Settima domenica di Pasqua – Anno C
Posté par diaconos le 28 mai 2025

Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11 Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12 Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano. 13 Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.
# La salvezza dell’anima è uno dei temi fondamentali del cristianesimo. È la porta d’accesso al paradiso. Il suo studio è chiamato soteriologia. Nel cristianesimo, la salvezza è associata a Cristo, che è visto come il redentore dell’umanità; la soteriologia è quindi legata alla cristologia. Nel cattolicesimo, la salvezza è offerta attraverso la grazia, i sacramenti e le buone opere.
Nel protestantesimo e nel cristianesimo evangelico, è offerta dalla fede e dalla sola grazia. Questa nozione copre un’ampia varietà di temi, che sono stati più o meno sviluppati nel corso del tempo. La parola “lavoro” è forte! Indica una volontà, proprio come un musicista potrebbe dire : “sto lavorando alla mia passione”. Questo musicista farà di tutto per essa, per vivere momenti di bellezza. E la vita spirituale ? È la stessa cosa! Non è “cool”, è una salita con i suoi momenti di luce, i suoi dubbi e le sue cadute : “La via della vita è stretta, ma la strada che porta alla a parola “lavoro” è forte ! Indica una volontà, proprio come un musicista potrebbe dire : “sto distruzione è larga” (Mt 7, 13-1) lavorando alla mia passione”.
Questo musicista farà di tutto per questo, per vivere momenti di bellezza. E la vita spirituale ? È la stessa cosa ! Non è “cool”, è una salita con i suoi momenti di luce, di dubbio e di caduta : “La via della vita è stretta, ma la strada che porta alla distruzione è larga” (Mt 7, 13-14).
Crediamo in Gesù per essere salvati
Gesù, dopo aver pregato per sé e per i suoi apostoli, abbracciò nella sua supplica tutti coloro che credevano in lui e sarebbero stati salvati. Il mezzo con cui coloro che erano ancora immersi nelle tenebre dell’ignoranza e dell’incredulità furono portati alla fede in Cristo fu la parola degli apostoli. Una testimonianza impressionante data da Gesù.
Gesù stesso possiede la verità divina e l’autorità della parola apostolica: essa ha il potere di creare nelle anime la fede che le rigenera e le salva. Tutta la Chiesa cristiana ha conosciuto Gesù Cristo e ha creduto in lui solo grazie a questa testimonianza, che manterrà il suo valore fino alla fine dei secoli.
L’oggetto della preghiera di Gesù per la sua Chiesa era l’unione di tutti i suoi membri nella comunione del Padre e del Figlio. Egli pregò Dio di realizzare questa unione in tutti i suoi figli; essi dovevano essere una cosa sola come il Padre e il Figlio sono una cosa sola; dovevano essere uniti tutti insieme a Cristo e, attraverso di lui, a Dio. Da qui questa parola profonda: uno in noi, che eleva tutti i redenti alla gloria eterna che Gesù ha conquistato per loro.
Questa parte della preghiera di Gesù rivela la natura della sua Chiesa. Egli è venuto per unire le anime divise dal peccato, riconciliandole con Dio. Il legame di questa unione è lo stesso che rende l’ineffabile armonia del Padre e del Figlio : “Come tu, Padre, sei in me e io sono in te”.
Ma questa unione, fondata sulla comunione con Dio attraverso Cristo, non deve e non può rimanere invisibile; si manifesta necessariamente all’esterno, ed è proprio questa santa unione delle anime, nella fede e nell’amore, che deve essere per tutti una testimonianza abbagliante che Gesù è l’inviato da Dio.
È soprattutto attraverso questa unione che le anime sono attratte da Cristo e credono in lui. Infatti, fin dai primi tempi della Chiesa, essa era il mezzo di persuasione più potente per il mondo : “Ogni giorno erano tutti insieme nel tempio, spezzavano il pane nelle case e mangiavano il loro cibo con gioia e semplicità di cuore”.
“ lodando Dio e trovando il favore di tutto il popolo. E il Signore aggiungeva ogni giorno alla Chiesa quelli che venivano salvati » (At 2, 46-47).
Le esortazioni a mantenere questa unione delle anime nell’amore, che riempiono gli scritti di Giovanni, compaiono frequentemente anche negli scritti dell’apostolo Paolo (Rm 12,4-6; 1 Cor 12,12; Ef 4,1-6; Fil 2,1-5). Gesù, sicuro di essere ascoltato, ricordò ciò che aveva già fatto per elevare i suoi redenti alla perfetta unità che chiedeva per loro. E io, disse : ”ho dato loro la gloria che voi avete dato a me ».
Questa gloria, che gli esegeti hanno cercato di spiegare in tanti modi diversi, non era altro che la gloria eterna che il Figlio di Dio possiede in quanto Figlio e in quanto oggetto dell’amore eterno del Padre, la gloria in cui è entrato. Egli l’ha donata, non solo rivelata o promessa, ma già comunicata ai suoi redenti facendo anche loro oggetto dell’amore di Dio e rendendoli figli del Padre.
Questa gloria è contenuta nella sua interezza nella parola di grazia che hanno ricevuto e che è stata loro assicurata in virtù della fede che li unisce a Gesù. Fino alla fine dei tempi, infatti, essi la possiedono pienamente. Questa gloria, che contiene la vita eterna e implica la comunione con Dio, costituisce necessariamente l’unità che Gesù descrive così magnificamente in queste parole.
Cristo che vive, pensa, ama e agisce nei suoi discepoli, così come il Padre vive, pensa, ama e agisce in lui questa è la perfetta unità delle anime con Cristo e con Dio, e quindi la loro reciproca unità. Gesù Cristo è l’inviato, il rappresentante di Dio stesso sulla terra e, in secondo luogo, che tale amore riversato tra gli uomini non può che essere l’effusione dell’amore di Dio stesso. C’è una profonda rivelazione dell’amore di Dio per tutti in queste parole : “Li hai amati come hai amato me”.
Gesù chiedeva per i suoi la perfetta realizzazione di questa gloria, che aveva già donato alla loro fede con la sua parola Padre, ripetuta con la crescente emozione della sua preghiera. E questa preghiera fu esaudita, perché riguardava coloro che il Padre gli aveva dato, tutti i suoi redenti, e non solo i primi discepoli.
Se i discepoli hanno conosciuto Dio, è stato solo perché Gesù ha fatto conoscere loro il suo nome; e ha fatto risplendere ancora di più questa luce divina nelle loro anime con l’effusione dello Spirito Santo : e io lo farò conoscere loro. Lo scopo tsupremo di tante grazie era che i discepoli fossero resi partecipi dell’ineffabile rapporo d’amore che unisce il Padre e il Figlio, e che la loro comunione con Gesù fosse così completa : “perché io sia in loro”. È con questa grande promessa che Gesù conclude la sua preghiera e che si realizza in tutta l’esperienza e l’opera dei discepoli.
“Nulla li separava dall’amore di Dio in Cristo; Cristo viveva in loro ed essi erano più che vincitori per mezzo di Colui che li amava”. ((Meyer).
Il diacono Michel Houyoux
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Nota Ho insegnato al Collège Saint Stanislas di Mons e in Africa, in Burundi. Potete leggere i miei articoli su Internet: Blog du Diacre Michel Houyoux. Parlo cinque lingue oltre al francese: inglese, italiano, olandese, tedesco e russo. Pubblico quotidianamente in francese e due volte alla settimana in ciascuna delle altre lingue
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