Trentunesima domenica del Tempo Ordinario Anno B

Posté par diaconos le 29 octobre 2024

Il duplice comando dell'Amore - Impegno Educativo

# La carità è sinonimo di giustizia nell’ebraismo, secondo il Comandamento divino, e fa parte del principio della Tzedaka. Secondo la teologia cristiana, si riferisce all’amore dell’uomo per Dio, per se stesso e per il prossimo in quanto creatura di Dio. La carità è anche definita come una delle tre virtù teologiche del cristianesimo (insieme alla fede e alla speranza). Nel linguaggio comune, la carità è una virtù che ci porta a desiderare e a fare del bene agli altri. È un modo di servire le persone attraverso atti ispirati dall’amore per il prossimo.

Il concetto di hessed (carità, gentilezza, amore per Dio e per il prossimo) compare 246 volte nella Torah. Tuttavia, hessed fa parte del più ampio principio ebraico di Tsedaka, che significa “giustizia” e “rettitudine”, e che è una mitsva (cioè un comandamento e una buona azione) che gli ebrei devono adempiere nel corso della loro vita4. Fa parte dell’insieme delle Gemilut Hasadim (da gamol “compiere, pagare” e hessed) che costituiscono gli “atti di carità” che gli ebrei devono compiere. La carità è la regina delle virtù: l’amore per Dio e per il prossimo. Dal punto di vista cristiano, è la virtù teologica con la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per amore suo e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio.

Assicura e purifica il potere umano di amare e lo eleva alla perfezione soprannaturale dell’amore divino. Paolo di Tarso la definisce nel capitolo 13 della sua Prima Lettera ai Corinzi. Nella tradizione iconografica cristiana, l’allegoria della Carità è spesso quella di una giovane donna che allatta i bambini. Anche i pittori italiani del Rinascimento hanno rappresentato la Carità come una giovane donna che allatta un vecchio emaciato, in linea con il tema della Carità romana.

Il comandamento dell’amore

Secondo Matteo, uno scriba inviato dai farisei si avvicinò a Gesù e gli pose la domanda per tentarlo o metterlo alla prova. Per quanto riguarda la citazione del grande comandamento dell’amore da parte di Gesù, solo Marco la precede con queste parole: “Ascolta, o Israele, il Signore nostro Dio è un solo Signore”. Queste parole, prese in prestito da Deuteronomio 6,4-5, si trovano nella stessa connessione con il dovere di amare Dio. Solo un Dio può essere oggetto di amore supremo.

A questi tre termini, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, che si trovano in Matteo, Marco ha aggiunto: con tutte le tue forze, in accordo con l’ebraico, che invece non contiene la parola “mente”. Il comandamento di amare il prossimo è citato qui da Levitico 19,18. La risposta dello scriba e l’approvazione di Gesù si trovano solo in Marco.

Lo scriba sottolinea il principio dell’unità di Dio, come gli aveva ricordato Gesù. Nell’enumerazione delle facoltà dell’anima, che devono essere tutte permeate dall’amore di Dio, lo scriba sostituisce la parola “ pensiero ” con “intelligenza”, intendendo quella ragione superiore e morale che penetra e abbraccia l’intera relazione tra l’uomo e Dio, uniti dall’amore.

Gesù, che poteva leggere nel cuore di questo scriba e conosceva la sincerità e la serietà delle parole che aveva appena pronunciato, poteva, per incoraggiarlo, dargli questa testimonianza, e gliela diede con tanta più gioia e amore perché il suo interlocutore apparteneva a una classe di uomini generalmente contrari al suo insegnamento. Non essere lontani dal regno di Dio significa essere vicini ad esso, ma non esservi ancora entrati.

Matteo fa la stessa osservazione dopo la domanda sull’origine di Cristo. Marco la colloca dopo la discussione sul comandamento più grande. Questa conversazione impressionò profondamente gli oppositori, poiché uno di loro si era appena dichiarato d’accordo con Gesù sul punto centrale della vera religione.

Il diacono Michel Houyoux

Link ad altri siti cristiani

La Voce e il Tempo : clicca qui per leggere l’articolo → Il primo di tutti i comandamenti – La Voce e il Tempo

donguido-Italia : clicca qui per leggere l’articolo → La parola del giorno « Qual è il primo di tutti i comandamenti? »

Video Padre Fernano Armellini : clicca qui → https://youtu.be/RcsFJGHlIps

Publié dans Actes des apôtres, articles en Italien, Bible, Catéchèse, comportements, Dieu, Disciples de Jésus, Enseignement, évangiles, Histoire, L'Église, La messe du dimanche, Messages, Page jeunesse, Paroisses, Religion, TEMPO ORDINARIO, Temps ordinaire | Pas de Commentaire »

Trentesima domenica del Tempo Ordinario – Domenica dell’Anno B

Posté par diaconos le 22 octobre 2024

Homilía sobre Bartimeo: "Que vea"

# I Romani avevano i loro guaritori come Apollonio di Tyana e gli Ebrei i loro rabbini miracolosi come Honi HaMe’aguel e Hanina ben Dossa.   Nei Vangeli,Bartimeo , il cui nome significa “figlio di Timeo” in aramaico, è un cieco guarito da Gesù all’ingresso di Gerico. Questo episodio compare nei tre Vangeli sinottici, Marco, Matteo e Luca, ma il nome di Bartimeo compare solo in Marco. Bartimeo implora : “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me”. Secondo Daniel Marguerat : “Si è scoperto che, nella varietà dei motivi e dei personaggi, queste storie erano come infinite variazioni di uno stesso genere stereotipato, che si trovava in abbondanza nella cultura greco-romana.

Flavio Giuseppe, così come alcune fonti rabbiniche più vicine e il Nuovo Testamento, hanno conservato la memoria di questi individui.Un certo Eleazar scacciava i demoni dagli indemoniati ; Hanina ben Dosa di Galilea guariva a distanza ; lo storico Geza Vermes ha visto un sorprendente parallelo tra questo potere taumaturgico e quello attribuito a Gesù nell’episodio della guarigione del figlio di un ufficiale, dove si suppone che Gesù agisse a distanza. Altri carismatici comandavano la natura Honi, il costruttore di cerchi di Giuseppe, e suo nipote Hanan avevano la fama di portare la pioggia.

Questi pluviatori erano consapevoli del loro rapporto speciale con Dio : Hanan il pluviatore arrivò persino a pregare che il suo pubblico distinguesse tra lui e colui che realmente concedeva la pioggia, l’Abbà [il Padre] dei cieli. Bartimeo, il cui nome in aramaico significa “figlio di Timeo”, è il nome del cieco guarito da Gesù all’ingresso di Gerico. Questo episodio compare in tutti e tre i Vangeli sinottici (Marco, Matteo e Luca), ma il nome di Bartimeo appare solo in Marco. Bartimeo implorava : “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me”.

Su questo punto, il valore dei miracoli come segni, affermato nel Nuovo Testamento, è in linea con l’analisi degli storici, per i quali essi non erano una descrizione oggettiva degli eventi, ma un modo per esprimere una verità religiosa.Daniel Marguerat ha sottolineato che la narrazione dei miracoli è un linguaggio religioso conosciuto fin dall’antichità e che ha un’ambizione molto più forte della semplice rievocazione di un fatto meraviglioso del passato; questo linguaggio significa protestare contro il male.

Questo episodio può essere letto come una parabola della scoperta della fede. All’inizio Bartimeo era cieco, seduto sul ciglio della strada. Alla fine, Bartimeo diventa un veggente e segue Gesù lungo la strada.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco

In quel tempo, mentre Gesù lasciava Gerico con i suoi discepoli e una grande folla, il figlio di Timeo, Bartimeo, un mendicante cieco, era seduto sul ciglio della strada. Quando sentì che era Gesù di Nazareth, cominciò a gridare : “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!”. Molti lo rimproveravano per farlo tacere, ma lui gridava sempre più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Gesù si fermò e disse: “Chiamatelo”. Allora chiamarono il cieco e gli dissero: “Fidati di me, alzati; ti sta chiamando”. Il cieco si tolse il mantello, saltò in piedi e corse da Gesù. Gesù gli disse: « Cosa vuoi che faccia per te? Il cieco gli disse: ” Rabboni, che io veda di nuovo! E Gesù gli disse: “Vai, la tua fede ti ha salvato”. Immediatamente l’uomo riacquistò la vista e seguì Gesù lungo la strada (Mc 10, 46b-52).

Il cieco Bartimeo

Solo Marco presenta questo mendicante cieco con il nome e persino con il nome del padre:Bartimeo significa figlio di Timeo, e questi nomi patronimici, Bartolomeo e Barsaba, prendono il posto dei nomi propri. Il cieco guarito da Gesù divenne un cristiano molto conosciuto nella Chiesa apostolica ; il suo nome è stato conservato dalla tradizione. La grande fede di questo cieco che invocava come figlio di Davide colui che la gente gli annunciava come il Nazareno” (Bengel). L’appellativo di Figlio di Davide che Marco attribuisce a Gesù mostra quanto fosse diffusa tra la gente di allora la convinzione che Gesù fosse il Messia. Sentiamo queste varie parole di incoraggiamento pronunciate da diverse voci della folla, la stessa folla che poco prima voleva impedire al cieco di gridare.

La compassione di cui Gesù fu mosso e che lo fece fermare alla testa del suo numeroso corteo quando udì le grida di questo povero mendicante, questa compassione penetrò nel cuore della gente. Niente è più contagioso del vero amore.Rispondendo al movimento che aveva condotto il cieco a Gesù e alla fede che animava Bartimeo, la domanda di Gesù non aveva altro scopo che incoraggiare lo sfortunato e metterlo in contatto personale con il suo liberatore.L’obiettivo fu raggiunto ; il grido di Rabbouni (mio Maestro) confermò tutta la sua fiducia. Secondo Marco e Luca, Gesù restituì la vista al cieco solo attraverso la sua parola potente e creativa e senza toccargli gli occhi.

Questa fede, che aprì il suo cuore alla potenza divina di Gesù, divenne per lui la fonte di una grazia infinitamente più grande del recupero della vista. Bartimeo seguì Gesù lungo la strada, unendosi al corteo che stava per acclamarlo con gioia come Messia e Salvatore.Luca ha notato che ha glorificato Dio in mezzo a tutto il popolo, che si è unito al suo ringraziamento.

Il diacono Michel Houyoux

Complemento

Diacono Michel Houyoux: clicca qui per leggere l’articolo → Cosa vuoi che faccia per te? - Signore, che io possa riacquistare la vista

Link ad altri siti cristiani

Bible Gateway : clicca qui per leggere l’articolo → Marco 10:46-52 CEI – Il cieco all’uscita di Gerico

◊ Università di Roma LUMSA : clicca qui per leggere l’articolo → La guarigione del cieco Bartimeo (Mc 10,46-52

◊ FondazioneMissio:clicca qui per leggere l’articolo → Cieco di Gerico, Persone cieche, Guarigioni

Video Padre Fernando Armellini : clicca qui → https://youtu.be/RcsFJGHlIps

. Puoi lasciare un commento o un trackback dal tuo sito.

Lascia un commento

Publié dans articles en Italien, Bible, Catéchèse, comportements, Dieu, Enseignement, évangiles, Foi, Histoire, L'Église, La messe du dimanche, Liturgie, Messages, Nouveau Testament, Page jeunesse, Paroisses, Religion, Rencontrer Dieu, TEMPO ORDINARIO, Temps ordinaire | Pas de Commentaire »

Ventinovesima domenica del Tempo Ordinario Anno B

Posté par diaconos le 15 octobre 2024

AVERE L’AMBIZIONE DELLA PERFEZIONE

# Le tavole della legge sono menzionate nei libri dell’Esodo e del Deuteronomio. Dio decise di suggellare un’alleanza con lui e Mosè fu l’intermediario. Dio enunciò dieci Parole e le accompagnò con degli sviluppi, il codice dell’Alleanza. Mosè scrisse tutte le parole pronunciate da Dio su tavole di pietra, ricordando la legge e il comandamento che il popolo d’Israele doveva conservare in una cassa l’Arca dell’Alleanza da collocare su un tavolo e sistemare in una tenda.

Il popolo perse la pazienza e la fiducia e si rivolse ad altri dei. Quando Mosè scese dal Monte Sinai portando le due tavole, si rese conto che il suo popolo aveva infranto l’alleanza appena stipulata e gettò a terra le due tavole, che si ruppero. Una nuova alleanza fu siglata tra Dio e il suo popolo.Mosè fu incaricato di intagliare due nuove tavole simili alle precedenti, sulle quali furono nuovamente incisi i termini della legge. Le parole di Esodo 34-27 sono le parole dell’alleanza che Dio fece con Mosè. Mosè scese dal Monte Sinai con le tavole, che vennero conservate nell’Arca dell’Alleanza non appena fu costruita. Questo episodio è ricordato in Deuteronomio10. Oggi esistono tradizioni che le raffigurano in diverse parti del mondo

Il Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco

In quel tempo, Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo,vennero da Gesù e gli dissero  :   “Maestro, quello che stiamo per chiederti, vorremmo che tu lo facessi per noi, vorremmo che tu facessi per noi”.Egli disse loro : “Che cosa volete che io faccia per voi ? Gli risposero : “Facci sedere,  uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra,nella tua gloria”. Gesù disse loro : “Non sapete quello che chiedete.”Potete bere il calice che io sto per bere ? essere battezzati con il battesimo in cui sto per essere immerso ? “Non sapete quello che chiedete.Potete bere il calice che io sto per bere ? essere battezzati con il battesimo in cui sto per essere immerso :“Non sapete quello che chiedete.

Potete bere il calice che io sto per bere ? essere battezzati con il battesimo in cui sto per essere immerso ? Gli risposero : “Possiamo”. Gesù disse loro : “Il calice che io sto per bere, lo berrete anche voi ; e sarete battezzati con il battesimo in cui io sto per essere immerso. Quanto al sedersi alla mia destra o alla mia sinistra, non sta a me concederlo ; ci sono quelli a cui è stato preparato.”.Gli altri dieci, che avevano sentito cominciarono a inveire contro Giacomo e Giovanni. Gesù li chiamò a raccolta e disse : “Voi sapete questo : coloro che sono considerati capi delle nazioni

li comandano come padroni ; I grandi fanno sentire il loro potere. Ma tra voi non deve essere così.Chi vuole diventare grande tra voi sarà il vostro servo. Chi vuole essere il primo tra voi  sarà lo schiavo di tutti. non è venuto per essere servito, ma per servire,e dare la sua vita in riscatto per molti”. (Mc 10, 35-45)

L’ambizione dei discepoli

Erano già in cammino quando Gesù fu interrotto dall’arrivo del ricco. Ora continuavano il loro cammino, salendo a Gerusalemme, dove Gesù soffrì e morì. Gesù, che conosceva perfettamente tutto ciò che gli accadeva, come un condottiero impavido, camminava alla testa del corteo; quelli che gli stavano intorno, vedendo la determinazione di Gesù, furono colpiti dalla paura ed esitarono o si fermarono; altri che non erano così vicini a lui e che lo seguivano furono colti dalla paura.

Poi Gesù radunò i dodici intorno a sé per dire loro apertamente a quale prova andavano incontro. Marco è l’unico ad esprimere le impressioni delle persone che accompagnavano Gesù. Sebbene i discepoli non avessero ancora compreso le predizioni di Gesù sulla sua sofferenza, ebbero il presentimento del pericolo che li minacciava. Questa è la terza volta che Gesù introduce i suoi discepoli nel segreto delle sue sofferenze. Queste predizioni divennero più esplicite e più chiare,

Matteo, Marco e Luca le hanno conservate tutte con attenzione e con un unico accordo. Gesù aveva una visione molto chiara e precisa di tutto ciò che gli accadeva; segnò il momento esatto con queste parole : “Ecco, noi saliamo a Gerusalemme”. Questa fu una commovente dimostrazione di coraggio eroico e di amore autosacrificante ; fu una chiara prova dell’assoluta necessità morale di questa morte, che egli affrontò volentieri. Se questo sacrificio non fosse stato la redenzione del mondo, sarebbe stato una sorta di suicidio.

Dopo la predizione di Gesù, le azioni di Giacomo e Giovanni sembravano incomprensibili, se non fossero state la prova che anche i discepoli più intelligenti non avevano capito questa predizione. Matteo dimostra che i discepoli, nonostante tutte le prospettive dolorose che Gesù mostrava loro, non avevano dubbi sul fatto che egli sarebbe stato in un futuro prossimo il capo di un regno glorioso. Quanto alle false idee che avevano, nulla poteva dissiparle più delle istruzioni che Gesù diede loro su questo argomento.

Secondo Matteo, fu la madre di Giacomo e Giovanni, Salomè, a chiedere per prima a Gesù i suoi figli, mentre secondo Marco furono i due discepoli stessi a fare la richiesta. Di queste due immagini delle sofferenze di Cristo : il calice e il battesimo, solo la prima è autentica in Matteo. Se il calice, nel linguaggio simbolico della Scrittura, è la misura del bene o del male destinata a ciascuno, il battesimo è un’immagine ancora più generale e profonda della sofferenza in cui si tratta di essere completamente immersi.

Con ciò, Gesù indica ai due discepoli la via della gloria e chiede loro : “Potete seguirmi fin là? Inoltre, vedeva quel momento di sofferenza come già arrivato. Per reprimere l’ambizione dei suoi discepoli, Gesù contrappose lo spirito del suo regno a ciò che accadeva nei regni di questo mondo. Per farlo, usò termini significativi. Prima di tutto, disse dei principi di questo mondo che pensavano di governare, o che avrebbero dovuto governare, o che immaginavano di governare. Che cosa intendeva.

Gesù con questo ? Secondo alcuni interpreti, significherebbe che questi principi pensavano soprattutto a stabilire e affermare la loro autorità, un’autorità che la gente riconosce.   Altri dicono che questi potenti della terra sembravano esercitare un grande dominio, mentre essi stessi erano schiavi delle loro passioni. Quando Gesù era giunto a Gerico e stava lasciando la città con una grande folla, un cieco di nome Bartimeo, sentendo che era Gesù a passare, cominciò a gridare : “Figlio di Davide, abbi pietà di me !”.

Ma alcune persone cercarono di impedirgli di disturbare Gesù, ma lui gridò ancora più forte : “Abbi pietà di me !”. Gesù si fermò e chiamò il cieco, che si alzò in fretta, si tolse il mantello e corse da Gesù. “Che cosa vuoi che ti faccia?”.Gli chiese Gesù : “Rabbouni, che io riceva la vista !”. Gesù gli disse : “Vai, la tua fede ti ha salvato”. E subito recuperò la vista e seguì Gesù. Solo Marco fa conoscere il nome di questo mendicante cieco e persino il nome di suo padre. Bartimeo significa figlio di Timeo,

Il cieco guarito da Gesù divenne un cristiano molto conosciuto nella Chiesa apostolica, per cui il suo nome fu conservato dalla tradizione. Gesù si commosse e si fermò alla testa del suo numeroso corteo quando udì le grida di questo povero mendicante; questa compassione penetrò nel cuore della gente. Niente è più contagioso del vero amore.

Il diacono Michel Houyoux

 Link ad altri siti cristiani

Qumran clicca qui per leggere l’articolo → Testi – XXIX Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

 Maranatha: clicca qui per leggere l’articolo → Liturgia della XXIX Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

 Video Padre Ferando Armellini: clicca qui → https://youtu.be/LVWCtKT8qdM

Publié dans articles en Italien, Bible, Catéchèse, comportements, Dieu, Enseignement, évangiles, Histoire, Homélies, L'Église, La messe du dimanche, Liturgie, Nouveau Testament, Page jeunesse, Paroisses, Religion, Rencontrer Dieu, TEMPO ORDINARIO, Temps ordinaire | Pas de Commentaire »

Ventisettesima domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Posté par diaconos le 2 octobre 2024

Mater Verbi on X: "Venerdì 17 agosto 2018 + VANGELO (Mt 19,3-12): «È lecito  a un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?». Egli rispose:  «Non avete letto che il Creatore

Il divorzio è la rottura ufficiale di un matrimonio civile o religioso tra due persone, o tra più persone nel caso della poligamia. In diritto si distingue dalla separazione di fatto, che non ha conseguenze legali, e dalla separazione legale, che è legalmente riconosciuta ma lascia il matrimonio intatto. Non va confuso con l’annullamento del matrimonio, che consiste nel dichiarare che il matrimonio non ha mai avuto luogo.

Nell’antica Grecia il divorzio esisteva in forme diverse nelle varie città. Ad Atene poteva essere ottenuto di comune accordo o su iniziativa di uno dei due coniugi. In pratica, la dote fungeva da potente freno : quando il matrimonio veniva sciolto, la moglie riotteneva la sua dote – tranne nei casi di adulterio – con un interesse del 18%. La moglie, dal canto suo, aveva il diritto di chiedere il divorzio da sola, ma il più delle volte la richiesta veniva fatta tramite il suo tutore legale (padre, fratello o qualsiasi altro parente maschio): la richiesta, debitamente motivata, veniva presentata all’arconte, che la esaminava e decideva se concederla o meno. I maltrattamenti erano un motivo valido per la separazione, ma non l’infedeltà del marito.

Nel periodo ellenistico il divorzio diventa più formale : i documenti legali registrano il divorzio e ne stabiliscono le conseguenze. La disposizione più importante riguardava la dote, che veniva restituita all’ex moglie.La donna non aveva mai diritto ad alcuna quota del patrimonio familiare. Anche i Romani praticavano il divorzio. All’inizio il diritto di divorziare era riservato agli uomini, ma ben presto le donne lo ottennero.

Il matrimonio, inizialmente un rito religioso e sociale, si desacralizza come il resto della società romana. Fu codificato nella legge. Alla fine dell’Impero, il divorzio divenne appena formale, perché per ragioni di semplificazione il matrimonio fu assimilato a un contratto.   I single erano ancora svantaggiati dalla leggeNell’Alto Medioevo il matrimonio non era consacrato e i contratti scritti caddero in disuso. Il matrimonio serviva solo a sigillare le alleanze.

Era considerato normale poter rompere un matrimonio. La Chiesa cattolica romana non è molto favorevole al divorzio e considera il matrimonio indissolubile.   Tuttavia, le regole in questo campo si trovano principalmente nelle decisioni dei singoli concili, che spesso si sono occupati solo di casi specifici e hanno dato risposte contraddittorie.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco

In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono a Gesù e, per metterlo alla prova, gli chiesero : “È lecito a un marito mandare via la moglie ?”. Gesù rispose : Che cosa vi ha comandato Mosè ?”   Gli risposero : “Mosè disse che era lecito per un marito mandare via la moglie, a condizione che redigesse un atto di ripudio”. Gesù rispose : “A causa della durezza dei vostri cuori, egli stabilì per voi questa regola.”

Ma all’inizio della creazione, Dio li fece maschio e femmina. Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due diventeranno una sola carne. Quindi non sono più due, ma una sola carne.   Ciò che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Quando i discepoli tornarono a casa, gli chiesero ancora di questo. Egli disse loro “Chiunque manda via la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio con lei. Se una donna che ha mandato via il marito ne sposa un altro, ha commesso adulterio”.

Alcune persone portarono a Gesù dei bambini perché imponesse loro le mani, ma i discepoli li allontanarono. Quando Gesù se ne accorse, si arrabbiò e disse loro : “Lasciate che i bambini vengano a me; non glielo impedite, perché il regno di Dio appartiene a quelli che sono come loro.”.(Mc10,2-16)

 È lecito ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo ?

 Gesù aveva già risposto a questa domanda nel Discorso della montagna. I farisei gliela posero per tentarlo. A renderla una domanda capziosa era il fatto che all’epoca era molto dibattuta tra due scuole ebraiche, quella di Hillel e quella di Shamaï, la prima molto rilassata, la seconda più severa sul divorzio. Inoltre, l’esempio dato da Erode Antipa, che regnava sulla Perea, e la fine di Giovanni Battista, che l’aveva rilevata, rendevano piuttosto pericolosa una soluzione rigorosa della questione, mentre una soluzione più libera avrebbe messo Gesù in contraddizione con Giovanni Battista.

Questa era la tentazione, la trappola tesa a Gesù dai suoi avversari. L’idea completa e vera del matrimonio presuppone innanzitutto che i due siano un cuore solo e un’anima sola ; tutto ciò che ha a che fare con la carne, in senso ristretto, è solo l’anello inferiore di questa unione.  La parola carne, nella Scrittura, abbraccia tutto l’uomo, tutto il suo essere, e questa idea è ben espressa dalle parole: una sola       carne. Si tratta dell’intimità assoluta e indissolubile del matrimonio, che Dio aveva in mente fin dall’inizio della creazione dell’uomo e che Gesù ha confermato con la sua autorità.

Inoltre, questa dichiarazione condanna la poligamia, che distrugge co    mpletamente il vero concetto di matrimonio. I farisei pensavano di avere dalla loro parte l’autorità di Mosè. Ma esageravano la portata della disposizione legale che invocavano, perché Mosè non aveva né comandato né voluto facilitare il divorzio ; al contrario, lo scopo della formalità da lui prescritta era di ostacolarlo.Gesù corregge l’espressione dei farisei dicendo “permesso”. Non era questa l’intenzione di Dio.

Se Mosè l’aveva permesso, era come un male necessario, volto a evitare mali maggiori, e solo a causa di quella durezza di cuore che vi rendeva incapaci di elevarvi al pensiero divino e di metterlo in pratica. e ci chiediamo come Dio, che è immutabile, abbia potuto sancire questa deviazione dalla sua stessa legge, la risposta sta nel fatto della caduta e del peccato che si è verificato fin dalla creazione dell’uomo.   Gesù ammetteva una sola causa legittima di divorzio e proibiva di sposare una donna che era stata ripudiata.

Quando disse questo, parlava dal punto di vista del suo regno, e i suoi discepoli non dovevano conformarsi a questo principio, l’unico su cui poggia il matrimonio cristiano.    Nessuna Chiesa soggetta all’autorità di Gesù poteva sancirne un altro. Questo significa che la società civile, nei Paesi che portano il nome della cristianità, sbaglia a legiferare per altre cause di divorzio e a permettere ai coniugi separati di contrarre un secondo matrimonio ?         

Tutti i cittadini di un Paese dovrebbero essere vincolati da un principio cristiano ? A questa domanda, e a molte altre simili, il cattolicesimo ha risposto sì, perché è la religione della costrizione e pretende nientemeno che di dominare la società ; il protestantesimo risponde no, perché vuole soprattutto sincerità e libertà morale.  Ma le Chiese vedano se possono, senza infedeltà, prestarsi a sancire, per quanto le riguarda, unioni nuziali contrarie alle parole di Gesù : “Se questa è la condizione dell’uomo nei confronti della donna, non è vantaggioso sposar si. (Mt 19,10).

I discepoli fecero questa osservazione a Gesù dopo che i farisei se ne furono andati. Essi stessi pensavano che la condizione imposta da Gesù all’uomo nei confronti della donna fosse troppo severa.   Pensav ano che se l’uomo non poteva rompere un’unione mal assortita, se doveva sopportare tutti i difetti e i vizi della moglie, tranne quello indicato da Gesù, sarebbe stato meglio non sposarsi.

Stiamo parlando solo della condizione del marito rispetto alla moglie, perché in Oriente e nell’antichità non era riconosciuta la parità di diritti a quest’ultima. Nel Vangelo la situazione è ben diversa. Per comprendere meglio il suo pensiero e la natura del tutto morale del dono che aveva in mente, Gesù distingue tre casi : quelli che, fin dal grembo della madre, a causa della loro particolare organizzazione, non sono adatti al matrimonio e quelli che sono stati resi tali dagli uomini.

In questi primi due casi, il dono della continenza è inteso in senso corporeo e non ha alcun valore religioso ; infine, ci sono coloro che hanno preso volontariamente questa risoluzione per amore del regno dei cieli, non per meritarlo, ma per dedicarvisi interamente e senza impedimenti terreni. Così Gesù, rispondendo ai discepoli, ha preso atto di un fatto, ma non ha preteso questo sacrificio, così come Paolo ha fatto nei suoi consigli. Non c’è nulla in queste parole che sia sfavorevole al matrimonio cristiano, né che attribuisca una particolare santità al celibato, tanto meno un argomento a favore del celibato forzato di un’intera classe di uomini.

Il diacono Michel Houyoux

 Link ad altri siti cristiani

Maranatha : clicca qui per leggere l’articolo → Liturgia della XX Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

 Conferenza Episcopale Italiana : clicca qui per leggere l’articolo → XX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO B

Video   Padre Fernando Armellini : clicca qui → https://youtu.be/2oYXleWG-bI

Publié dans articles en Italien, Bible, Catéchèse, comportements, Dieu, Enseignement, évangiles, Foi, Histoire, L'Église, La messe du dimanche, Nouveau Testament, Page jeunesse, Paroisses, Religion, Rencontrer Dieu, TEMPO ORDINARIO, Temps ordinaire | Pas de Commentaire »

12345...22
 

Passion Templiers |
CITATIONS de Benoît XVI |
La pastorale Vauban |
Unblog.fr | Annuaire | Signaler un abus | chrifsossi
| La Mosquée de Méru
| Une Paroisse virtuelle en F...