Dodicesima domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Posté par diaconos le 19 juin 2024

Dodicesima domenica del Tempo Ordinario - Anno B dans articles en Italien

Gesù predica con parabole

Perché siete così timorosi ?

Etimologicamente, fede significa avere fiducia in qualcosa o qualcuno1. In generale, significa giudicare autentici certi eventi. In ambito religioso, la fede porta spesso alla devozione e a comportamenti che dovrebbero riflettere questa convinzione. La fede è la condizione di ogni religione e la motivazione della sua pratica. In un contesto di secolarizzazione, la fede ha spesso assunto il significato di semplice fiducia. Ad esempio, molti autori ritengono che la fede onnipotente di cui parla il Vangelo sia semplicemente una questione di fiducia nella vita, non di fiducia in Dio come parte di una religione. Per gli autori classici latini, la parola fides non aveva connotazioni religiose; proveniva dal vocabolario laico ed evocava la semplice fiducia che si può avere in qualcuno o, come la presenta una recente analisi, la virtù dell’affidabilità morale e civile.

Il termine credenza si riferisce (per metonimia) a ciò che si crede, cioè all’oggetto di una credenza. Il concetto filosofico di credenza fa parte della teoria della conoscenza. Le credenze, siano esse religiose, superstiziose o di altro tipo, sono anche un oggetto di studio dell’antropologia culturale. Poiché la scienza non è una credenza, ma un insieme di conoscenze verificate, condivise e modificate, non può essere classificata come credenza. Nel buddismo, la fede si riferisce a un impegno sereno nella pratica degli insegnamenti del Buddha e alla fiducia in esseri illuminati o altamente avanzati come i Buddha o i Bodhisattva (coloro che cercano di diventare Buddha).

I buddisti riconoscono generalmente diversi oggetti di fede, ma molti si concentrano su uno in particolare, come un Buddha specifico. La fede non si limita alla devozione verso una persona, ma è legata a concetti buddisti come l’efficacia del karma e la possibilità di raggiungere l’illuminazione (bodhi). Le credenze, siano esse religiose, superstiziose o di altro tipo, sono anche oggetto di studio dell’antropologia culturale. La scienza, non essendo una credenza ma un corpo di conoscenze verificate, condivise e modificate, non può essere classificata come una credenza.

Nel Buddismo, la fede si riferisce a un impegno sereno nella pratica degli insegnamenti del Buddha e alla fiducia in esseri illuminati o altamente avanzati, come i Buddha o i Bodhisattva (coloro che cercano di diventare Buddha). I buddisti riconoscono generalmente diversi oggetti di fede, ma molti si concentrano su uno in particolare, come un Buddha specifico. La fede non si limita alla devozione verso una persona, ma è legata a concetti buddisti come l’efficacia del karma e la possibilità di raggiungere l’illuminazione. (bodhi).

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco

Gesù aveva parlato tutto il giorno alle folle. Quando giunse la sera, Gesù disse ai suoi discepoli : « Passiamo dall’altra parte ». Lasciata la folla, fecero salire Gesù, così com’era, sulla barca e altre barche lo accompagnarono. Si scatenò una violenta tempesta. Le onde si infrangevano contro la barca, che già si stava riempiendo. Egli dormiva sul cuscino a poppa. I discepoli lo svegliarono e gli dissero : « Maestro, siamo perduti; non ti importa ? » Svegliatosi, minacciò il vento e disse al mare : « Silenzio, silenzio ! ». Il vento si placò e ci fu una grande calma. Gesù disse loro : « Perché avete tanta paura? Non avete ancora fede ? Erano molto spaventati e si dicevano l’un l’altro : Chi è costui perché anche il vento e il mare gli obbediscano? » (Mc 4,35-41).

Rimanere fedeli a Gesù

Signore, grazie per averci lasciato il tuo Vangelo. Grazie per averci lasciato questi quattro racconti della tua vita in cui possiamo seguire i tuoi passi, le tue azioni, ascoltare la tua Parola e imparare a conoscerti e ad amarti ! Mandami il tuo Spirito perché io possa ascoltarti con tutto il mio essere. Rendimi un buon terreno, rendimi fedele alla lettura della tua Parola. Signore, Padrone di tutte le cose, a cui anche il vento e il mare obbediscono, tu hai creato il mio cuore e mi hai fatto dono della vita. Accetta l’offerta del mio cuore e della mia vita.

Custodiscimi, guidami, perché io sia tuo per sempre ! « Maestro, siamo perduti ; non ti importa? Oggi, in questi tempi tempestosi, il Vangelo ci sfida. Nel corso del XX secolo e all’alba del XXI, l’umanità ha vissuto tragedie che, come onde violente, hanno travolto uomini e popoli. » A volte le nostre anime ci chiedono : « Maestro, siamo perduti; non ti importa? » (Mc 4,38) se esisti davvero, se sei davvero Padre, perché queste catastrofi Ricordando gli orrori dei campi di concentramento della Seconda Guerra Mondiale, Papa Benedetto ha chiesto : « Dov’era Dio in quei giorni ? Perché era in silenzio ? Come poteva tollerare una tale distruzione ? »

Israele si poneva queste domande già nell’Antico Testamento : « Perché dormi, perché nascondi il tuo volto da noi e dimentichi la nostra afflizione? » (Sal 44, 24-25). Dio non risponderà a queste domande: possiamo chiedergli tutto, tranne il perché. Non abbiamo il diritto di chiamarlo in causa. In realtà, Dio c’è e parla. Siamo noi a non essere alla sua presenza e a non sentire la sua voce: « Non possiamo scrutare il segreto di Dio. Vediamo solo dei frammenti e sbagliamo nel giudicare Dio e la storia. Non difendiamo l’uomo, ma contribuiamo solo alla sua distruzione ». (Benedetto XVI)

 Il punto non è se Dio esista o meno. Il punto è che molti vivono come se Dio non esistesse. E questa è la risposta di Dio : « Perché avete paura ? Come mai non avete fede ? » (Mc 4,40) Così disse Gesù ai suoi apostoli e così disse a Santa Faustina Kowalska : « Figlia mia, non aver paura di nulla; io sono sempre con te, anche se sembra che tu non lo sia ». Non mettiamolo in discussione. Preghiamo e rispettiamo la sua volontà. Allora ci saranno meno drammi e ci stupiremo quando esclameremo : « Chi è costui che gli obbedisce persino il vento e il mare ? » (Mc 4,41). Gesù, confido in te. Signore, insegnami a pacificare il mio cuore per poter ascoltare la tua voce !

La tua provvidenza è presente in tutta la mia vita, nelle scelte importanti che faccio e nei piccoli dettagli. La tua provvidenza mi circonda di amore e tenerezza, anche quando le circostanze sono difficili e tu sembri assente. Sì, Signore, ci credo. Aumenta la fiducia che ho in te, rafforzala! Decidiamo di fare un atto di fede una o più volte durante la giornata. Rivolgiamoci a Gesù : « Gesù, confido in te, mio Signore e mio Dio !

 Il Diacono Michel Houyoux


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Undicesima domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Posté par diaconos le 11 juin 2024

Jésus prêche en paraboles

# Le parabole del Nuovo Testamento si trovano nei tre vangeli sinottici. Sono storie allegoriche raccontate da Gesù di Nazareth e presentano un insegnamento morale e religioso. Se ne contano circa cinquanta. Seguendo un procedimento radicato nella tradizione ebraica, questi racconti intendono presentare verità attraverso elementi della vita quotidiana o osservazioni della natura, ma nel caso di Gesù si allontanano dalla forma meramente pedagogica dell’interpretazione della Legge da parte dei rabbini per evocare il Regno di Dio e i cambiamenti che avverranno al suo arrivo.

La parabola del seminatore è una parabola evangelica raccontata nei tre Vangeli sinottici : Matteo XIII, 1-23; Marco IV, 1-20; Luca VIII, 4-15 (oltre che nell’apocrifo Vangelo secondo Tommaso). Il seminatore, che rappresenta Gesù, getta i semi, alcuni dei quali cadono per strada, sulle rocce e nei cespugli spinosi, così che il seme va perduto; invece, quando cadono su un buon terreno, producono frutti centuplicati.

 Gesù predicava in parabole

In quel tempo, parlando alle folle, Gesù disse : “Il regno di Dio è simile a un uomo che getta il seme nella terra: notte e giorno, sia che dorma sia che si alzi, il seme germoglia e cresce, non sa come. Di sua iniziativa, la terra produce prima erba, poi una spiga di grano e infine una spiga piena di grano. E non appena il grano è maturo, si mette la falce su di esso, perché è arrivato il tempo del raccolto ». E ha proseguito : “A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio ? Quale parabola possiamo usare per rappresentarlo ? È come un seme di senape : quando lo si semina, è il più piccolo di tutti i semi. Ma quando lo si semina, cresce e supera tutti gli ortaggi; e si estende con lunghi rami, così che gli uccelli del cielo possono fare il loro nido alla sua ombra ».

Con molte parabole come queste, Gesù annunciò loro la Parola, nella misura in cui erano in grado di ascoltarla. Non disse loro nulla senza una parabola, ma spiegò tutto ai suoi discepoli in particolare. (Mc 4, 26-34)

Jésus prêche en paraboles

Gesù predicava in parabole. Questo libro contiene: la buona notizia di Gesù Cristo, che è il suo soggetto. Matteo apre il suo libro con un titolo simile, ma in accordo con il suo scopo, che era quello di annunciare agli ebrei la messianicità di Gesù Cristo, lo chiama figlio di Davide, figlio di Abramo.

Marco diede al suo libro uno scopo più universale, chiamando Gesù : Figlio di Dio, attribuendogli così fin dall’inizio la sua dignità divina. Tischendorf omette queste parole Figlio di Dio, secondo il Codex Sinaiticus, Ireneo e Origene; ma poiché esse appaiono in tutti gli altri manoscritti e in tutte le versioni antiche, devono essere mantenute.Diversi interpreti moderni, seguendo Bengel, hanno fatto delle parole “Inizio del Vangelo di Gesù Cristo Figlio di Dio” il titolo dell’intero libro. La Chiesa primitiva vedeva nel ministero di Giovanni Battista il punto di partenza dell’opera della nostra redenzione : “Dal principio, quando Giovanni battezzò, fino al giorno in cui fu portato via da noi. ».

Giovanni non si limitò a predicare un battesimo, ma predicò la legge che doveva risvegliare nelle anime il senso del peccato e far desiderare questo battesimo, che era per loro un battesimo di pentimento, parola che designa non solo il dolore e l’umiliazione del peccato, ma anche il cambiamento di atteggiamento morale che ne derivava : “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2) Questo battesimo di pentimento portava alla remissione o al perdono dei peccati. Giovanni stesso non perdonava i peccati di coloro che battezzava, ma annunciava l’imminente venuta di colui che aveva l’autorità di perdonarli e che battezzava con lo Spirito Santo : “Io vi battezzo con acqua per farvi ravvedere; ma colui che viene dopo di me è più forte di me e io non sono degno di portargli i calzari. Ma egli vi battezzerà con lo Spirito Santo e con il fuoco ». (Mt 3,11)

Quanto più grande è la corruzione del mondo, tanto più importante è per i servitori di Dio dare un esempio di abnegazione. Essi predicano con la loro vita ancor più che con le loro parole. I Vangeli di Matteo e Luca riportano un resoconto più dettagliato della predicazione di Giovanni Battistab ; il resoconto di Marco, più abbreviato rispetto ad essi e molto simile nei termini utilizzati, contiene alcune caratteristiche proprie. Ad esempio, la parola “chinarsi”, così ben descritta dall’atteggiamento umile di Giovanni di fronte a Gesù, e l’annuncio che avrebbe battezzato con lo Spirito Santo. Questa profezia di Giovanni, riguardante il battesimo di Spirito Santo che Gesù avrebbe amministrato, mostra che egli è stato iniziato alla natura spirituale del suo regno; nessun segno esterno ne ha segnato l’avvento.

In Marco, come in Luca, la voce divina parlò direttamente a Gesù : “Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi compiaccio”. Marco racconta in queste poche righe la storia della tentazione, di cui Matteo e Luca danno ogni dettaglio.Così l’espressione energica : lo Spirito lo getta nel deserto; così ancora l’accenno alle bestie selvatiche, che conferisce a tutta la scena un carattere unico di solitudine, abbandono e pericolo. Marco, come Luca, riferisce che Gesù fu tentato durante tutto il suo soggiorno nel deserto, mentre Matteo colloca la tentazione alla fine dei quaranta giorni.

Nel corso delle sue meditazioni solitarie, Gesù fu assalito da pensieri contrari alla volontà divina, da suggestioni di Satana, che si riassunsero e si concentrarono nei tre assalti supremi che Matteo e Luca ci hanno raccontato. Si compì allora quel tempo, annunciato dai profeti, sperato e desiderato dai credenti dell’Antica Alleanza, il tempo della salvezza : “Ma quando fu giunta la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna e sottomesso alla legge di Mosè” (Gal 4,4).

Fu allora che Gesù iniziò a stabilire il regno di Dio sulla terra disse : “Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino”. (Mt 3,2) Solo Marco conserva questa caratteristica: i due figli di Zebedeo lasciarono il padre nella barca con gli operai.

Il diacono Michel Houyoux


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Il Santissimo Sacramento – Anno B

Posté par diaconos le 29 mai 2024

Eucharistic Adoration - St. Mary Immaculate Parish

Il Santissimo Sacramento 

# La presenza reale è una dottrina della teologia cristiana secondo la quale Gesù Cristo è personalmente presente nell’Eucaristia. Si oppone all’interpretazione della presenza di Cristo come mero simbolo o metafora. Nel linguaggio comune, questa espressione è più spesso intesa come affermazione della dottrina cattolica secondo cui Cristo è sostanzialmente presente sotto le apparenze del pane e del vino dopo la consacrazione delle offerte durante la Messa.

Tuttavia, questo concetto è più ampio. Può essere collegato alla dottrina cattolica della transustanziazione così come a quella luterana della consustanziazione o a quella calvinista della presenza spirituale, ma non va confuso con nessuna di queste. Entrano in gioco nozioni diverse che, a partire dal XVI secolo, hanno contribuito ad allargare il divario tra cattolicesimo e protestantesimo, ma anche, all’interno del protestantesimo, tra le principali correnti della Riforma. Alla fine del XX secolo, tuttavia, queste differenze sono diventate più relative, se non scomparse, con il progresso dell’ecumenismo.

Il Santissimo Sacramento – Anno B

Soprattutto sulla scia della riflessione sull’Eucaristia condotta dal Concilio Vaticano II, molti teologi e filosofi cattolici hanno sottolineato che le fratture del XVI secolo erano dovute soprattutto alle categorie concettuali di quel periodo. Già alla fine del I secolo, la Didachè stabiliva un legame tra l’Eucaristia e il passo del profeta Malachia, che traduceva : “In ogni luogo e in ogni tempo mi si offra un sacrificio puro”. (Malachia, 1, 11-14). Questo riferimento al sacrificio divenne in seguito un classico tra i primi scrittori cristiani.

Inoltre, il dogma della Presenza Reale fu sviluppato da diversi Padri della Chiesa, tra cui Ignazio di Antiochia all’inizio del II secolo, Giustino di Nablus a metà del II secolo, Ireneo di Lione alla fine del II secolo, Cipriano di Cartagine a metà del III secolo, Giovanni Crisostomo e Ambrogio di Milano alla fine del IV secolo e Agostino di Ippona a cavallo tra il IV e il V secolo. Il termine transustanziazione compare nel XII secolo, ma è solo con Tommaso d’Aquino, un secolo dopo, che se ne chiarisce il contenuto. La transustanziazione, che Tommaso d’Aquino chiama anche “conversione sostanziale”, si riferisce al concetto filosofico di “sostanza” : la “realtà intelligibile di un essere in senso metafisico, cioè non percepibile dai sensi.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco

Il primo giorno della festa degli Azzimi, quando si sacrificava l’agnello pasquale, i discepoli di Gesù gli dissero : “Dove vuoi che andiamo a fare i preparativi per farti mangiare la Pasqua?”.Egli manda due dei suoi discepoli e dice loro : “Andate in città ; vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua. Seguitelo e, quando entra, dite al padrone di casa : Il Maestro ti ha mandato a dire : ”Dov’è la stanza dove posso mangiare la Pasqua con i miei discepoli ? Ti mostrerà una grande stanza al piano superiore che è stata allestita ed è pronta per il pasto. Fate lì i preparativi per noi”. I discepoli partirono, andarono in città, trovarono tutto come aveva detto loro Gesù e prepararono la Pasqua.

Durante il pasto, Gesù, preso il pane e pronunciata la benedizione, lo spezzò, lo diede loro e disse: “Prendete, questo è il mio corpo”. Poi, preso un calice e reso grazie, lo diede loro e tutti ne bevvero. E disse loro : “Questo è il mio sangue, il sangue dell’alleanza, versato per molti. Amen, io vi dico che non berrò più del frutto della vite fino a quel giorno in cui lo berrò di nuovo nel regno di Dio”. Dopo aver cantato i salmi, si avviarono verso il Monte degli Ulivi. (Mc 14, 12-16.22-26)

Il pasto pasquale

Quando giunse la Pasqua ebraica, i capi dei sacerdoti e gli scribi cercarono un modo per catturarlo e metterlo a morte, ma non volevano farlo durante la festa per paura della sedizione. Gesù era a tavola con Simone il lebbroso a Betania, quando arrivò una donna con un vaso di alabastro pieno di profumo costoso : ruppe il vaso e versò il profumo sul capo di Gesù. Alcuni criticarono questo inutile spreco : il profumo, dissero, avrebbe potuto essere venduto per trecento denari a beneficio dei poveri. Gesù li rimproverò per aver fatto del male alla donna.

Disse che lei gli stava facendo del bene. Loro erano sempre in grado di fare del bene ai poveri, ma lui non era sempre in grado di fare del bene a loro. Avvertendo la morte di Gesù, che amava, fece tutto ciò che era in suo potere; impotente a salvarlo, gli diede l’ultimo saluto sacrificandogli ciò che aveva di più prezioso. Ovunque venga predicato il Vangelo, viene raccontato ciò che ella fece.
Giuda, uno dei dodici, andò dai capi dei sacerdoti per tradire Gesù.

Essi lo accolsero volentieri e gli promisero del denaro. Giuda cercava un’occasione per tradire Gesù.

Il Diacono Michel Houyoux


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La Cordata On Line : clicca qui per legerre l’articolo CORPUS DOMINI B OMELIA

Movimento Familiaris Consortio : clicca qui per legerre l’articolo SANTISSIMO CORPO E SANGUE DI CRISTO

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Quarta domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Posté par diaconos le 21 janvier 2024

Il paese dei geraseni - L'indemoniato di Gerasa

# Il racconto della cacciata dei demoni dai Gadareni si trova nei tre Vangeli sinottici. La scena sembra essersi svolta a Gadara, oggi Umm Qeis in Giordania, non lontano dal lago di Tiberiade, o a Gerasa. San Giovanni Crisostomo ci dice che questo miracolo mostra tutta la misericordia, l’occhio provvidenziale che Dio ha per gli esseri umani. E aggiunge : « Da questa storia impariamo che Dio non veglia su tutti noi in generale, ma su ciascuno di noi in particolare ». Gesù Cristo lo dichiarò espressamente ai suoi discepoli quando disse loro : « Ogni capello del vostro capo è stato contato » (Mt 10,30) Padre Antoni Carol i Hostench ha incentrato la sua omelia sulla libertà umana. Per lui, per quanto sia grande la potenza divina concretizzata da questo miracolo, è altrettanto importante la libertà data agli esseri umani di credere in Dio o di non credere, nonostante le prove fornite. Umm Qeis è una città della Giordania, nella provincia giordana di Irbid, 20 km a nord-ovest del capoluogo Irbid e 3 km a sud dello Yarmouk. È stata costruita sul sito dell’antica città di Gadara. La città era chiamata anche Antiochia o Antiochia Semiramis e Seleucia, ed era una delle città della Decapoli.

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco


In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all’altra riva del mare di Galilea, nel paese dei Geraseni. Mentre Gesù scendeva dalla barca, gli venne subito incontro un uomo posseduto da uno spirito immondo; viveva nei sepolcri e nessuno poteva più legarlo, neppure con una catena; anzi, era stato spesso legato con ferri e catene, ma lui aveva spezzato le catene e i ferri e nessuno poteva trattenerlo. Tutto il giorno e tutta la notte stava tra i sepolcri e sulle colline, gridando e ferendosi con le pietre. Quando vide Gesù da lontano, gli corse incontro, gli cadde davanti e gridò a gran voce : « Che vuoi da me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro per Dio, non tormentarmi! ». 
Gesù infatti gli diceva: « Spirito immondo, esci da quest’uomo ! ». E gli chiese : « Come ti chiami ? ». L’uomo gli rispose : « Mi chiamo Legione, perché siamo in molti ». E pregarono vivamente Gesù di non scacciarli dal paese.

Ora c’era un grande branco di maiali sul pendio della collina in cerca di cibo. Allora gli spiriti immondi supplicarono Gesù : « Mandaci da questi porci e noi entreremo in loro ». Egli permise loro di farlo. Così uscirono dall’uomo ed entrarono nei maiali. Dall’alto della rupe, la mandria si precipitò in mare: erano circa duemila maiali e stavano annegando nel mare. Quelli che li custodivano fuggirono e diffusero la notizia in città e in campagna, e la gente venne a vedere cosa era successo. Quando giunsero da Gesù, videro l’uomo posseduto che aveva una legione di demoni, ed erano terrorizzati. Quelli che avevano visto tutto questo raccontarono loro la storia dell’uomo posseduto dai demoni e quello che era successo ai maiali. Allora cominciarono a supplicare Gesù di lasciare il loro territorio. Mentre Gesù risaliva sulla barca l’uomo posseduto lo pregò di poter stare con lui.  SEgli non acconsentì, ma gli disse : « Va’ a casa tua dalla tua gente e racconta loro tutto quello che il Signore ha fatto per te nella sua misericordia ». Allora l’uomo se ne andò e cominciò a proclamare nella regione della Decapoli ciò che Gesù aveva fatto per lui, e tutti ne furono meravigliati. (Mc 5, 1-20)


L’indemoniato di Gadara


Gesù e i suoi apostoli arrivarono all’altra sponda del lago, dopo aver superato la tempesta. Marco racconta in modo molto più dettagliato degli altri evangelisti : « L’indemoniato stava continuamente, notte e giorno, nei sepolcri e sui monti, gridando e percuotendosi con pietre »
Questi dettagli, conservati da Marco, mostrano il grado di frenesia a cui giunse questo infelice. Il suo furore raddoppiò le sue forze. Ma Marco voleva indicare un’influenza del potere delle tenebre. Le tombe e le montagne sono menzionate insieme, perché in Oriente le tombe erano grotte naturali o scavate nel fianco di una collina. Il demoniaco soggiornava in questi luoghi remoti e tenebrosi in cerca di solitudine.  Gli atti di auto-violenza commessi da questo sfortunato uomo (si è ammaccato con delle pietre), dai quali solo Marco lo ha trattenuto, sono stati considerati da alcuni interpreti come segni di pentimento o di disperazione e non semplicemente come effetto di una follia furiosa.

Quest’uomo malato, preda del potere delle tenebre, stava sopportando anche una terribile sofferenza morale. Da questo punto di vista, possiamo comprendere meglio la grandezza della liberazione che doveva a Gesù. L’ansia del malato di correre da Gesù appena lo vide da lontano e di gettarsi ai suoi piedi, dimostra chiaramente, come ha osservato Olshausen, che la prima apparizione di Gesù esercitò su di lui un’influenza benefica, che si sentì attratto da lui e che si aspettava un sollievo. Fino a quel momento, il paziente aveva agito con la consapevolezza di sé e della sua disgrazia, ma Gesù, ordinando allo spirito impuro di andarsene, suscitò la resistenza di quest’ultimo, che produsse nella sua vittima uno di quei parossismi in cui egli non era altro che l’organo del demonio che parlava attraverso di lui.

Aggiungendo : « Ti giuro per Dio », lo spirito impuro pensava senza dubbio che Gesù avrebbe accolto più facilmente la sua richiesta di non essere tormentato. Che cosa voleva dire? Gesù fece una domanda al malato per calmarlo e farlo comunicare con lui.  Nel tumulto, nell’esaltazione e nella sofferenza in cui si trovava quest’uomo, nulla poteva riportarlo a se stesso e alla realtà della sua vita più che pronunciare il suo nome, dire a Gesù con sicurezza chi era. Purtroppo, era ancora troppo sotto l’influenza dello spirito maligno per rispondere con una chiara consapevolezza di sé ; così il demone parlò di nuovo e, non senza orgoglio e malizia, prese in prestito il suo nome da quelle temibili legioni romane che terrorizzavano e non amavano il popolo ebraico.

Luca dice : « Diversi demoni erano entrati in lui » ; è ancora lo spirito che aggiunge per bocca del malato : « Siamo molti ». Dobbiamo intendere con questo una molteplicità di influenze che lo Spirito esercitava su tutte le facoltà della sua vittima ?  Oppure dobbiamo intendere che dentro di lei c’erano molti demoni ? Questa regione montuosa, con la sua abbondanza di grotte e sepolcri, era particolarmente attraente per loro. Luca fornisce una ragione per questa richiesta che è più facile da capire : « I demoni temevano di essere mandati nell’abisso, che senza dubbio consideravano un luogo di tormento ». La stessa idea si ritrova in Matteo, dove i demoni supplicano Gesù di non tormentarli prima del tempo del giudizio.

Le parole : là, verso il monte, non sono in contraddizione con quelle di Matteo: lontano da lora ; questi due termini esprimono una certa distanza. Questa parte del racconto, conservata dai tre evangelisti, presenta fatti molto difficili da spiegare, tanto più che non hanno analogie nel Nuovo Testamento. Perché i demoni, costretti a lasciare la loro vittima, chiesero di entrare nei maiali ? Forse perché questi spiriti senza organi, miserabili nel loro abbandono di Dio, amano abitare in esseri organizzati ?  È stato con l’intenzione maligna di fare del male a questi animali, ai loro proprietari, forse anche a Gesù e alla sua influenza ? Perché Gesù ha permesso loro di farlo ? Forse perché era un modo per liberare lo sfortunato uomo che era oggetto del suo interesse e della sua compassione ?

Oppure per giudicare gli abitanti della regione e suscitare in loro una seria riflessione ? Come poteva ignorare la loro perdita ? Voleva forse punirli (almeno quelli di loro che erano ebrei) per aver violato la legge allevando animali legalmente impuri ?  L’indemoniato, che fino a quel momento si era agitato e agitato, si sedette tranquillamente; era vestito, mentre prima non aveva indossato alcun abito : « Quando Gesù fu sceso a terra, gli venne incontro un uomo della città che era posseduto da molti demoni. » Da tempo non portava vestiti e la sua dimora non era in una casa, ma nei sepolcri. ( Lc 8, 27) Era sano di mente, colui che Marco definiva un pazzo furioso; lo ricorda aggiungendo queste parole: « Colui che aveva avuto la legione ».

Queste persone erano piene di paura, vedendo solo il prodigio e non la divina compassione di Gesù che lo aveva compiuto; molti erano offesi nella loro avarizia, e questo bastava loro, nella loro cecità, per volersi privare delle benedizioni della presenza di Gesù.  Fu per profonda gratitudine che l’indemoniato guarito volle seguire Gesù; pensava che con il suo benefattore sarebbe stato più al sicuro dai terribili mali che aveva sofferto. Perché Gesù non glielo permise ? Gesù ha voluto lasciare quest’uomo nella sua casa, con la sua famiglia, perché potesse essere un monumento e un predicatore della misericordia di Dio per tutti. Egli fece conoscere a tutta la regione le grandi cose che Gesù aveva fatto per lui. 

Il diacono Michel Houyoux


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◊ Renzo Bertoli : clicca qui per leggere l’articolo → https://youtu.be/HHthmAPQr1o


Padre Georgy Kochetkov : clicca qui per leggere l’articolo →L’indemoniato di Gadara. Omelia


VideoPadre Fernando Armellini : clicca qui per vedere il video → 4a Domenica del Tempo Ordinario anno B – YouTube


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