Settima domenica di Pasqua – Anno C

Posté par diaconos le 28 mai 2025

 Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11 Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12 Poiché non c'è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l'invocano. 13 Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

Con il cuore infatti si crede per ottenere la giustizia e con la bocca si fa la professione di fede per avere la salvezza. 11 Dice infatti la Scrittura: Chiunque crede in lui non sarà deluso. 12 Poiché non c’è distinzione fra Giudeo e Greco, dato che lui stesso è il Signore di tutti, ricco verso tutti quelli che l’invocano. 13 Infatti: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato.

 # La salvezza dell’anima è uno dei temi fondamentali del cristianesimo. È la porta d’accesso al paradiso. Il suo studio è chiamato soteriologia. Nel cristianesimo, la salvezza è associata a Cristo, che è visto come il redentore dell’umanità; la soteriologia è quindi legata alla cristologia. Nel cattolicesimo, la salvezza è offerta attraverso la grazia, i sacramenti e le buone opere.

Nel protestantesimo e nel cristianesimo evangelico, è offerta dalla fede e dalla sola grazia. Questa nozione copre un’ampia varietà di temi, che sono stati più o meno sviluppati nel corso del tempo. La parola “lavoro” è forte! Indica una volontà, proprio come un musicista potrebbe dire : “sto lavorando alla mia passione”. Questo musicista farà di tutto per essa, per vivere momenti di bellezza. E la vita spirituale ? È la stessa cosa! Non è “cool”, è una salita con i suoi momenti di luce, i suoi dubbi e le sue cadute : “La via della vita è stretta, ma la strada che porta alla a parola “lavoro” è forte ! Indica una volontà, proprio come un musicista potrebbe dire : “sto distruzione è larga” (Mt 7, 13-1) lavorando alla mia passione”.

 Questo musicista farà di tutto per questo, per vivere momenti di bellezza. E la vita spirituale ? È la stessa cosa ! Non è “cool”, è una salita con i suoi momenti di luce, di dubbio e di caduta : “La via della vita è stretta, ma la strada che porta alla distruzione è larga” (Mt 7, 13-14).

 Crediamo in Gesù per essere salvati

Gesù, dopo aver pregato per sé e per i suoi apostoli, abbracciò nella sua supplica tutti coloro che credevano in lui e sarebbero stati salvati. Il mezzo con cui coloro che erano ancora immersi nelle tenebre dell’ignoranza e dell’incredulità furono portati alla fede in Cristo fu la parola degli apostoli. Una testimonianza impressionante data da Gesù.

 Gesù stesso possiede la verità divina e l’autorità della parola apostolica: essa ha il potere di creare nelle anime la fede che le rigenera e le salva. Tutta la Chiesa cristiana ha conosciuto Gesù Cristo e ha creduto in lui solo grazie a questa testimonianza, che manterrà il suo valore fino alla fine dei secoli.

L’oggetto della preghiera di Gesù per la sua Chiesa era l’unione di tutti i suoi membri nella comunione del Padre e del Figlio. Egli pregò Dio di realizzare questa unione in tutti i suoi figli; essi dovevano essere una cosa sola come il Padre e il Figlio sono una cosa sola; dovevano essere uniti tutti insieme a Cristo e, attraverso di lui, a Dio. Da qui questa parola profonda: uno in noi, che eleva tutti i redenti alla gloria eterna che Gesù ha conquistato per loro.

Questa parte della preghiera di Gesù rivela la natura della sua Chiesa. Egli è venuto per unire le anime divise dal peccato, riconciliandole con Dio. Il legame di questa unione è lo stesso che rende l’ineffabile armonia del Padre e del Figlio : “Come tu, Padre, sei in me e io sono in te”.

Ma questa unione, fondata sulla comunione con Dio attraverso Cristo, non deve e non può rimanere invisibile; si manifesta necessariamente all’esterno, ed è proprio questa santa unione delle anime, nella fede e nell’amore, che deve essere per tutti una testimonianza abbagliante che Gesù è l’inviato da Dio.

È soprattutto attraverso questa unione che le anime sono attratte da Cristo e credono in lui. Infatti, fin dai primi tempi della Chiesa, essa era il mezzo di persuasione più potente per il mondo : “Ogni giorno erano tutti insieme nel tempio, spezzavano il pane nelle case e mangiavano il loro cibo con gioia e semplicità di cuore”.

 lodando Dio e trovando il favore di tutto il popolo. E il Signore aggiungeva ogni giorno alla Chiesa quelli che venivano salvati » (At 2, 46-47).

Le esortazioni a mantenere questa unione delle anime nell’amore, che riempiono gli scritti di Giovanni, compaiono frequentemente anche negli scritti dell’apostolo Paolo (Rm 12,4-6; 1 Cor 12,12; Ef 4,1-6; Fil 2,1-5). Gesù, sicuro di essere ascoltato, ricordò ciò che aveva già fatto per elevare i suoi redenti alla perfetta unità che chiedeva per loro. E io, disse : ”ho dato loro la gloria che voi avete dato a me ».

Questa gloria, che gli esegeti hanno cercato di spiegare in tanti modi diversi, non era altro che la gloria eterna che il Figlio di Dio possiede in quanto Figlio e in quanto oggetto dell’amore eterno del Padre, la gloria in cui è entrato. Egli l’ha donata, non solo rivelata o promessa, ma già comunicata ai suoi redenti facendo anche loro oggetto dell’amore di Dio e rendendoli figli del Padre.

Questa gloria è contenuta nella sua interezza nella parola di grazia che hanno ricevuto e che è stata loro assicurata in virtù della fede che li unisce a Gesù. Fino alla fine dei tempi, infatti, essi la possiedono pienamente. Questa gloria, che contiene la vita eterna e implica la comunione con Dio, costituisce necessariamente l’unità che Gesù descrive così magnificamente in queste parole.

Cristo che vive, pensa, ama e agisce nei suoi discepoli, così come il Padre vive, pensa, ama e agisce in lui questa è la perfetta unità delle anime con Cristo e con Dio, e quindi la loro reciproca unità. Gesù Cristo è l’inviato, il rappresentante di Dio stesso sulla terra e, in secondo luogo, che tale amore riversato tra gli uomini non può che essere l’effusione dell’amore di Dio stesso. C’è una profonda rivelazione dell’amore di Dio per tutti in queste parole : “Li hai amati come hai amato me”.

Gesù chiedeva per i suoi la perfetta realizzazione di questa gloria, che aveva già donato alla loro fede con la sua parola Padre, ripetuta con la crescente emozione della sua preghiera. E questa preghiera fu esaudita, perché riguardava coloro che il Padre gli aveva dato, tutti i suoi redenti, e non solo i primi discepoli.

Se i discepoli hanno conosciuto Dio, è stato solo perché Gesù ha fatto conoscere loro il suo nome; e ha fatto risplendere ancora di più questa luce divina nelle loro anime con l’effusione dello Spirito Santo : e io lo farò conoscere loro. Lo scopo tsupremo di tante grazie era che i discepoli fossero resi partecipi dell’ineffabile rapporo d’amore che unisce il Padre e il Figlio, e che la loro comunione con Gesù fosse così completa : “perché io sia in loro”. È con questa grande promessa che Gesù conclude la sua preghiera e che si realizza in tutta l’esperienza e l’opera dei discepoli.

 Nulla li separava dall’amore di Dio in Cristo; Cristo viveva in loro ed essi erano più che vincitori per mezzo di Colui che li amava”. ((Meyer).

Il diacono Michel Houyoux

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Nota Ho insegnato al Collège Saint Stanislas di Mons e in Africa, in Burundi. Potete leggere i miei articoli su Internet: Blog du Diacre Michel Houyoux. Parlo cinque lingue oltre al francese: inglese, italiano, olandese, tedesco e russo. Pubblico quotidianamente in francese e due volte alla settimana in ciascuna delle altre lingue

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Terza domenica di Pasqua – Anno C

Posté par diaconos le 22 mai 2025

La promessa dello Spirito all'inizio degli Atti degli Apostoli ha sollevato molte domande: i discepoli erano già rigenerati? Come si può applicare la promessa a noi oggi? Quante esperienze fondanti deve fare un cristiano?

La promessa dello Spirito all’inizio degli Atti degli Apostoli ha sollevato molte domande: i discepoli erano già rigenerati? Come si può applicare la promessa a noi oggi? Quante esperienze fondanti deve fare un cristiano?

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni

Il tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: « Se uno mi ama, osserverà la mia parola : il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama non osserva le mie parole, ma la parola che ascoltate non è mia, è del Padre che mi ha mandato. Ma l’Avvocato, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi farà ricordare tutto ciò che vi ho detto. non poteva rivelarsi al mondo che lo odiava; poi annuncia più esplicitamente il motivo del suo modo di agire.

Ma qui, alle grandi promesse appena fatte ai suoi, Gesù aggiunge l’esplicita dichiarazione che la comunione dell’anima con Dio deriva dalla sua unione con lui : “Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”. Dio aveva stabilito la sua dimora visibile in mezzo a Israele (Lv 26,11-12 ; Ez 37,26-28), aveva abitato in mezzo al suo popolo attraverso il Verbo fatto carne, e ora prometteva di fare di ogni fedele la sua dimora, il suo tabernacolo, il suo tempio (1 Co 3,16 ; 1 Co 6,19).

 Gesù non ha risposto direttamente alla domanda, eppure l’ha risolta nel modo più profondo. Per la terza volta, ha rivelato, nel cuore stesso di coloro che lo amano, le ragioni morali per cui si è manifestato a loro. Era una chiara dichiarazione del perché. « Non è più la manifestazione esteriore della maestà divina, ma la rivelazione intima della Grazia. Ciò che un giorno sarà il privilegio della Chiesa salvata«  (Ap 21,3) deve ora essere realizzato dallo Spirito nell’anima di ogni credente ». (Luthardt) Le parole di Gesù sono le parole di Dio stesso. Come poteva il Salvatore manifestarsi a chi non lo amava e rifiutava le sue parole ? Questa conclusione doveva essere ovvia per il discepolo che aveva posto la domanda.

« Ci fu una pausa nel discorso. Gesù ripensava così alle grandi consolazioni offerte ai suoi discepoli dalla speranza del futuro ricongiungimento nella casa del Padre e dalla prospettiva del suo imminente ritorno per mezzo dello Spirito Santo.«  Allo stesso tempo, queste parole, “finché rimango con voi”, facevano sembrare imminente la sua partenza. Ma si è affrettato ad aggiungere : “Ecco un aiuto potente che provvederà a tutto nella vostra vita interiore e nel vostro lavoro”.

Vi lascio la pace, vi do la mia pace; non ve la do alla maniera del mondo. Non lasciate che i vostri cuori siano turbati o spaventati. Avete ascoltato ciò che vi ho detto: vado via e torno da voi. Se mi amaste, vi rallegrereste perché vado al Padre, perché il Padre è più grande di me. Vi ho detto queste cose ora, prima che accadano, perché quando accadranno crediate. (Gv 14,23-29) 

 La promessa dello Spirito

.Gesù non ha risposto direttamente alla domanda, eppure l’ha risolta nel modo più profondo. Per la terza volta, ha rivelato, nel cuore stesso di coloro che lo amano, le ragioni morali per cui si manifesta a loro. Questa era già una chiara dichiarazione del perché non poteva rivelarsi al mondo che lo odiava; poi annunciò più esplicitamente la ragione del suo modo di agire.  Ma alle grandi promesse fatte al suo popolo, Gesù aggiunse l’esplicita dichiarazione che la comunione dell’anima con Dio deriva dalla sua unione con lui ; “Verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui”.

Dio aveva stabilito la sua dimora visibile in mezzo a Israele (Lv 26,11-12 ; Ez 37, 26-28), aveva abitato in mezzo al suo popolo attraverso il Verbo fatto carne (Gv 1,14), aveva promesso di fare di ciascuno dei fedeli la sua dimora, il suo tabernacolo, il suo tempio (1 Co 3,16 ; 1 Co 6,19). Prometteva con solenne autorità : “Veramente, veramente, la comunicazione dello Spirito e delle grazie che ne derivano ai discepoli”. Questa promessa, allo stesso tempo, aggiungeva alla prospettiva ancora lontana dell’incontro nella casa del Padre, quella di un futuro incontro nello Spirito : i discepoli avrebbero rivisto Gesù, che stava per lasciarli per andare al Padre.

Cosa si intendeva con queste opere simili a quelle di Gesù, e anche più grandi, che compiranno coloro che credono in lui ? Sicuramente non si tratta di opere esteriori, di miracoli materiali, ma di opere di Dio. Cosa si intendeva con queste opere simili a quelle di Gesù, e anche più grandi, che saranno compiute da coloro che credono in lui ? Sicuramente non si tratta di opere esteriori, di miracoli materiali, ma di opere di Dio.

 Cosa si intendeva con queste opere simili a quelle di Gesù, e anche più grandi, che saranno compiute da coloro che credono in lui? Non si tratta certo di opere esteriori, di miracoli materiali ? Quando chi prega in questo modo sente di essere diventato una cosa sola con Gesù, è certo di essere ascoltato (Rm 8, 26)Gesù ha detto : “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Le parole di Gesù sono le parole di Dio stesso. Come poteva il Salvatore manifestarsi a chi non lo amava e rifiutava le sue parole ? Questa conclusione era ovvia per il discepolo che aveva posto la domanda.

Gesù guardava alla grande consolazione offerta al suo popolo dalla speranza del futuro ricongiungimento nella casa del Padre e dalla prospettiva del suo imminente ritorno per mezzo dello Spirito Santo. Allo stesso tempo, queste parole ; “Finché rimango con voi”, facevano sembrare imminente la sua partenza. Gesù si affretta ad aggiungere : “Ecco un aiuto potente che provvederà a tutto nella vostra vita interiore e nel vostro lavoro”

 L’aiuto era designato come lo Spirito di verità ; qui Gesù lo chiama Spirito Santo. Nelle Scritture, la verità divina non è mai una fredda dottrina destinata a illuminare solo la mente, ma una vita che penetra nella coscienza e nel cuore e li santifica. Lo Spirito che crea questa vita in noi è santo, come è santo Dio. Cosa si intendeva con queste opere simili a quelle di Gesù, e anche più grandi, che saranno compiute da coloro che credono in lui? Non si tratta certo di opere esteriori, di miracoli materiali ?

Quando chi prega in questo modo sente di essere diventato una cosa sola con Gesù, è certo di essere ascoltato (Rm 8, 26). Gesù ha detto : “Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto”. Le parole di Gesù sono le parole di Dio stesso. Come poteva il Salvatore manifestarsi a chi non lo amava e rifiutava le sue parole? Questa conclusione era ovvia per il discepolo che aveva posto la domanda.

Gesù guardava alla grande consolazione offerta al suo popolo dalla speranza del futuro ricongiungimento nella casa del Padre e dalla prospettiva del suo imminente ritorno per mezzo dello Spirito Santo. Allo stesso tempo, queste parole : “finché rimango con voi”, facevano sembrare imminente la sua partenza. Gesù si affrettò ad aggiungere : “Ecco un aiuto potente che provvederà a tutto nella vostra vita interiore e nel vostro lavoro”.

L’aiutante era chiamato Spirito di verita ; qui Gesù lo chiama Spirito Santo. Nelle Scritture, la verità divina non è mai una fredda dottrina destinata a illuminare solo la mente; è una vita che penetra nella coscienza e nel cuore e li santifica. Lo Spirito che crea questa vita in noi è santo, come è santo Dio. Gesù ha detto : « Il Padre mio manderà questo Spirito nel mio nome ; egli infatti prenderà il mio posto in mezzo a voi, perché i discepoli hanno chiesto lo Spirito nel nome di Gesù; egli lo ha chiesto per loro; egli glorificherà il nome di Gesù, che è l’unica fonte di salvezza; perché il Padre manda lo Spirito a coloro che amano Gesù e che Gesù ama.”

Per questo motivo, vi farà ricordare, renderà luminose e vive in voi tutte le cose, tutte le parole che Gesù ci ha detto. Lo Spirito ci fa ricordare non solo attraverso la memoria, ma anche attraverso il cuore. Da questa duplice dichiarazione di Gesù deriva che lo Spirito non insegna cose estranee alla parola di Gesù; al contrario, insegna attraverso questa parola. Non c’è quindi nulla in questo passo che sia favorevole alla dottrina cattolica della tradizione ecclesiastica, elevata accanto o al di sopra della Parola, né alle illusioni del misticismo, che sogna un’illuminazione dello Spirito superiore alla Parola rivelata.

Con questa promessa, Gesù stabilisce l’autorità sovrana dell’insegnamento apostolico, che equipara al suo (17, 18-20). l Salvatore, prevedendo tutte le difficoltà e tutti i timori che potrebbero ancora assalire il cuore dei suoi discepoli, parla loro di una grazia suprema, di un bene senza il quale non c’è felicità per l’uomo e con il quale non può mai essere infelice: la pace. Con queste parole, Gesù allude al saluto con cui gli israeliti si salutavano o si separavano (Gv 20,26).

La maggior parte dei commentatori tedeschi ha preso la parola pace nel senso dell’ebraico schalôm, benessere, prosperità, salvezza, e ha pensato che Gesù stesse presentando ai suoi discepoli tutti i frutti oggettivi della sua opera, in una parola, la salvezza eterna. Invece no, quello che ha dato loro è la pace interiore di un’anima piena di dolce fiducia nel suo Dio Salvatore. “Questo significato è chiarito dal cuore dei discepoli, che dovevano essere preservati dall’agitazione, dalla tristezza e dai timori ispirati dal pensiero di rimanere in questo mondo, soli, senza il loro amico celeste” (Godet).

Lasciò loro la pace come l’eredità più preziosa della sua partenza. Ha fatto di più: ha dato loro la sua pace attuale e reale, quella profonda e inalterabile di cui egli stesso godeva e che attingeva costantemente dalla comunione del Padre. Ha anche condiviso con loro la sua gioia, perché tutto ciò che è suo appartiene ai suoi redenti. (Gv 15,11; Gv 17,13),

 Il mondo era ridotto a vane speranze e a promesse ingannevoli, spesso fini a se stesse. Gesù ha dato veramente, abbondantemente e per amore purissimo. Queste parole ispirarono ai discepoli la massima fiducia in lui. Alla fine del suo discorso, Gesù torna al punto di partenza, dopo aver dato ai suoi discepoli tutti gli aiuti più potenti per dissipare la confusione e le paure che potevano ancora assalire i loro cuori (Gv 14, 28).

I discepoli avevano sentito fin troppo bene questa parola : “Me ne vado”, ma avevano capito meno bene questa : “Torno da voi” ; da qui la loro tristezza e confusione. Gesù, guardando nei loro cuori, fece sentire loro che il loro amore per lui doveva rendere la sua elevazione al Padre un motivo di gioia. Avrebbero partecipato alla sua stessa gioia nel lasciare questo mondo di peccato e di sofferenza per tornare al Padre e condividere la sua felicità e la sua gloria

 Questo è l’unico passo dei Vangeli in cui Gesù pensa a se stesso e trae dal proprio riposo il motivo di un’esortazione : “Gesù ha trovato il modo di fare della loro gioia un dovere di tenerezza”. (Godet, Tholuck, R. Stier, i signori, Luthardt, Weiss e altri esegeti hanno capito questo bel pensieroPensavano che Gesù invitasse i suoi discepoli a considerare l’interesse che avevano per la sua elevazione, che gli permetteva di assicurare loro una protezione più potente, non tenere conto di questa parola: se mi avete amato. de Wette, Meyer (Gv 16, 7)

Perché : questa importante particella va notata soprattutto perché ci mostra che Gesù, dicendo: il Padre è più grande di me, sta semplicemente dando la ragione per cui i suoi discepoli dovrebbero rallegrarsi del suo ritorno al Padre. Isolando questa affermazione dal suo contesto, è stata utilizzata in vari modi per far luce sul mistero della relazione del Figlio con il Padre. Ma quale gioia avrebbero trovato i discepoli in una teoria astratta di cui non capivano nulla ? Gesù si è espresso così, consapevole di essere il Figlio di Dio, colui che ha ricevuto dal Padre il potere di avere la vita in sé, e allo stesso tempo di essere il Verbo fatto carne (Gv 5, 26).

 Colui che, esistendo in forma di Dio, svuotò se stesso assumendo la forma di servo fatto a somiglianza degli uomini, e che stava per umiliarsi ulteriormente facendosi obbediente fino alla morte, anche alla morte di croce (Fil 2, 6-8). Nella sua posizione di allora, egli sentiva nella sua anima santa un senso profondo della sua umiliazione che a volte non poteva fare a meno di esprimere e che gli faceva desiderare la fine della prova (Lc 12, 50).

Come poteva, allora, non provare una gioia profonda e santa alla prospettiva della sua elevazione al Padre ? Per lui si trattava di entrare in possesso della gloria eterna, oggetto della sua ultima preghiera (Gv 17, 5); era la reintegrazione in tutte le prerogative divine di cui avrebbe goduto in piena comunione di essenza e di amore con Dio, suo Padre. Egli invita i suoi discepoli a condividere questa gioia con lui.

 Obbedendo al suo invito, l’apostolo Paolo, dopo aver descritto il profondo abbassamento di Gesù, ha celebrato con amore la sua elevazione, e la gioia che ha espresso in questo canto di trionfo è quella di tutta la Chiesa (Ef 1,20-23). Lo stato attuale di Gesù, con la gloria celeste in cui stava per essere accolto. È come se dicesse : “Voi volete tenermi nel mondo, ma è meglio che io salga in cielo”. (Lutero, Calvino, Luthardt, Godet)


Il diacono Michel Houyoux


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Nota Ho insegnato al Collège Saint Stanislas di Mons e in Africa, in Burundi. Potete leggere i miei articoli su Internet: Blog Blog du Diacre Michel Houyoux. Parlo cinque lingue oltre al francese,inglese, italiano, olandese, tedesco e russo. Pubblico quotidianamente in francese e due volte alla settimana in ciascuna delle altre lingue. Puoi aggiungere un commento. Potete contattarmi a questo indirizzo e-mail :michel.houyoux@outllook.fr

Nota Ho insegnato al Collège Saint Stanislas di Mons e in Africa, in Burundi. Potete leggere i miei articoli su Internet : Blog du Diacre Michel Houyoux. Parlo cinque lingue oltre al francese : inglese, italiano, olandese, tedesco e russo. Pubblico quotidianamente in francese e due volte alla settimana in ciascuna delle altre lingue.

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Quinta domenica di Pasqua – Anno C

Posté par diaconos le 13 mai 2025

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni

“Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, anche voi amatevi gli uni gli altri” (Giovanni 13:34). Il comandamento di amare il prossimo non era nuovo, ma Gesù lo ha amplificato dandogli una dimensione spirituale, affinché fosse osservato nello spirito della legge, dicendoci di essere motivati dall'amore, tra individui, del tipo che lui, Gesù, aveva. Conversazione di Gesù con i suoi discepoli

 Uscito. Gesù disse : ”Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato e Dio è stato glorificato in lui ». Ora ! La partenza del traditore, che era andato a compiere la sua opera di oscurità, fu fonte di immenso sollievo per Gesù. Ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato.

 La gloria che ha acquisito con l’umiltà e la carità tornerà a risplendere nel suo splendore più puro nelle sue umiliazioni e sofferenze, nel Getsemani e sulla croce, dove potrà gridare con la sua voce morente : Tutto è compiuto ! La sua opera sarà compiuta, avrà salvato un mondo perduto.

Ma con tale vita Dio è stato glorificato in lui

 La gloria di Dio è costituita dalle sue perfezioni, dalla sua giustizia e dalla sua santità, dalla sua misericordia e dal suo amore ; mai queste si sono manifestate in modo più luminoso che in Gesù Cristo, che ce le rivela in piena armonia.

Ora, il sentimento profondo di aver glorificato Dio con la sua perfetta obbedienza, che, nonostante queste testimonianze, è stato mantenuto da Tischendorf, Weiss e Godet, dà a Gesù la certezza vittoriosa che anche Dio lo ammetterà nella gloria che è la sua essenza divina.

 E quanto ha detto Gesù nella sua ultima preghiera : “Ti ho glorificato sulla terra, ho terminato l’opera che mi hai dato da fare, e ora glorificami, Padre, con te, con la gloria che avevo con te prima che il mondo fosse” (Gv 17,4-5).

Anche Paolo ha indicato nell’abbassamento e nell’obbedienza di Gesù il cammino che lo ha condotto alla gloria divina (Fil 2,5-11 ; Ef 1,20-23). E lo ha glorificato, ha aggiunto Gesù, riferendosi alla sua risurrezione, che sarà la prima tappa della sua glorificazione.

 Infine, Gesù ha detto : “Il Figlio dell’uomo è glorificato” (Mt 8,20) ; perché il Figlio dell’uomo, membro e capo della nostra umanità, abbracciato nell’abbraccio del suo amore per salvarla, come Figlio dell’uomo, ha compiuto la sua opera ed è salito nella sua gloria. E così ha riaperto alla nostra umanità salvata il cammino verso quella gloria.

Dall’alto della sua gloria, Gesù torna dai suoi discepoli, che presto lascerà : “Sono con voi ancora per poco”. Comprendendo la loro tristezza, è con un’effusione di tenerezza che dice loro : « Figlioli ! Sentiva l’immenso e doloroso vuoto che aveva lasciato nei loro cuori e nelle loro vite

 Mi cercherete, desiderosi di rinnovare il nostro rapporto attuale (Gv 20,15 ; Lc 17,22). Ma il momento dell’eterno ricongiungimento non era ancora giunto ; dovrete ancora compiere il vostro compito, e come dissi ai Giudei, ma in un senso molto diverso, così vi dico ora : non potete venire dove io vado (Gv 7,34 ; Gv 8,21) Nelle sue ultime comunicazioni intime, Gesù si preoccupa di consolarli per questa separazione e di elevare i loro cuori al pensiero di una comunione invisibile e spirituale con lui. (Gv 14,1) Ciò avvenne con l’istituzione dell’Ultima Cena (Gv 20,15 ; Lc 17,22).

Ma il tempo della riunione eterna non è ancora arrivato; dovrete ancora portare a termine il vostro compito e, come dissi agli ebrei, ma in un senso molto diverso, lo dico anche a voi adesso (Gv 7,34 ; Gv 8, 21) 

Nelle sue ultime comunicazioni intime, Gesù ha cercato di consolarli per questa separazione e di sollevare i loro cuori al pensiero di una comunione invisibile e spirituale con lui. (Gv 14,1) Ciò è avvenuto con l’istituzione dell’Ultima Cena (Gv 20,15; Lc 17,22).

Ma il tempo dell’eterna riunione non è ancora giunto; dovrete ancora compiere il vostro compito e, come dissi ai Giudei, ma in un senso molto diverso (Gv 7,34; Gv 8,21), ora vi dico : non potete venire dove io vado.Gesù, nelle sue ultime comunicazioni intime, si preoccupò di consolarli per questa separazione e di elevare i loro cuori al pensiero di una comunione invisibile e spirituale con lui. (Gv 14,1)

L’amore, un amore simile a quello di Gesù, è l’unica prova che l’uomo è sotto un’influenza divina, che trionfa su tutte le inclinazioni egoistiche del suo cuore. La conoscenza può essere acquisita da peccatori incalliti, la fede è spesso combinata con una vita schiava delle passioni.

Solo l’amore, che unisce i figli di Dio tra loro, così come li unisce al loro Salvatore e, attraverso di lui, al Padre celeste, è un segno sicuro della loro partecipazione alla natura divina.
Da questo, dice Gesù, tutti sapranno; e più avanti vede in questa unità dei suoi un mezzo per portare il mondo alla fede (Gv 17,21).

Il Diacono Michel Houyoux

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Quarta domenica di Pasqua – Anno C

Posté par diaconos le 8 mai 2025

La pêche miraculeuse de Pierre est un événement biblique où Pierre, un pêcheur, fait une prise incroyable de poissons grâce à l'intervention de Jésus. Après avoir pêché toute la nuit sans succès, Pierre obéit à l'instruction de Jésus de jeter ses filets à nouveau, et il remplit deux bateaux de poissons, réalisant ainsi que c'était un acte divin. Cet événement est souvent interprété comme un moment de vocation pour Pierre, qui tombe à genoux devant Jésus, reconnaissant sa propre péché.

La pêche miraculeuse de Pierre est un événement biblique où Pierre, un pêcheur, fait une prise incroyable de poissons grâce à l’intervention de Jésus. Après avoir pêché toute la nuit sans succès, Pierre obéit à l’instruction de Jésus de jeter ses filets à nouveau, et il remplit deux bateaux de poissons, réalisant ainsi que c’était un acte divin. Cet événement est souvent interprété comme un moment de vocation pour Pierre, qui tombe à genoux devant Jésus, reconnaissant sa propre péché.


Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Giovanni

In quel tempo Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli presso il mare di Tiberiade, e così fu. C’era Simon Pietro con Tommaso, detto Didimo, cioè Gemello, e Natanaele, di Cana di Galilea, figli di Zebedeo, e altri due suoi discepoli. Simon Pietro disse loro : “Anche noi veniamo con te”, risposero. Così partirono e salirono sulla barca, ma quella notte non presero nulla. Allo spuntare del giorno, Gesù era in piedi sulla riva, ma i discepoli non sapevano che fosse lui.

 Gesù disse loro : “Figlioli, avete qualcosa da mangiare ? Risposero : “No”. Disse loro : “Gettate la rete dalla parte destra della barca e la troverete”. Allora gettarono la rete e questa volta non riuscirono a tirarla dentro perché c’erano molti pesci. Allora il discepolo che Gesù amava disse a Pietro : “È il Signore !” Quando Simon Pietro sentì che era il Signore, si vestì, perché non aveva nulla, e si gettò in acqua. Gli altri discepoli arrivarono in barca, trascinando la rete piena di pesci; la terraferma era a soli cento metri. Quando scesero a terra, videro un fuoco di brace con dei pesci sopra e del pane. Gesù disse loro : “Portate un po’ del pesce che avete appena preso”. Simon Pietro salì e tirò su

Quando Simon Pietro sentì che era il Signore, si mise addosso un pezzo di vestiario, perché non aveva nulla, e si gettò in acqua. Gli altri discepoli arrivarono con la barca, trascinando la rete piena di pesci; la terra era a soli cento metri. Quando scesero a terra, videro un fuoco di brace con dei pesci sopra e del pane. Gesù disse loro : “Portate un po’ del pesce che avete appena preso”. Simon Pietro salì e tirò giù la rete piena di grossi pesci : erano centocinquantatré.

E nonostante fossero così tanti, la rete non si strappò. Allora Gesù disse loro : “Venite e mangiate”. Nessuno dei discepoli osò chiedergli : “Chi sei Quando Simon Pietro sentì che era il Signore, si mise addosso un pezzo di vestiario, perché non aveva nulla, e si gettò in acqua. Gli altri discepoli arrivarono con la barca, trascinando la rete piena di pesci; la terra era a soli cento metri. Quando scesero a terra, videro un fuoco di brace con dei pesci sopra e del pane. Gesù disse loro: “Portate un po’ del pesce che avete appena preso”. Simon Pietro salì e tirò giù la rete piena di grossi pesci: erano centocinquantatré.

E nonostante fossero così tanti, la rete non si strappò. Allora Gesù disse loro : “Venite e mangiate”. Nessuno dei discepoli osò chiedergli : “Chi sei ?” Sapevano che era il Signore. Gesù si avvicinò ; prese il pane e lo diede loro ; e lo stesso fece con il pesce. Era la terza volta che Gesù, risorto dai morti, si mostrava ai suoi discepoli. Gesù gli disse : “Simone, figlio di Giona, mi ami tu più di costoro ?” Egli rispose : “Sì, Signore! Tu sai che io ti amo”. Gesù gli disse : “Sii il pastore dei miei agnelli”. Una seconda volta gli disse : “Simone, figlio di Giovanni, mi ami davvero ?” Egli rispose : “Sì, Signore !”

 “Giovanni, mi ami tu ?”. Pietro si rattristò perché Gesù gli chiese per la terza volta : “Mi ami tu ?” Rispose : “Signore, tu sai tutto : sai che ti amo”. Gesù gli disse : “Sii il pastore dei miei” Sapevano che era il Signore. Gesù si avvicinò; prese il pane e lo diede loro ; e lo stesso fece con il pesce.  Era la terza volta che Gesù, risorto dai morti, si mostrava ai suoi discepoli. Gesù gli disse : “Simone, figlio di Giona, mi ami tu più di costoro ?” Egli rispose : “Sì, Signore ! Tu sai che io ti amo”. Gesù gli disse : “Sii il pastore dei miei agnelli ”. Una seconda volta gli diss : “Simone, figlio di Giovanni, mi ami davvero ?” Egli rispose : “Sì, Signore ! ”

 “Giovanni, mi ami tu ? Pietro si rattristò perché Gesù gli chiese per la terza volta : “Mi ami tu ?” Rispose : “Signore, tu sai tutto : sai che ti amo”. Gesù gli disse : “Sii il pastore dei miei Egli rispose : “Sì, Signore ! Tu sai che ti amo”. Gesù gli disse : “Sii il pastore dei miei agnelli”Una seconda volta gli disse : “Simone, figlio di Giovanni, mi ami davvero ?” Egli rispose : “Sì, Signore !” Giovanni, mi ami tu ?” Pietro si rattristò perché Gesù gli chiese per la terza volta : “Mi ami tu ?” Rispose : “Signore, tu sai tutto : sai che ti amo”.

Gesù gli disse : “Sii il pastore delle mie pecore. Amen, amen, io ti dico: quando eri giovane, ti cingevi per andare dove volevi; quando sarai vecchio, tenderai le mani e qualcun altro ti cingerà per portarti dove non vuoi”. Gesù disse questo per mostrare che tipo di morte Pietro avrebbe dato gloria a Dio. Poi gli disse: “Seguimi”. (Gv 21, 1-19)


La miracolosa cattura dei pesci

Dopo la risurrezione e le prime apparizioni di Gesù ai suoi discepoli, egli si manifestò nuovamente presso il mare di Tiberiade (Gv 6,1). Tutti i suoi discepoli vi si recarono per ordine di Gesù, confidando nella sua promessa di apparire loro in quel luogo (Mt 26,31-32; Mt 28,7-10)  Il racconto di Giovanni è in armonia con quello di Matteo (Mt 28,7; Mt 16-20) e di Paolo (1 Co 15,6). Dopo la risurrezione e le prime apparizioni di Gesù ai suoi discepoli (Gv 5, 1; Gv 6, 1; Gv 7, 1). Gesù apparve di nuovo presso il mare di Tiberiade. Solo Giovanni ha dato questo nome al lago che Matteo chiama mare di Galilea (Mt 4,18), dove tutti i discepoli tornarono, seguendo il comando di Gesù e confidando nella sua promessa di apparire loro lì (Mt 26,31-32 ; Mt 28,7-10).

Il racconto di Giovanni è in armonia con quello di Matteo e di Paolo (1 Co 15,6), che hanno reso note le apparizioni di Gesù in Galilea. Dei sette discepoli presenti alla scena che segue, cinque sono nominati e ben conosciuti: Simon Pietro (Gv 1,43) ; (Gv 11,16), Natanaele (Gv 1,46), i figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni (Mt 4,21). Altri due discepoli non sono stati nominati perché non erano tra gli apostoli sempre nominati in testa. M. Godet dice giustamente che questo fatto è significativo e che la spiegazione più plausibile che si può dare è che Giovanni, l’autore di questo racconto, si sia attribuito l’ultimo posto per modestia.

I discepoli, tornati in Galilea, avevano momentaneamente ripreso le loro precedenti occupazioni. Pietro, come sempre, prese l’iniziativa. Senza dubbio a causa del cambiamento avvenuto in lui dopo la sua risurrezione (Gv 20,14). Gesù disse loro : “Figlioli, non avete nulla da mangiare ? La natura miracolosa di questa pesca consisteva nella conoscenza divina con cui Gesù sapeva che sul lato destro della barca c’era una grande quantità di pesce. A questa vista, i discepoli devono essersi ricordati delle parole di Gesù, che li chiamava all’apostolato : “Seguitemi e vi farò diventare peccatori di uomini” (Mt 4,19) e dell’evento simile a cui avevano assistito (Lc 5,4).

Era anche una magnifica immagine delle immense benedizioni che Gesù avrebbe elargito al loro futuro ministero. Il significato simbolico di questa abbondante pesca non poteva sfuggire alla mente dei discepoli. semplice fatto un miracolo. Alcuni dissero che Gesù aveva creato il fuoco e il cibo; altri, che erano stati preparati dagli angeli. Al miracolo si aggiungeva poi l’allegoria: per alcuni, il cibo preparato era un’immagine della Cena del Signore ; per altri, un simbolo delle grazie con cui il Signore ristora e rafforza i suoi che lavorano nel suo regno; per altri ancora, un emblema del banchetto celeste promesso ai beati.

Ciò che Gesù voleva, per manifestarsi ai suoi discepoli, era convincerli completamente della sua risurrezione ; e per farlo, entrò in una relazione personale con loro, la più diretta delle quali fu quella di mangiare con loro, proprio come aveva fatto due volte prima.(Lc 24,30-42) Gesù gli disse : “Se voglio che rimanga fino alla mia venuta, che ti importa ? Gesù continuò a parlare con il discepolo e con questa solenne dichiarazione, che appartiene esclusivamente al quarto Vangelo : “In verità, in verità”, gli disse cosa gli sarebbe successo nella vocazione a cui era appena stato restituito.

 Gesù disse loro : “Portate un po’ del pesce che avete appena pescato”. I discepoli si stupirono di trovare un pasto preparato, pesce e pane. Molti interpreti videro in questo semplice fatto un miracolo. Alcuni dissero che Gesù aveva creato il fuoco e il cibo; altri, che erano stati preparati dagli angeli. Al miracolo si aggiungeva poi l’allegoria: per alcuni, il cibo preparato era un’immagine della Cena del Signore ; per altri, un simbolo delle grazie con cui il Signore ristora e rafforza i suoi che lavorano nel suo regno; per altri ancora, un emblema del banchetto celeste promesso ai beati.

Ciò che Gesù voleva, per manifestarsi ai suoi discepoli, era convincerli completamente della sua risurrezione; e per farlo, entrò in una relazione personale con loro, la più diretta delle quali fu quella di mangiare con loro, proprio come aveva fatto due volte prima (Lc 24,30-42)Gesù gli disse : “Se voglio che rimanga fino alla mia venuta, che ti importa? Gesù continuò a parlare con il discepolo e con questa solenne dichiarazione, che appartiene esclusivamente al quarto Vangelo : “In verità, in verità”, gli disse cosa gli sarebbe successo nella vocazione a cui era appena stato restituito.

Fu attraverso grandi prove che Pietro dimostrò a Gesù l’amore che gli aveva dichiarato per tre volte. Questa predizione assume la forma di un’immagine vivente: Potersi cingere, legare intorno ai lombi, per camminare o per lavorare, il lungo costume orientale; andare dove si vuole, è il segno dell’indipendenza, dell’attività della forza. Tale era Pietro in quel momento: quando eri più giovane di Gesù, dal punto di vista del futuro che gli annunciava. Pietro fece un uso abbondante di questa libertà, secondo la natura del suo carattere ardente e veloce. Quando Gesù gli parlò in questo modo, non era più un giovane, poiché era sposato (Mt 8,14).

La sua vecchiaia lo rendeva dipendente da qualcun altro e lo costringeva a rinunciare alla sua volontà e alla sua attività. Per un uomo del carattere di Pietro, una tale rinuncia doveva già essere un sacrificio doloroso. Ma fu ancora peggio : si ridusse a tendere le mani e ad abbandonarsi passivamente a quest’altro che lo avrebbe cinto, legato e condotto con la forza alla morte. Allora dimostrò a se stesso e agli altri di amare Gesù, al quale sacrificò la sua vita. Questo era il significato della predizione. Gli interpreti erano divisi sul significato di queste parole : “Stenderai le tue mani”. Alcuni, dai Padri a de Wette, Tholuck, Hengstenberg ed Ewald, hanno preso questa espressione alla lettera per significare che Pietro avrebbe sofferto il supplizio della croce.

 Questo fatto è stato riportato da Tertulliano, Origene, Eusebio (Storia ecclesiastica III, 1), che Pietro fu crocifisso. Altri esegeti: Meyer, Weiss, Luthardt e Godet ritengono che le parole : “stenderai le mani” non possano riferirsi all’atteggiamento dell’uomo che si lascia inchiodare alla croce, immagine con cui Gesù rappresenta la passività che non oppone resistenza. È attraverso questa morte che Pietro ha glorificato Dio. Morire al servizio di Dio e per la verità divina era il modo più eminente per contribuire alla sua gloria in questo mondo (Fl 1,20 ; 1 Pt 4,16). Così, tra i cristiani dei primi secoli, glorificare Dio divenne sinonimo di subire il martirio.

Seguitemi in questo cammino che avete intrapreso, di cui vi ho appena preannunciato l’esito e che, per voi come per me, si concluderà con la morte (Gv 21,22 ; Gv 13,36; Mt 10,38; Mt 9,9). A questo comando solenne, che riguarda tutti i cristiani, è stato dato un nuovo significato. Gli interpreti moderni hanno adottato questa spiegazione : “Tuttavia, non ne consegue che il significato del comando: seguimi, sia puramente esteriore. È chiaro che, facendo questo primo passo, Pietro intraprende il cammino di obbedienza a Gesù che lo porterà alla tragica fine del suo apostolato”. (Godet)

È con questa morte che Pietro ha glorificato Dio. Morire al servizio di Dio e per la verità divina è il modo più eminente per contribuire alla sua gloria in questo mondo (Fil 1,20; 1 Pt 4,16). Tra i cristiani dei primi secoli, la glorificazione di Dio divenne sinonimo di martirio. “Seguitemi in questo cammino che avete intrapreso, di cui vi ho appena preannunciato l’esito e che, per voi come per me, si concluderà con la morte ”. In questo modo, Gesù avrebbe voluto dire : “Seguimi dove ti porterò per poterti parlare da solo”. (Gv 21,22 ; Gv 13,36 ; Mt 10,38 ; Mt 9,9)

Gli interpreti moderni hanno adottato questa spiegazione: tuttavia, non ne consegue che il significato del comando: seguimi, sia puramente esteriore. È chiaro che, facendo questo primo passo, Pietro intraprende il cammino di obbedienza a Gesù che lo porterà alla tragica fine del suo apostolato. In questo modo, il senso superiore è naturalmente legato a quello inferiore, come Giovanni (Gv 1,44). Per quanto riguarda gli elementi di questo pasto, era difficile procurarsi pesce e pane sulle rive di un lago dove c’erano sempre pescatori? Il cibo preparato non era sufficiente per le otto persone che dovevano partecipare al pasto,

Il diacono Michel Houyoux

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◊  Qumran,net : clicca qui per leggere l’articolo : clicca qui per leggere l’articolo Texts – IV Easter Sunday (Year C)

 ◊  Video Padre Fezrnando Armellini : clicca quihttps://youtu.be/usIiowhXswo

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