenir que nous sommes les invités du Seigneur. Dieu invite toujours : « Heureux les invités au repas du Seigneur ! « 

 Lorsque des noces étaient imminentes, dans la tradition des invitations du Moyen-Orient ancien, il y avait deux invitations : la première qui annonçait qu’il allait y avoir des noces, la deuxième pour chercher les invités.

 Les premiers serviteurs envoyés sont ceux qui annoncent la fête, et beaucoup parmi les prévenus, nous dit l’évangile, n’en ont cure : «  Ceux-ci ne voulaient pas venir. « 

La deuxième invitation se faisait en allant chercher les invités : on leur avait laissé le temps de se préparer et en plus, on les emmenait. Là, la deuxième série des serviteurs se fait même tuer…  :  » Ils n’en tinrent aucun compte, et s’en allèrent, l’un à son champ, l’autre à son commerce ; les autres empoignèrent les serviteurs, les maltraitèrent et les tuèrent  »

Il suffit de mettre quelques exemples précis, choisis dans notre quotidien, sous les mots de jadis pour découvrir que Jésus décrit très exactement l’état de notre monde.

 Par exemple :   » Comment voulez-vous que je participe à la messe paroissiale le dimanche, je n’ai que ce jour-là pour faire du sport  » ou encore :  » C’est le jour où nous sommes souvent partis.  » ou encore  ;  » Je dois encore faire mes devoirs et étudier mes leçons pour demain lundi « …

 Ne donnons pas à Dieu la dernière place ! Tant d’autre voix couvrent ses appels … Le prophète Isaïe, il y a plus de 2700 ans, au 8ième siècle avant Jésus Christ, nous invitait déjà grand festin messianique : «  Ce jour-là, le Seigneur Dieu de l’univers, préparera pour tous les peuples de la terre, sur sa sainte montagne, un festin de viandes succulentes et de vins délicieux. »

 Dans la première lecture, Isaïe décrit la grande fête de millions de croyants : «  Ce jour-là, le Seigneur Dieu de l’univers enlèvera le voile de deuil qui enveloppait tous les peuples, et le linceul qui couvrait toutes les nations. Il détruira la mort pour toujours. Le Seigneur essuiera les larmes sur tous les visages… .Ce jour-là sera un jour de joie pour ceux et celles qui auront misé leur vie sur Dieu et qui auront vécu dans l’espérance. »

 Puisque ceux qui furent appelés ne répondirent pas  à l’invitation qui leur fut faite, il y eut une invitation pour tout le monde, l’appel est universel. Les élus ce sont toutes les personnes qui entendent cet appel, et personne n’est exclu, quel que soit son lieu d’origine, quelles que soient ses idées, sa race, ses convictions :  » Allez donc aux croisées des chemins : tous ceux que vous rencontrerez, invitez-les au repas de noce. « 

Les serviteurs allèrent sur les chemins, rassemblèrent tous ceux qu’ils rencontrèrent, les mauvais comme les bons, et la salle de noce fut remplie de convives.  Répondons, frères et sœurs, aux multiples appels du Christ qui nous sont transmis par l’Évangile, par l’Église, par les rencontres de notre vie. Dieu invite tout le monde, sans aucune discrimination et il privilégie même les pauvres, les marginaux, les laissés pour compte …

Nous sommes tous invités à la noce ! Cependant, comme toute invitation, l’invitation que Dieu nous adresse se heurte à notre liberté. Choisir d’être de la noce ou de ne pas en être. Choisir ! C’est bien à cela que nous pousse l’évangile de ce jour.

Diacre Michel Houyoux

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◊ Bernard Lafrenière : cliquez ici pour lire  l’article →  28ème Semaine du Temps Ordinaire — Année A

◊ Paroisse saint Loup (diocèse de Grenoble-Vienne) : cliquez ici pour lire  l’article →     Vingt-huitième dimanche du Temps Ordinaire – Année A

Tous ceux que vous trouverez, invitez-les à la noce

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Their angels in heaven constantly see the face of my Father who is in heaven

Posté par diaconos le 2 octobre 2020

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From the Gospel of Jesus Christ according to Saint Matthew

At that time the disciples came to Jesus and said to him : « Who then is greatest in the kingdom of heaven ?  »  Then Jesus called a little child and set him in the midst of them and said : « Amen, I say to you, unless you change and become like children, you will not enter the kingdom of heaven.  But whosoever shall be made small as this child, the same is the greatest in the kingdom of Heaven. And whoever welcomes a child like this one in my name, he welcomes me. »  Beware lest you despise one of these little ones, for I tell you that their angels in heaven continually see the face of my Father who is in heaven.  (Mt 18, 1-5.10)

From the spirit of the kingdom of heaven

According to Mark and Luke, they discussed among themselves the question : « Who then is greatest in the kingdom of heaven?  » and Jesus asked them what they were talking about. The question presupposes that the disciples were still thinking of a glorious earthly kingdom, in which such and such would be greater than the others.

But Jesus’ answer showed that he saw a selfish and proud preoccupation manifested in their discussion. The disciples were not healed by Jesus’ instruction. The salient feature that Jesus noted in the little child he offered as an example was humility : « He who humbles himself the most will be the greatest. »

What made the little child so charming was the feeling he had of his own weakness and dependence ; it was also the confidence with which he looked at his mother and expected everything from her, listened to her, questioned her, believed her, loved her. Man’s natural dispositions are quite the opposite, either towards God or towards his neighbour.

In order to become morally like the little child again, he must turn to God and be made a partaker of his Spirit. Otherwise he excludes himself from the kingdom of heaven not only in its future and glorious realisation, but already in its present manifestation, because of the very nature of that kingdom. Jesus’ answer was : « Verily, verily, I say unto thee, except a man be born again, he cannot see the kingdom of God. Nicodemus said to him,  »  How can a man be born when he is old ? Can he go into his mother’s womb and be born ? Jesus answered : «   Verily, verily, I say unto thee, Except a man be born of water and of the Spirit, he cannot enter into the kingdom of God.  » (Jn 3:3-5)

Jesus answered the disciples’ question. But He wanted to draw from his lesson a consequence that necessarily followed. It is impossible to have become humble and small before God without being moved by compassion and love for the small and humble, whom the ambitious despise. Jesus himself loved them to the point of identifying with them.

Thus to receive with love, to protect, to care for one of these little ones is to receive him himself, as long as it takes place in his name, out of love for him: « The king will answer them :  « Verily I say unto you, inasmuch as ye have done these things unto one of the least of these my brethren, ye have done them unto me. « (Mit 25:40).

Was the thought of Jesus limited here to little children, thus recommended to the charity of his disciples, or was this thought generalised to embrace also humble, small, abandoned adults? The exegetes were divided on this question. But why? Is it not in the nature of charity that Jesus recommends extending it to all? The context, moreover, leaves no doubt in this regard.

Jesus returned to his discourse on the little ones, which he forbade not only to scandalise, but to despise out of pride; to value them, to love them, to have tender compassion for them, was the positive side of this negative precept. Jesus gave as the reason for his recommendation a word that was discussed at length. Some of them, symbolising thought, reduced it to saying that these little ones who should not be despised are precious in the eyes of the heavenly Father, who takes special care of them.

This thought, true in its generality, cannot suffice for exegesis, which must never erase, in a dogmatic interest, the idea expressed in a text.

Deacon Michel Houyoux

Links to other Christian sites on the Internet

◊ Yves I-Bing Cheng, M.D., M.A. : click here to read the paper → Their angels always behold the face of my father whois in heaven

◊  Twzzting with Got : click here to read the paper →   Are there really angels in heaven ?

Roman road : « Their Angels do Always Behold the Face of God »

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